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di FRANCESCO LATTARULO
IMBATTENDOMI nel web ho notato con piacere un post dell’assessore al turismo della provincia di Matera Angelo Garbellano, dove sul suo blog tracciava un primo bilancio dei primi sei mesi di assessorato. In quel post si nota come si stia iniziando a mettere a valore quell’idea credibile e ambiziosa di turismo, raccontata e strutturata nel Piano Turistico Regionale lucano, della ricerca di una governance innovativa sintetizzata nei Piot, dove si ricerca una partnership fra attori pubblici e privati, per l’incentivazione del sistema turistico. La Regione Basilicata deve assumere in sé la lungimiranza governativa d’investimento, a margine di una crisi produttiva internazionale, valorizzando i diversi fattori di appeal che la contraddistinguono e differenziando la propria offerta fra i vari “Turismi” applicabili. Questo lo si fa se ci si “smarca” dall’idea conservatrice e sentimentale dell’autosufficienza della bellezza dei nostri luoghi; mi trovo convergente sulla posizione del dg Apt Perri, quando afferma che la promozione è solo una dimensione del turismo, e che c’è forte differenza tra un territorio a vocazione turistica e un territorio di destinazione turistica. Per rendere destinazione la nostra Regione, dobbiamo anzitutto partire dal “tema”, dai vari Turismi che citavo poc’anzi: dobbiamo ripartire dal Turismo Rurale, dall’Ecoturismo, dal rilancio e dalla valorizzazione del Turismo Enogastronomico (condizione imprescindibile soprattutto ora che L’Unesco ha riconosciuto la nostra “dieta mediterranea” patrimonio culturale immateriale dell’umanità). Dal Cineturismo, dal Cinespettacolo, dal Turismo Culturale dove la stella polare deve essere la città di Matera, patrimonio mondiale Unesco, che ora si gioca una sfida importantissima quale la candidatura a capitale Europea della Cultura 2019 (ottima la nuova collaborazione fra il Comune e il Teatro dei Sassi) valorizzando tutto il nostro patrimonio culturale tangibile e intangibile. Dal turismo balneare, assumendo in noi l’umiltà e il realismo di non costruire un’offerta per il turismo di massa, ma caratterizzandoci per un’offerta che si incentri, oltre che su un turismo sportivo applicabile alle nostre due coste, anche su un turismo sociale che mira alla destagionalizzazione, promuovendo pacchetti turistici per giovani ed anziani, ma che può tranquillamente differenziarsi per un’offerta specifica per ragazzi portatori di handicap, abbattendo le “barriere architettoniche” legate agli impianti di balneazione. Turismo sociale che deve essere rilanciato non solo nelle coste ma anche nell’entroterra lucano, applicabile anche al turismo termale del benessere e al turismo scolastico, in modo da valorizzare tutte le strutture ricettive lucane, ripensando anche ad una diversa strategia di prezzo legata all’offerta ricettiva, essendo così competitivi rispetto alle regioni limitrofe. Per questo bisogna risolvere prima di qualsiasi altra cosa il problema dell’accessibilità della nostra regione, mi trovo in disaccordo con chi pensa alla necessità di un aeroporto: è necessario rinforzare e creare nuove reti ferroviarie e stradali, con gli aeroporti limitrofi. Solo rendendo più accessibile il nostro territorio si potrà avere un salto di qualità, l’impostazione strutturale e le reti d’accesso sono cose non trascurabili. Oltre la riqualificazione delle “4 M” (Matera, Melfi, Maratea e Metapontino) bisogna potenziare l’accessibilità tra queste quattro aree, così da poter strutturare dei pacchetti di viaggio destinati a tour operator europei e internazionali. Attraverso una riqualificazione strutturale, la viabilità e l’accessibilità delle aree la nostra regione si trasformerà in una destinazione turistica e non rimarrà solo ed esclusivamente un territorio a vocazione turistica. Bisogna creare le condizioni affinché nel turista si inneschi la curiosità di quella “terra da scoprire”; la sfida non è semplice, ma penso ci siano le condizioni per continuare nel migliore dei modi il lavoro avviato e rilanciare così la nostra offerta turistica.

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