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di ANTONINO GATTO*
L’apertura oggi a Lamezia Terme del primo sportello operativo della Banca
Popolare delle Province Calabre, segna la fine di un travaglio lungo, ancorché esaltante, e l’inizio di un’avventura sia pur difficile ma ricca di significati e di prospettive.
Per raggiungere questo primo traguardo, infatti, sono, occorsi circa quattordici anni dalla manifestazione di volontà di dar vita al nuovo istituto bancario, espressa in quel di Decollatura dal manipolo di “audaci” guidati dal gagliardo e granitico, nella volontà e nei suoi valori vissuti, onorevole Peppino Reale e dall’altrettanto credibile ed operativo onorevole Rosario Chiriano.
Un tandem che ha rappresentato fin dall’inizio il vero capitale sociale della nuova banca. Perché solo la loro credibilità ha accostato alla loro iniziativa, oltre 1.500 soci, legati da rapporti amichevoli, fermi nella loro fiducia in un esito positivo del progetto.
Le ragioni per “crederci” non mancavano. Bisognava dare una “risposta” al sistema bancario nazionale, che a seguito della ristrutturazione degli anni ’80 aveva determinato la desertificazione in Regione delle piccole banche locali, sottraendo al territorio un tessuto di imprenditorialità e di fonti privilegiate di finanziamento. Era necessario affermare una capacità dei calabresi di “fare”,
in autonomia, senza necessariamente tendere la mano. Soprattutto mossi dal fine nobile del “fare per” e del “fare con”, in uno spirito di umanesimo e di forte
carica solidaristica. In controtendenza, in questa epoca, rispetto a valori prevalenti di egoismo e successo pur nella prospettiva di operare in un settore che sembra più consono a “cannibali” spregiudicati. Certo, il primo sportello di
una banca popolare interamente locale è come una goccia in un oceano.
E, tuttavia, è alto il suo valore simbolico. Perché dice che la società civile
può ritagliarsi un suo spazio in una regione pur largamente dipendente dai flussi della spesa pubblica e perché suggerisce l’ipotesi che se una diffusa minoranza
“profetica” adotta con successo una strategia cooperativa, cioè basata su fiducia e reciprocità, può succedere che la maggioranza della società si convinca che seguendo quella strategia si ottengano risultati migliori per tutti.
Di modo che, dopo un certo tempo, può accadere che quella minoranza, come lievito, fecondi l’intera pasta e il suo comportamento venga imitato dal resto della società. In tal senso la nuova Banca dimostra quanto un’accorta miscela di idealità, responsabilità e spirito di iniziativa possa rappresentare un potenziale “esplosivo” per il migliore futuro della nostra Regione. Ora, a ben vedere, comincia il lavoro più arduo. Perché, a parte il delicato settore di attività, come un Giano bifronte, la forma cooperativa è un delicato strumento che racchiude in sé due dimensioni distinte : quella economica e quella sociale, che vanno coniugate in armonico equilibrio.
Per evitare lo “spiazzamento” dell’una dimensione, quella professionale, a danno dell’altra, quella identitaria. Tutto lascia credere, tuttavia, che il management e la compagine sociale siano all’altezza del compito, come hanno dimostrato fino ad ora. In bocca al lupo, quindi, e arrivederci alla inaugurazione dei prossimi sportelli.

*Università di Messina

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