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Operazione della Questura di Catanzaro e della Polizia postale di Roma per l’arresto di tre persone, di nazionalità marocchina, accusate di addestramento ad attività di terrorismo internazionale. Tra questi l’imam della comunità marocchina di Sellia Marina (Cz) ed il figlio. Il terzo arrestato, invece, fa parte della comunità marocchina di Lamezia Terme. Nel corso delle perquisizioni, la polizia ha arrestato anche un’altra persona, non per terrorismo, ma per detenzione di sostanze stupefacenti. Nella sua abitazione, infatti, è stata trovata una quantità di marijuana ed un bilancino di precisione.
secondo l’accusa, le persone arrestate avrebbero utilizzato la rete internet per procurarsi e diffondere documenti multimediali su attività di addestramento all’uso di armi ed esplosivi e software utilizzabili per il sabotaggio di sistemi informatici. I presunti terroristi coinvolti nell’operazione appartengono alle comunità islamiche delle zone di Catanzaro e Lamezia Terme.
Nell’ambito della stessa operazione, coordinata dalla Procura della Repubblica di Catanzaro, sono state eseguite nove perquisizioni nei confronti di altrettanti indagati. Gli arresti e le perquisizioni sono state effettuate a conclusione di una complessa attività investigativa svolta dalla Digos della Questura di Catanzaro e dalla Polizia postale, protrattasi per mesi, e basata su centinaia di intercettazioni telefoniche ed ambientali e pedinamenti.

COISP: “IMPORTANTE IL LAVORO DELLA POLIZIA”
«Ancora una volta è il lavoro silente e professionale degli uomini della Polizia di Stato ad assicurare elevati standard di legalità e sicurezza. Un lavoro fatto a costo di grossi sacrifici personali». Lo afferma , in una nota, Franco Maccari, segretario generale del Coisp, sindacato indipendente di polizia. «Un’operazione – prosegue – che aggiunge un tassello importante alla lotta che l’Italia sta conducendo contro il terrorismo internazionale, condotta in sinergia tra più sezioni della Questura e coordinata da una magistratura attenta e pronta, malgrado, proprio all’avvio dell’anno giudiziario, gli stessi magistrati abbiano lamentato le carenze di uomini e mezzi che le Procure sono costrette a soffrire e malgrado qualcuno tenti di arginare il lavoro dei magistrati. Carenze che la magistratura condivide con le forze dell’ordine, come se, in uno sciagurato disegno, ci fosse la precisa volontà di togliere ossigeno ed energia proprio a quei comparti che dovrebbero invece essere trainanti per l’intero Paese, essendo affidato a loro il delicato compito di assicurare la tenuta sociale della nazione, attraverso il rispetto delle regole e dell’ordine pubblico».
«Da mesi – dice ancora Maccari – l’Italia è pericolosamente divisa i due, non per una circostanza geografica, così come vorrebbe un partito di Governo, ma perchè ci sono uomini e donne, anche con altissime responsabilità, che continuano a riempire i giornali con scandaletti rosa o a luci rosse (a seconda di come li si voglia giudicare) e poi c’è una parte di Paese, la maggioranza, di cui fanno parte le poliziotte e i poliziotti, che continua ad operare in silenzio, a garantire la sicurezza dei cittadini ed a mettere a repentaglio la vita nonostante dal primo gennaio di quest’anno siano a rischio alcuni diritti fondamentali a causa dei mancati impegni del Governo».

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