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Il gip di Palmi, Giancarlo Giusti, sarebbe stato corrotto, da quanto si è saputo, con alcuni viaggi nel nord Italia e con alcune escort da Giulio Giuseppe Lampada, che è finito in carcere per associazione mafiosa ed altri reati sempre nell’ambito dell’operazione di oggi.
Da quanto si è appreso, sarebbe stato il presunto affiliato alla ‘ndrangheta Giulio Giuseppe Lampada a pagare una ventina di viaggi al giudice nel nord Italia, il quale poi avrebbe intrattenuto anche rapporti con alcune escort, in un hotel milanese in zona San Siro.
Per quanto riguarda invece la posizione di Giuseppe Vincenzo Giglio, il magistrato della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, finito in carcere in base all’ordinanza del gip di Milano Giuseppe Gennari, il prezzo della corruzione nei suoi confronti sarebbe stato quello di favorire, tra le altre cose, la carriera della moglie. Da quanto si è saputo, infatti, la moglie del magistrato è stata dirigente provinciale ed è poi diventata commissario straordinario della Asl di Vibo Valentia.
Dalle indagini è emerso anche che il medico Vincenzo Giglio, cugino del magistrato di Reggio Calabria, avrebbe appoggiato la campagna elettorale di Leonardo Valle, arrestato oggi per associazione mafiosa, che si era candidato in un comune dell’hinterland milanese, senza poi essere eletto.
L’avvocato del foro di Palmi Vincenzo Minasi, anche lui arrestato, avrebbe raccolto una serie di notizie riservate su alcune indagini che riguardavano il clan Valle. Sempre stando a quanto si è saputo, il consigliere regionale calabrese del Pdl Francesco Morelli, finito in carcere, avrebbe anche lui acquisito notizie riservate rivolgendosi al magistrato Giglio, il quale gli avrebbe mandato anche un fax per tranquillizzarlo sul fatto che non ci fossero indagini penali a suo carico.
La Dda di Milano e il gip milanese hanno individuato la competenza territoriale della magistratura milanese per queste indagini perchè il reato al centro dell’inchiesta è quello di associazione mafiosa che riguarda il clan Valle, reato che attira anche gli altri reati ‘satellite’.

NELLE CARTE DELL’INCHIESTA IL NOME DI ALEMANNO
Il nome del primo cittadino di Roma, Gianni Alemanno, compare nelle carte nell’inchiesta di oggi, coordinata dalle Procure di Milano e Reggio Calabria che ha portato all’arresto di dieci presunti affiliati alla ‘ndrangheta. Alemanno infatti, avrebbe incontrato esponenti del clan dei Lampada in occasione di manifestazioni elettorali ed ha sponsorizzato la candidatura di Franco Morelli, arrestato oggi, al Consiglio regionale calabrese. Tuttavia, assicura una fonte giudiziaria, Alemanno è estraneo a qualsiasi ipotesi di reato, e persino lo stesso Morelli, dopo aver capito di essere coinvolto nell’indagine, ha espresso preoccupazione per un eventuale coinvolgimento del sindaco suo amico. L’ordinanza di oltre 800 pagine ricostruisce il network di rapporti coi politici che i Lampada, famiglia criminale con sede a Milano, hanno cercato di costruire da sfruttare poi per l’attività di gestori di videopoker. Tra i referenti che individuano figurano il consigliere comunale milanese Armando Vagliati e l’ex assessore provinciale di Milano Antonio Oliverio, assolto nei giorni scorsi nell’ambito del processo ‘Infinito’.

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