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«Un provvedimento ad hoc contro la Calabria fa saltare le regole della democrazia e noi ci opporremo in tutte le sedi, come ho già detto ai calabresi».
E’ la reazione del presidente della Regione Calabria, Agazio Loiero, relativamente allo scontro istituzionale che si è aperto con il decreto approvato dal governo con cui, o la Calabria presenta il suo piano di rientro per il debito in Sanità entro trenta giorni o si va al commissariamento.
«I segni che il governo si sarebbe spinto fino a tanto erano molti – afferma Loiero – e l’approvazione del decreto, così com’è, conferma che il centrodestra intenda utilizzarlo come clava politico-elettorale. Ci sono alcuni passaggi che lo evidenziano e s’intuisce il perchè. In una regione a cui non si dà niente, anzi le si sottrae quel poco che ha da investire in opere strutturali essenziali per lo sviluppo, si finisce per assecondare le ambizioni frustrate di tanti ascari che chiedono al Ministro del Welfare Sacconi di avere un pò di spazio, quello che non riescono a ottenere dalle urne».
Loiero rileva poi che nell’atteggiamento del ministro e del Governo «nella perentorietà con cui il centrodestra si muove, che non trova riscontri in analoghe e forse più gravi situazioni nel settore sanitario del Paese, si evidenzia la volontà di tenere in ostaggio la regione, cominciando da ciò che nella fantasia degli italiani è indifendibile come il settore sanitario». Ma, secondo Loiero, «la decisione unilaterale del governo mette in discussione l’equilibrio istituzionale, con un tentativo smaccato di comprimere quelli che sono i diritti costituzionali della Calabria direttamente e, indirettamente, di tutte le Regioni italiani. Si difenderà la Calabria e si difenderanno tutte le Regioni».
Il presidente Loiero, infine, non ha dubbi che «il problema sia esclusivamente elettorale: in Calabria il centrodestra non sfonda. Per cui, dove non si arriva col metodo democratico, quello delle elezioni, si tenta di ottenerlo per vie diverse, con forme surrettizie. Come si sta tentando di fare in questo momento con il decreto legge e l’ultimatum con cui il governo sceglie la via dello scontro istituzionale».

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