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Lo chignon della contessa

Lo chignon della contessa è perfetto. Come tutto il resto. Abito turchese mare come quello della pupa. “Guarda, abbiamo il vestito dello stesso colore”. “Ooohh! Lo stesso colore. E tu chi sei?“ Mi affretto a fare le presentazioni. La signora Rivetti è molto cortese oltre che charmant. Ma la pupa è imprevedibile. Sedata pochissimo dal regalo con il quale immaginavo potesse trastullarsi mentre ascoltavo di arte e musica sulla terrazza della Dimora del Cardinale, la butto lì:“Ehi, ma questa è una vera principessa, come quelle che ti piacciono nelle fiabe”. Del resto contessa o principessa per me pari sono. La signora è appena arrivata con il marito ungherese. “Sono innamorata di questo posto, sono arrivata qui che avevo sei anni…”. E in inverno, com’è in inverno Maratea? Mi pento subito della domanda idiota. “Io vivo tra Roma, Budapest, Montecarlo e New york, prendo due aerei a settimana ma la mia casa qui è sempre aperta…” Mi va di traverso la pizza con le alici (a proposito la pupa ne ha sfilato l’ultimo pezzo battendo sul tempo un carabiniere che, poveretto, ha allungato invano la mano)…Ma sì, cos’è quest’invidia. In fondo ad andare su e giù sulla Salerno-Reggio è più ardimentoso e divertente. E poi c’è sempre il volo dell’angelo, una specialità lucana, vuoi mettere, sai che brivido. La contessa ha anche le scarpe (complimenti per il tacco) e la borsa dello stesso colore. Io calzo le orride ma comode Crocs. Forse dovevo arrivare con costumi più consoni. E anche il forchettone nei capelli me lo potevo risparmiare. Ma la pupa alle nove del mattimo mi ha già fatto tuffare in acqua. Recuperiamo l’uscita, voglio tornare a villa Nitti.

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