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Il giro di vite sulle spese sanitarie, deciso dalla giunta regionale, è stato annunciato come la panacea a ogni deficit di bilancio. Così non sembra. Come un boomerang il taglio di 30 milioni di euro si è ritorto contro il presidente della Regione, Vito De Filippo, e l’assessore alla Sanità, Attilio Martorano. Nessuno che abbia plaudito al pacchetto di interventi decisi «per evitare – come hanno spiegato in una nota il governatore lucano e l’assessore – commissariamenti». Anzi. Con il passare delle ore sono cresciute a dismisura le bocciature e anche chi, tra gli uomini della compagine di governo, ha scelto il silenzio, non l’ha fatto di certo come forma di assenso. Dai vari esponenti politici di maggioranza, ai sindacati di categoria – a cui nessuno ha pensato di chiedere almeno un parere – al presidente dell’Ordine dei farmacisti, Magda Cornacchione, gli interventi varati – soprattutto la prescrizione di un solo pezzo di ogni farmaco per ricetta medica e la sospensione dell’istituto di “Pronta disponibilità telefonica” – non solo non «serviranno a nulla in termini reali di risparmio» ma «penalizzeranno solamente gli anziani e i malati cronici». Per non parlare poi delle ricadute negative «sui medici di base – ha proseguito la Cornacchione – che passeranno il tempo a compilare ricette con gran dispendio di carta». Trenta milioni di euro «risparmiati», afferma la Giunta, al prezzo di ambulatori medici superaffollati per ricette mediche, centralini del 118 in tilt e pronto soccorsi, intasati da bambini con la febbre o da persone, magari colpite da una colica, che non potendo più rivolgersi al proprio dottore, saranno costrette a presentarsi in ospedale.
Se davvero si voleva risparmiare magari si poteva intervenire “chirurgicamente” sugli «ospedali doppione – come ha rimarcato il presidente dell’Ordine dei medici, Enrico Mazzeo Cicchetti – ma anche sugli stipendi dei manager».
Il presidente dell’Ordine dei medici, nonchè capogruppo di Idv in consiglio regionale, nell’unica e limitata discussione concessa alla maggioranza, in merito ai tagli sulla sanità, ha provato a esprimere le sue perplessità su quanto si stava per fare ma non ha trovato risposte «adeguate» rispetto, poi «agli atti approvatidall’esecutivo».
La spesa sanitaria andava sì contenuta ma «nutro molti dubbi e non poche preoccupazioni sulla tenuta del sistema sanitario regionale rispetto con questi “ritocchi”». Un’analisi quella di Mazzeo che non va trascurata sia per il ruolo politico che riveste – l’Idv è parte integrante della Giunta De Filippo – quanto anche per il suo essere medico e per avere indossato quel camice che De Filippo, giorni fa minacciava di volere indossare come forma di protesta contro i tagli imposti da Roma.
«Interventi di carattere sporadico e non strutturali – ha aggiunto il capogruppo dell’Idv – non solo non risolvono i problemi di fondo ma faranno aumentare le difficoltà nel sistema assistenziale».
Insomma, parafrasando un vecchio adagio, mentre i “medici” della Giunta approvano il pacchetto di interventi salva sanità, il paziente muore e «l’ufficio stampa – commenta con non poca ironia Mazzeo – ha presentato queste misure come modesti tagli, con scarsi effetti sulla erogazione dei servizi». Ironia che si fa ancora più sagace quando la forma scelta per dare l’annuncio – ovvero attraverso una nota stampa – viene paragonata alla «modalità comunicativa simile a quella del ministro Tremonti che, nel proporre una manovra fortemente penalizzante anche nel settore della sanità, sostiene, “seraficamente”, che l’assistenza sanitaria nelle regioni non subirà limitazioni».
La verità è che sia la manovra di Tremonti, che quella avviata dalla Regione Basilicata, «incidono pesantemente sulla quantità e qualità dei servizi».
Imporre, «a esempio, il blocco del turnover alle aziende sanitarie, Asm ed Asp, ed in caso di future difficoltà di bilancio, anche alle altre due strutture sanitarie, avrà conseguenze sulla funzionalità di settori che, pur dimostrando buoni livelli assistenziali, risentiranno carenza di personale, per le mancate sostituzioni».
Togliere, poi, ai cittadini «la possibilità di ricorrere, con la reperibilità telefonica, ai Pediatri e ai medici di famiglia, per una serie di problemi, determinerà un risparmio, ma con un appesantimento progressivo di settori strategici».
Il “118” e i Pronto soccorso degli ospedali, deputati ad altri compiti, «avranno difficoltà a rispondere all’aumento sproporzionato della domanda; va, altresì, anche valutato il possibile incremento dei ricoveri impropri ospedalieri, antico problema nella nostra Regione». E per ogni ricovero via Anzio paga all’incirca 1.200 euro al giorno, a fronte dei 7 euro per ogni assistito che la Regione passa per la “Pronta assistenza telefonica”. In linea con quanto affermato dal presidente dell’Ordine dei farmacisti, Magda Cornacchione, anche Mazzeo ribadisce che «a pagare saranno gli utenti per le modifiche alle prescrizioni farmaceutiche e quelle alla distribuzione dei presidi». Il prezzo più alto «lo pagheranno le categorie più svantaggiate».
Alessia Giammaria
a.giammaria@luedi.it

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