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di GIOVANNI ROSA I mattoni forati sulle porte e sulle finestre danno il senso di ciò che rimane di contrada Boreano. Le poche casette sono state murate la settimana scorsa. L’attuale proprietario di questo agglomerato di case è il gestore di un agriturismo che sorge a nemmeno cento metri. Il 25 agosto scorso ha avuto un alterco con diversi extracomunitari che avevano occupato le abitazioni abbandonate. Si sono vissuti momenti di tensione. Addirittura alcuni extracomunitari hanno parlato di colpi di fucile sparati in aria. Circostanza, questa, smentita dallo stesso proprietario dell’agriturismo. Buona parte di questa zona apparteneva all’Ente riforma e fino alla settimana scorsa era rifugio per diversi extracomunitari che lavorano nei campi di pomodoro, oggi invece è una landa desolata dove nemmeno i cani possono abitare. Gli extracomunitari dopo il 25 agosto sono andati via alcuni hanno trovato accoglienza a Palazzo San Gervasio, altri nei casolari abbandonati della zona. Uno di questi è a un centinaio di metri dalla chiesetta. Vi hanno trovato rifugio una quindicina di immigrati. Ieri non c’era nessuno. Erano andati tutti a lavorare nei campi di pomodoro. Sull’uscio della porta c’è un televisore con delle sedie, è una sorta di piccolo cinema all’aperto. Poco più distante è stato costruito un luogo adibito alla preghiera: ci sono delle pietre che delimitano il perimetro e poi, messi per terra, i tappeti che servono per inginocchiarsi. Qui non arriva la corrente elettrica ma c’è un piccolo generatore. Non c’è acqua, ma ci sono delle piccole cisterne portate da un agricoltore della zona che si fa pagare: quella più piccola costa una quindicina di euro, quella grande, una cinquantina. Altri casolari sono disseminati lungo tutta la zona. Li scorgiamo da lontano per non destare sospetto. L’impressione è che non hanno niente. Nemmeno un po’ d’acqua per dissetarsi. Nemmeno la luce per rischiarare le notti, passate lontano dalla propria terra e dai propri cari.

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