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di SARA LORUSSO
POTENZA – L’accordo «politico e non di poltrone» non è certo una sorpresa. Ma l’ufficializzazione in qualche modo serve anche a spiegare la scelta («ma quale doppio forno, noi presentiamo programmi e se vengono accolti siamo contenti di dialogare») di un “matrimonio”, quello tra Udc e il Pd, più in generale nel centrosinistra, che aveva trovato una prima sperimentazione già durante le scorse amministrative: nel capoluogo, i centristi di Casini, al ballottaggio, scelsero di schierarsi con il sindaco Pd, Vito Santarsiero. Da allora il dialogo è andato avanti e adesso prende forma concreta nella competizione regionale: l’appoggio al candidato della coalizione, il governatore uscente Vito de Filippo, è «pieno». Anche nella Basilicata “bianco rossa”, in cui tornano a pieno titolo le sigle “dell’estrema sinistra”. La verità, dice Agatino Mancusi, segretario dell’Udc lucana, è «che spesso con queste sigle non abbiamo avuto punti di incontro. Ci sono tematiche importanti, dall’ambiente alle povertà, su cui proprio con il Prc, abbiamo persino firmato mozioni comuni». Poco male, allora, «per le critiche cattive» che quella scelta non l’hanno mandata giù. Tra tutte, quella pubblica del deputato del Pdl Vincenzo Taddei che poche ore dopo la conferenza stampa di ufficializzazione del sostegno centrista a De Filippo (ieri, a Potenza), affida a una nota l’invito al «senso di responsabilità» degli elettori moderati dell’Udc che «hanno visto per cinque anni i loro rappresentanti fare opposizione a De Filippo e ora li ritrovano invece ad appoggiarne, in nome solo di giochi di potere, la sua attuale ricandidatura».
Il dirigente del Pdl non ci impiega molto a ricordare che sul territorio, in molte amministrazioni, a lungo si sono trovati dalla stessa parte. Ma adesso al storia cambia. Perché «qui, in Basilicata, ragioneremo con il Pd sul nostro programma – aggiunge Mancusi – che ha come priorità l’istituzione del quoziente familiare, lo sviluppo di una sanità di eccellenza e di un’agricoltura moderna. Tutti argomenti che devono puntare a far rimanere vive le speranze dei giovani».
E che cosa ne è delle attenzioni che altre “sperimentazioni” moderate potrebbero catalizzare, a partire dal percorso annunciato dall’ex vicedirettore del Corsera e europarlamentare che, da indipendente, è con l’Udc che ha corso per Strasburgo?
«Al centro? Al centro c’è l’Udc». Loro, ribadisce Mancusi, «siamo un partito nazionale». Questo senza negare che «guarda con rispetto e attenzione alle altre candidature alla presidenza della giunta regionale, ma si occupa solo della politica del fare che deve sostituire quella del dire».
A viale Verrastro (del gruppo regionale in consiglio erano presenti Vincenzo Ruggiero e Gaetano Fierro) si è così consacrata l’esperienza che già alla Provincia di Potenza (lì l’Udc ha eletto Palmiro Sacco alla presidenza del consiglio con i voti del centrosinistra) dove «ci sono state buone prove tecniche di dialogo». Caso diverso per il comune capoluogo. Solo due giorni fa l’annuncio dell’unico consigliere Udc, Emilio Libutti, dell’addio al partito per aderire al movimento di Rutelli, Alleanza per l’Italia. Aveva spiegato di essersi sentito, a dispetto dell’entusiasmo, trattato da “estraneo, più che da esterno”. «Parliamo di cose serie». Ma poi Mancusi giura che i «patti saranno rispettati»: l’ingresso nell’esecutivo a Palazzo di città – eventualità programmata da accordi nel post elezioni – non perderà peso, dice, anche senza più consiglieri in aula. E in molti nel partito spiegano che non è poi così detto che in consiglio, nel capoluogo, non possa tornare presto lo scudo crociato.

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