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di ANTONELLA CIERVO
E’ IL GIORNO più atteso dai materani, quello della Festa del 2 Luglio.
Matera onora Maria Santissima della Bruna nel segno di una festa centenaria che concilia la forza della religiosità e della devozione alla Vergine con il rito pagano della distruzione del Carro di cartapesta che deve inevitabilmente avvenire in piazza Vittorio Veneto così come vuole la tradizione.
E’ questo il senso più pieno di una giornata che comincerà molto presto, alle 5 del mattino, con la classica processione dei pastori nel pieno di un rito che si tramanda negli anni senza subire modifiche e che proprio in questo ha la sua vera forza. Molti i momenti importanti e topici della Festa anche se quello più atteso è certamente quello conclusivo con la distruzione del Carro in piazza Vittorio Veneto, così come è successo già, senza inconvenienti nella passata stagione.
A guidare il Carro fino alla piazza cercando di evitare “incidenti di percorso” sarà ancora Bellisario Paolicelli, lo storico auriga che ieri sera è stato premiato per la maestria con cui, grazie alla padronanza e maestria nella conduzione dei muli, ogni anno contribuisce alla perfetta riuscita della Festa della Bruna.
Bellisario Paolicelli, auriga del Carro trionfale è uno dei tasselli irrinunciabili delle celebrazioni in onore di Maria Santissima della Bruna. Ha quasi 80 anni e siede alla guida della struttura dal 1975 con lo stesso temperamento che gli ha consentito, anche nelle edizioni più ”movimentate” di non lasciarsi prendere dalla confusione degli ultimi minuti che precedono lo Strappo del Carro.
«L’ho visto, è veramente bello – racconta, prima di descrivere le fasi del suo fondamentale contributo alla festa.
Il suo unico rammarico, nel racconto della sua esperienza ultratrentennale, per Paolicelli è per i tentativi per assaltare la struttura prima che arrivi in piazza.
«Alcuni giovani non comprendono bene il senso della nostra festa patronale e non la rispettano. Senza le forze dell’ordine, il Carro non raggiungerebbe mai il centro della piazza – aggiunge.
In questi giorni comincerà la preparazione vera e propria, a cominciare dai muli. E’ alla forza di questi animali e alla loro esperienza ormai consolidata che si deve il percorso della struttura. «Non prendiamo quelli di zone come il Salernitano o l’Abruzzo, perché sono animali abituati al lavoro a spalla, non al traino. I nostri muli, invece, sono abituati a tirare, vengono scelti e curati per un anno intero».
Nervi saldi e assoluto divieto di farsi prendere dalla tensione e dal nervosismo della folla: sono queste le parole chiave dell’auriga che, a Matera, è una personalità degna di rispetto come ogni altro componente di questo straordinario evento che è la Festa della Bruna.
Con le transenne funzionerà meglio, ma è giusto che chi non rispetta le norme previste, venga punito come è successo l’anno scorso».
Tocca ancora a Bellisario Paolicelli condurre il Carro anche nel suo viaggio finale, spogliato ormai di statue, putti, angeli e decorazioni multicolori. «E’ bello lo stesso – spiega – anche questa è la nostra festa patronale: il sacrificio, la fatica, non mi spaventano, l’importante è che riesca bene».
Dall’alto del suo posto di comando, descrive piccole ellissi, evita anche gli spigoli più imprevedibili, sembra conoscere a menadito le misure del centro storico, anche nel nuovo percorso, che si conclude in piazza S. Francesco e non più nella piazza della Cattedrale, chiusa per restauro fino al prossimo anno.
«Questo itinerario è più largo del precedente, eviteremo i rami degli alberi, ma per il resto so come muovermi».
Il 2 luglio alle 17, Bellisario Paolicelli andrà a prendere i suoi muli per portarli alla Fabbrica del Carro. Dopo averli assicurati al Carro, attende l’arrivo della sfilata dei cavalieri che sancisce l’uscita della struttura. Da quel momento l’orizzonte di Bellisario Paolicelli sarà rivolto alla moltitudine di volti, colori, gesti. Tutti intenti a toccare, sfiorare e trasformare quel Carro di legno e cartapesta in un reliquiario da cui attingere pezzi preziosi. Sotto lo sguardo vigile dell’auriga.

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