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di SABRINA BORCHETTA
Le tracce della prima e della seconda prova agli esami di Stato si prestano a qualche riflessione. L’analisi ha presentato un testo conosciuto (la prefazione al romanzo La coscienza di Zeno, di Italo Svevo), breve e corredato da domande piuttosto semplici: il dottor S., psicanalista di Zeno Cosini, esprime i motivi della sua “vendetta” nei confronti del paziente. Il testo si conclude con un’affermazione breve e quanto mai emblematica, soprattutto ai giorni nostri:
“Se sapesse quante sorprese potrebbero risultargli dal commento delle tante verità e bugie ch’egli (il paziente, ndr) ha qui accumulate!”
La traccia su “Innamoramento e amore” si sarebbe dovuta più propriamente intitolare “Innamoramento, amore e morte”, dato che tra i testi c’è il famoso passo del canto V dell’Inferno di Dante, in cui Francesca descrive la genesi e la tragica conclusione del suo amore per Paolo, e un passo da Amore e morte di
Leopardi. Del resto, tutti i documenti presentano, come filo conduttore, il riferimento all’inferno: da quello di Alberoni (“Nell’innamoramento c’è solo il paradiso o l’inferno”), a Dante, a Cardarelli (“Tu che volevi entrare/nella mia vita, impavida/come in inferno un angelo/e ne fostiscacciata…”). Interessante la traccia su creatività e innovazione, quanto mai necessarie in un periodo di crisi economica, sociale, politica: proprio i maturandi, prossimi universitari e futuri lavoratori, devono riflettere sull’importanza di concretizzare l’espressione tratta dal bel passo di Testa: “Creatività è un atteggiamento mentale”. Affascinante ma un po’ farraginosa la documentazione relativa al saggio storico-politico sulla cultura giovanile, che ha fornito documenti disparati, dagli anni ’60 ai rave party passando per i Beatles e i paninari. Abbastanza attesa la traccia sui social networks,mentre non è chiaro perché la caduta del muro di Berlino e la conseguente riflessione sui concetti di libertà e democrazia siano
stati assegnati alla tipologia di ordine generale e non a quella storica. Nel complesso, le tracce potevano essere svolte senza particolari difficoltà o patemi d’animo da alunni almeno informati sull’attualità. La seconda prova per il liceo classico prevedeva una traduzione dal latino: bello e significativo il passo
scelto, “Clemenza e severità” dal De officiis di Cicerone, titolo che si presta
anche a essere letto come monito per i commissari della maturità. Il De officiis, com’è noto, tratta i concetti dell’onesto e dell’utile: il passo in questione riguarda l’atteggiamento, scevro da ira o volontà di offendere, che bisogna tenere nel punire chi sbaglia. I capi dello Stato, secondo l’Arpinate, devono essere simili alle leggi, che puniscono non guidate dall’ira madal senso di giustizia, l’aequitas riflessa dal nostro sistema giudiziario nella sentenza presente in ogni aula di tribunale, “La legge è uguale per tutti”. I paragrafi scelti, del resto, sono l’88 e l’89 del primo libro: il passo precedente contiene una bella sentenza, sulla quale sarebbe opportuno riflettere sia in classe che nel corso di private meditazioni: Miserrima omnino est ambitio honorumque contentio, è davvero deprecabile la lotta per le cariche onorifiche (o piuttosto politiche), precetto che certo neanche Cicerone, al culmine della sua attività di statista, rispettò alla lettera. Cicerone era assente dalla maturità da alcuni anni, e certamente ha rappresentato una sorpresa più gradita rispetto a Vitruvio
o Tacito. Anche gli esperti del Ministero hanno preferito la via di mezzo.
Marassi su “Il Mattino” La Tribuna Il governatore della Campania Salvatore Bassolino.

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