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di PIERO QUARTOMATERA – «RIVENDICO il mio diritto di essere incoerente. Il Pd voterà no alla decadenza del consigliere De Vito e io da capogruppo espongo la faccia e il petto alle vostre frecce. Questa scelta non è scelta di parte ma solo determinata dalla mia coscienza».
Con queste parole il capogruppo del Partito Democratico in consiglio provinciale Angelo Garbellano ha annunciato la posizione del Pd che ha, di fatto, scongiurato, ieri, la decadenza del consigliere provinciale e sindaco di Grottole.
Solo due infatti i voti favorevoli alla decadenza espressi dai consiglieri Paterino e Santochirico mentre la minoranza ha votato contro la decadenza in “coerenza” con quanto fatto all’inizio della legislatura per il caso Casulli. Il voto su espressa richiesta del Pdl e con l’adesione del Pd è stato palese e non segreto come invece previsto.
Il tutto è avvenuto al termine di un’aspra seduta di Consiglio in cui non sono mancati anche momenti di dibattito acceso e vivace e di forti schermaglie tra le parti con i consigliere Labriola per il Pdl e Di Trani per il Pd come i più impegnati a difendere le rispettive posizioni.
«Già nel consiglio comunale di Grottole sono emerse» ha spiegato ancora Angelo De Vito nel corso del suo intervento, «le prime avvisaglie di un probabile avversamento politico nei miei confronti, non solo, come sarebbe stato logico che accadesse della parte consiliare avversa ma anche nel mio interno, cioè in quella che è la famiglia politica che ha partorito la mia candidatura al secondo mandato di sindaco. Ritengo questo un fatto grave e non solo dal punto di vista personale quanto dal punto di vista politico».
Poi De Vito è entrato nel merito della vicenda ed ha sostenuto: «da parte mia vi è un dato inconfutabile: in nessuna maniera e in nessun modo in questi anni, ho utilizzato la mia funzione pubblica a vantaggio di miei scopi personali.
Chiedo dunque: cos’è più importante la forma (cioè l’eventuale atto mancante da parte mia) o la condotta ineccepibile di trent’anni di attività?». Quindi ancora: «sottolineo che da parte mia l’assenza della riabilitazione qualora sarebbe stata necessaria non è dovuta a nessun occulto interesse ma sarebbe soltanto frutto di una mera quanto non voluta omissione».
All’intervento del consigliere Pd e sindaco di Grottole ha fatto seguito quello del capogruppo del Pdl Labriola: «tutto il Pdl e il centrodestra è favorevole perchè De Vito resti in consiglio provinciale, ha la nostra solidarietà ma io credo che qui si arriverà alla decadenza dal Consiglio.
Noi comunque intendiamo mantenere una coerenza di fondo in linea con le posizioni prese nel caso Casulli».
Labriola ha poi avanzato la possibilità che altri casi di incandidabilità si celino all’interno del Consiglio tanto che lo stesso presidente Stella ha invitato la presidenza del Consiglio provinciale a fare le necessarie verifiche. Molte le schermaglie e i rimpalli di responsabilità anche in riferimento al caso Casulli con l’appello più volte espresso alla coerenza da parte del centrodestra che proprio in virtù di questo principio ha tenuto la stessa posizione con Casulli e De Vito.
Alla fine dopo varie schermaglie il voto contrario annunciato da Paterino e Santochirico, l’astensione di Perniola e Mastrosimone si è arrivati alle parole di Garbellano che alla fine ha spiegato al “Quotidiano”: «non ho paura di essere accusato di doppio pesismo ma questa accusa non sta in piedi perchè i due casi di Casulli e De Vito sono sostanzialmente diversi e per questo che rivendico il diritto a rispondere alla mia coscienza».
Una posizione che è stata compattamente e senza diserzioni presa dall’intero Partito Democratico. De Vito è rimasto consigliere provinciale in virtù non di un parere di merito su una vicenda, da più parti definita giustamente paradossale ma esclusivamente di una scelta politica che, forse, fa giustizia. Ma che certo toglie credibilità alla politica.

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