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Il racket delle estorsioni, secondo i dati del XIII rapporto di Sos Impresa “Le mani della criminalità sulle imprese”, resta un fenomeno diffuso soprattutto nelle grandi città metropolitane del Sud, fenomeno “cresciuto nelle dimensioni della quotidianità”. Dallo studio di Sos Impresa, la Calabria paga un caro “prezzo della paura”: sono 15mila infatti, i commercianti coinvolti nel fenomeno racket ed a pagare il pizzo, secondo il rapporto, sono il 50 per cento delle imprese, con punte maggiori a Reggio Calabria e nel Vibonese Lametino. Fenomeno attenuato nel Cosentino – Crotonese e poco significativo nell’Alto Cosentino. Il calo delle denunce resta il dato più preoccupante sull’intero territorio nazionale, tranne la Puglia. E si accompagna al calo delle persone denunciate. In regione lo dimostra il numero delle persone arrestate o denunciate: 537 nel 2010 rispetto alle 403 dell’anno scorso. Nel 2010 sono state eseguite dalle forze dell’Ordine 30 operazioni con 440 arresti. In Piemonte solo una con 12 arresti. Segno evidente che il racket delle estorsioni non è una delle attività prevalenti delle mafie del Nord Italia. Particolare interessante che emerge dal rapporto è che a Reggio le ndrine non vogliono il pizzo dai commercianti o artigiani ma pretendono soprattutto che se ne vadano per rilevarne l’attività.
Il capitolo usura vede 13mila commercianti calabresi coinvolti nel fenomeno (34% sul totale attivi) per un giro d’affari di un miliardo e 100 milioni di euro. Le operazioni antiusura svolte dalle forze dell’Ordine nel 2010 in Calabria ammontano a 15 con 39 persone indagate o arrestate. L’incidenza delle operazioni nelle quattro regioni cosiddette a rischio (Lombardia, Lazio, Campania e Puglia) è significativamente sotto il 50 per cento del totale nazionale e fa dell’usura un reato più nazionale rispetto all’estorsione. In uno speciale capitolo del rapporto riguardante l’usura si sottolinea il fatto che il fenomeno in Calabria ha una forte impronta ndranghetista. E nel mettore insieme tre particolari indicatori: statistico – penale (i prestatori di denaro, cioè le persone denunciate negli ultimi 10 anni); economico – finanziario (sofferenze bancarie, protesti e fallimenti); criminologico (quello che analizza la tipologia e la caratura criminale dell’attività usuraia), alla fine si ha un indice di rischio usura che vede, in regione, le città di Catanzaro e Vibo Valentia ai primi posti. Lo studio di Sos Impresa fa anche una ricognizione sulle aziende sequestrate ad esponenti e prestanome delle organizzazioni criminali nel corso del 2010 prendendo in esame i sequestri preventivi o definitivi. E nella distribuzione geografica la Calabria occupa il terzo posto (149 sequestri) preceduta da Campania (311) e Sicilia (244).

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