X
<
>

Condividi:
4 minuti per la lettura

Telefonate scottanti, una scheda a una ignara filippina, un’altra ad un familiare dei Lo Giudice. E’ quanto contenuto dell’agendina di Luciano Lo Giudice, arrestato nel 2009. Entrambe le utenze l’uomo del clan le aveva ricondotte all’attuale numero due della Dna, Alberto Cisterna, indagato dalla Procura di Reggio per corruzione in atti giudiziari. E’ quanto riportato in una dettagliata relazione della polizia che oggi è al vaglio del Consiglio superiore della Magistratura che nei prossimi giorni si pronuncerà sul trasferimento per incompatibilità del magistrato.
Dalla corposa relazione degli investigatori emerge che il 23 giugno scorso tra la documentazione sequestrata dalla polizia c’è un’agendina “Smemoranda”, compilata a mano e in diverse pagine contenenti numerose cancellature. La scrittura è quella di Luciano Lo Giudice. Qualche giorno dopo, il 28 giugno, la Procura conferisce l’incarico a un tecnico calligrafico per accertare cosa si nascondesse sotto le cancellature a penna. Il 23 settembre veniva depositata la relazione di consulenza tecnica. Viene ricostruita la scritta cancellata e appare: «Avv.Roma via Giulia 52 00186 Roma 335….-06….349…..- 320….».
L’evidenziazione delle parti cancellate mette in luce che Lo Giudice “riferisce” quattro utenze al magistrato Cisterna. Sulle prime due nessun dubbio: la prima utenza è quella di servizio del magistrato, la seconda dell’ufficio della Direzione distrettuale antimafia.
Altre due Lo Giudice le riconduce al vice del procuratore nazionale Piero Grasso. L’utenza 349 è stata attivata per la prima volta il 5 dicembre del 2002 da Roberto Zampogna e il 26 maggio del 2003 sulla stessa scheda viene registrato un R.U., ovvero “reale utilizzatore”, con le generalità di Celeste Zampogna. La sim viene disattivata il primo luglio del 2004.
Roberto Zampogna il cui numero di cellulare Luciano riconduce a Cisterna, un imbianchino di professione, legato da vincoli di parentela con i Lo Giudice. La figlia Concetta Adriana, infatti, ha sposato Pasquale Borghi, e la madre di quest’ultimo, Caterina Lo Giudice, è la nipote del mammasantissima Giuseppe Lo Giudice, ucciso ad Acilia nel 1990 e padre del pentito Nino “il Nano”, e quindi anche di Luciano e Maurizio, l’altro collaboratore di giustizia di casa Lo Giudice. Di Borghi, inoltre, aveva parlato anche in un interrogatorio Antonino Lo Giudice e lo stesso Borghi era stato sottoposto a controlli di polizia il 13 febbraio del 1994 mentre si trovava con Luciano Lo Giudice.
Inoltre la stessa utenza prima di essere definitivamente disattivata il 28 gennaio 2007 viene assegnata al rumeno Alexandru Turcanu. Il cognome identico a quello di Madalina Turcanu, la donna arrestata in Spagna per favoreggiamento del clan, lascia pensare a una parentela tra i due. Non è così. A negare l’esistenza di un parente di nome Alexandru è la madre della donna. Alexandru Turcanu esiste, non è reperibile in Italia e al momento è ricercato dalla Questura di Modena.
C’è poi all’utenza 320, che oltre ad essere annotata nella Smemoranda, risulta memorizzata su una sim in uso a Luciano Lo Giudice e memorizzata come “Al Cist Nuovo”. Si tratta di una utenza attivata senza generalità il 7 febbraio del 2004 e disattivata dal gestore Wind per portatilità verso quello Tim il 12 agosto 2004. A questa data l’utenza risulta intestata a una signora di origini filippine, R.Y.Q, che vive in Italia dal 1992. La scheda viene poi definitivamente disattivata il 13 settembre 2005.
Il 21 luglio scorso la cittadina straniera veniva pertanto sentita dalla polizia. Agli agenti riferisce che non ha mai avuto quell’utenza telefonica, ma ne ha avute solo tre utilizzate esclusivamente da lei, sempre una per volta e in periodi temporali diversi. E per rafforzare la sua versione dei fatti, la donna ha fornito alla polizia una rubrica telefonica e la documentazione attestante le utenze cellulari che aveva utilizzato in passato.
L’utenza “reale” della filippina è stata attivata in un negozio Tim di Roma il 7 giugno 2004. L’utenza che Luciano in agenda riconduce a Cisterna, quella 320, risultata “eseguita” la portatilità a Tim da Wind il 12 agosto 2004 nello stesso centro di telefonia mobile della Capitale. Ma non è tutto perché oltre ai quattro numeri che Lo Giudice riconduce a Cisterna ne spunta un quinto. Infatti dalla rubrica elettronica del telefono in uso a Luciano il consulente incaricato dalla Procura estrapola anche il numero dell’autista del magistrato reggino, di regola assegnato al numero due della Dna. E nel periodo compreso tra il novembre 2005 e il febbraio 2007 vengono effettuati accertamenti sul traffico telefonico. Sul numero di cellulare dell’autista di Cisterna vengono riscontrate chiamate provenienti dall’utenza in uso a Luciano Lo Giudice e da quella in uso a Antonino Spanò, alias “Calipari”, il prestanome della “Nautica Spanò”, quella che custodiva le barche di toghe, forze dell’ordine e politici, tra cui, per un breve periodo, anche il gommone di Alberto Cisterna.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE