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MELFI – A causa del mancato «sgombero di tutte le aree interne al perimetro aziendale» da parte dei lavoratori, e quindi del «mancato ripristino dello stato di legalità», la Lasme, azienda dell’indotto Fiat di Melfi (Potenza) ha annunciato stamani che «non sussistono le condizioni per la sospensione» della procedura di mobilità per 174 operai, oggetto di un’intesa raggiunta ieri pomeriggio nella prefettura di Potenza. La società ha sottolineato che la sua decisione «è irrevocabile». L’accordo di ieri – ha scritto il liquidatore della Lasme in una nota – era basato su «un’ipotesi di temporanea sospensione della decorrenza dei termini della procedura di mobilità», avviata il 7 agosto scorso, fino al prossimo 4 settembre, quando è fissata una riunione a Roma, al Ministero dello Sviluppo economico. Dopo la firma dell’intesa, ieri sera l’assemblea dei lavoratori della Lasme – sette dei quali si trovavano sul tetto della fabbrica dalla sera di martedì, 25 agosto – ha deciso di mantenere il presidio sul piazzale dello stabilimento. I sette operai sono scesi dal tetto dello stabilimento. Oggi, l’azienda ha detto che con la continuazione del presidio non è stata rispettata una condizione dell’accordo e la società non ha riottenuto la “piena disponibilità del sito fino ai cancelli dello stabilimento» e ha bloccato la sospensione della mobilità.

La scelta fatta ieri sera dall’assemblea dei lavoratori della Lasme di Melfi (Potenza) di mantenere un presidio all’interno della fabbrica e non fuori dai cancelli «viola, secondo Confindustria, le condizioni alla base della proposta di mediazione del prefetto di Potenza», che avevano portato alla sospensione della mobilità per i 174 dipendenti, riavviata stamani dall’azienda. Lo ha detto all’ANSA il responsabile delle relazioni industriali di Confindustria Basilicata, Franco Dell’Acqua, esprimendo «rammarico» per l’evoluzione degli avvenimenti, dall’intesa di ieri sera alla decisione dell’azienda che, stamani, visto che il presidio continuava all’interno della fabbrica, ha ritirato la sospensione della procedura di mobilità. «Ripristino della legalità – ha spiegato Dell’Acqua, riferendosi ad una delle condizioni dell’intesa di ieri – significa riconsegna dello stabilimento ai responsabili dell’azienda e piena agibilità nell’ambito del perimetro. Questa è una precisazione che ho fatto ieri più volte durante la riunione». Dell’Acqua, infine, ha spiegato che era “ufficiosa» anche la garanzia che «non vi sarebbe stato movimento di materiali e attrezzature» dalla fabbrica, contrariamente ai timori di alcuni rappresentanti sindacali.

L’accesso alla Lasme – azienda dell’indotto Fiat di Melfi (Potenza) – «è assolutamente libero, nel rispetto pieno della legalità, e i lavoratori sono in assemblea permanente». Lo hanno scritto i segretari regionali della Basilicata di Cgil, Cisl, Uil, Fiom, Fim e Uilm al prefetto di Potenza, Luigi Riccio, dopo che stamani l’azienda ha riavviato la procedura di mobilità per i 174 dipendenti (bloccata ieri sera dopo una riunione nella prefettura di Potenza), sostenendo che l’area all’interno del recinto della fabbrica non era pienamente “agibile», contrariamente a quanto era alla base dell’accordo. I sindacati hanno informato il prefetto che l’assemblea dei lavoratori della Lasme ha approvato l’intesa trovata in prefettura e che gli operai «sono a disposizione dell’azienda nei pressi del piazzale antistante la fabbrica»

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