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di MARIO MARINO
In un momento politico così delicato come quello che sta vivendo il sistema sanitario regionale, diviso tra un debito incerto e incontrollabile ed il rischio sempre più concreto di un commissariamento regionale, la CISL medici non può rimanere indifferente di fronte alla posizione delle guardie mediche, da sempre garanti del servizio di continuità assistenziale. Tralasciando ogni debita considerazione in merito a quanto sta accadendo nell’Azienda Sanitaria di Locri, riservandomi di intervenire al riguardo nelle opportune sedi, mi preme sottoporre alla attenzione della opinione pubblica quanto sta succedendo nella nostra regione in merito al trattamento dei medici di continuità assistenziale. I rapporti di lavoro delle c.d. guardie mediche, come quello dei medici di base, trovano una loro espressa disciplina nell’accordo collettivo nazionale per la disciplina dei rapporti con i medici di medicina generale. La regione Calabria, in ossequio alle disposizioni della contrattazione nazionale, con la D.G.R. dell’8 agosto 2006, n. 560, ha approvato l’accordo integrativo regionale, riprendendo, per lo più, i principi stabiliti nell’accordo nazionale. Sembra che le istituzioni regionali e il Comitato Permanente dei medici di Medicina Generale siano orientati a riconoscere, in favore delle guardie mediche, forme assicurative a fronte di malattie che comportano l’inidoneità permanente allo svolgimento della propria attività lavorativa, solo in relazione a fatti di servizio (infortuni o malattie professionali). Un modo questo “originale” di limitare la tutela della salute dei lavoratori e, quindi, la riferita categoria professionale medica. Un modo come un altro per dimostrare, ancora una volta, una parziale applicazione della disciplina attualmente vigente, dimostrativa di come ancora i medici di continuità assistenziale vengano considerati professionisti di secondo livello. Una anomalia questa che non può trovare nessuna forma di condivisione da parte CISL medici, quantomeno per due ordini di ragioni: la prima giuridica e la seconda connaturata ai rischi derivanti dalla attività professionale della guardia medica, notoriamente conosciuti. Dal T.U. sulla Sicurezza del lavoro, D. lgs 81/08, si evince che nella definizione di “lavoratore” rientrano, a pieno titolo, le guardie mediche (art. 2, comma 1, lett. a). Le guardie mediche, infatti, devono essere sottoposte a sorveglianza sanitaria in quanto esposte a rischi specifici, presenti nei luoghi di lavoro e durante la loro attività professionale, come il rischio biologico, il rischio da stress, il rischio notturno ecc. L’obbligo della sorveglianza sanitaria comporta, conseguentemente, in caso di inidoneità temporanea o permanente, l’applicabilità delle disposizioni sancite nel richiamato testo Unico e, quindi, anche dell’art. 42. In quest’’ultima disposizione, inserita, non a caso nel capo relativo alla “sorveglianza sanitaria”, viene espressamente prevista la possibilità per i lavoratori che si trovino nella condizioni di inidoneità all’assolvimento della funzione specifica di essere riallocati in altra mansione compatibile con lo stato di salute sopraggiunto, restando salvo e impregiudicato ogni diritto acquisito. Un compito che i manager delle singole aziende sanitarie sapranno certamente gestire, riuscendo, attraverso la “riutilizzazione del personale”, a soddisfare le carenze attualmente esistenti. Siffatta norma mette in evidenza non solo che la disparita di trattamento è da ritenersi totalmente illegittima già nella fase concertativa ma addirittura tale illegittimità è da ritenersi ancor più evidente nelle intenzioni, ancora solo manifestate, della Regione Calabria. I casi sottoposti alla attenzione del Dipartimento Regionale di medici di continuità assistenziale affetti da gravi patologie, tali da renderli palesemente inidonei all’assolvimento della mansione, non possono che trovare come soluzione accettabile la riallocazione nelle funzioni originarie o la loro cessazione dal servizio. È diritto di costoro poter essere riallocati in altre mansioni compatibili al loro stato di salute. La CISL Medici avverte l’esigenza di garantire il proprio sostegno ai colleghi che svolgono il servizio di continuità assistenziale. Una incompatibilità sostanziale, quella appena denunciata, che mette in risalto i limiti e le incompatibilità esistenti tra i c.d. medici di base e le guardie mediche, queste ultime costrette (non si riesce a capire ancora il perché) ad una condivisione forzata di interessi, nemmeno astrattamente comuni.

Segr. Gen. Cisl Medici

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