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VIBO VALENTIA – Bar, anche in centro città, androni di palazzi, al volo in bicicletta. Ogni luogo e modalità erano buone per spacciare la sostanza stupefacente. Tutto, comunque, è stato ripreso nei filmati dei carabinieri che ieri mattina, su ordinanza del gip di Vibo, Alessandro Piscitelli, hanno notificato 14 avvisi di garanzia ad altrettante persone accusate di spaccio di droga.

 

L’inchiesta, denominata “Eolo”, dal dio mitologico greco che governava i venti, non ha solo un riferimento atmosferico ma anche metaforico in quanto attraverso l’operazione (che si identifica appunto con il vento) si è fatto piazza pulita del sistema di vendita di cocaina, marijuana e hashish. Un’indagine che ha avuto la sua genesi nel mese di luglio dello scorso anno a seguito delle richieste di aiuto di alcuni genitori di ragazzi tossicodipendenti che volevano impedire ai figli di drogarsi.

 

Gli accertamenti, caratterizzati da servizi di osservazione, pedinamento e controllo (Opc)  hanno consentito, così, agli uomini dell’Arma coordinati dalla Procura della Repubblica di Vibo, nella persona del capo dell’Ufficio Mario Spagnuolo, di scoprire come lo spaccio avesse come teatro la frazione Marina del capoluogo di provincia e avvenisse alla piena luce del sole.

 

LA VIDEOINTERVISTA – IL PROCURATORE: «LA SOCIETA’ CIVILE DEVE REAGIRE»

 

L’attività illecita consisteva nel vendere lo stupefacente, come detto, nei vari bar del centro abitato, cortili dei condomini ed addirittura recapitando a domicilio le dosi, oppure arrivando agli incontri in bicicletta per dare meno nell’occhio. Il tutto con l’ovvio scopo di evitare i controlli delle forze dell’ordine.

 

E che gli indagati avessero qualche sospetto di essere monitorati lo dimostra proprio il modus operandi che, in determinate occasioni, tendeva a spiazzare gli inquirenti diretti dal capitano Stefano Di Paolo e dal maresciallo Riccardo Astorina: si fissavano, infatti, riunioni all’ultimo minuto, oppure si cambiava nel giro di poco tempo il luogo della cessione della droga o, ancora, si organizzavano falsi incontri. Stratagemmi che, però, non sono serviti alle 14 persone (tre in carcere, sei ai domiciliari, quattro sottoposti all’obbligo di firma e una senza alcuna misura cautelare) finite nel registro degli indagati di sottrarsi all’occhio indiscreto del personale della Benemerita che, nel blitz, di ieri mattina ha sequestrato, oltre ai cellulari in uso ai presunti responsabili dell’attività illecita, anche una pistola beretta con 50 proiettili e il colpo in canna. Arma rinvenuta nell’abitazione di Leonardo Florio (detto “Leo”), ex vigile del fuoco volontario e considerato punto di riferimento del gruppo unitamente a Mario Loiacono e Saverio Meddis. Tutti tradotti presso il carcere di Vibo Valentia. Secondo le risultanze investigative Florio, già arrestato qualche giorno addietro, incontrava i propri clienti in divisa convinto che così non sarebbe stato perquisito dalle forze dell’ordine. Ma a finire nella rete degli inquirenti anche personaggi fino a poco tempo fa del tutto insospettabili come commercianti e anche un bidello in servizio presso la scuola elementare di Polia, dove però non sono stati accertati episodi di spaccio: Francesco Iconio Francolino.

 

LA VIDEODOCUMENTAZIONE: ECCO COME SPACCIAVANO

 

Ad ulteriore riscontro delle risultanze investigative si inquadravano i numerosi sequestri di narcotici, resi possibili proprio dalla previa captazione da parte degli operanti delle conversazioni intercorse tra i protagonisti della vicenda in esame in merito alla  cessione della droga.

La corposa e dettagliata informativa, redatta in poco meno di otto mesi, è stata messa a disposizione del procuratore Spagnuolo che ha chiesto ed ottenuto dal gip Piscitelli, l’emissione di 14 avvisi di garanzia a carico dei presunti responsabili bloccati alle prime luci dell’alba di ieri mattina. Circa 100 i carabinieri in azione durante il blitz tra uomini della Compagnia, della stazione, dello Squadrone “Cacciatori”, dell’8° Elinucleo e, infine, delle unità cinofile. Nessuno è sfuggito dalla rete, nemmeno Francesco Lo Bianco, bloccato a Bologna dove si era trasferito da poco tempo e sorpreso nel sonno, come quasi tutti gli altri.

 

E’ la terza vasta operazione antidroga che viene condotta dalle forze dell’ordine nel territorio vibonese nel giro di poco più di un anno. In passato, infatti, altre due inchieste “Ghost” e “Ragazzi in erba” avevano viste coinvolte rispettivamente 45 e 26 persone accusate, nel primo caso di traffico di droga, e nel secondo di spaccio, specialmente nel territorio di Pizzo calabro, distante 5 km da quello di Vibo Marina, teatro della vicenda che si è conclusa stamani. Il processo “Ghost” celebrato con rito abbreviato scelto da 32 imputati ha portato, nel marzo scorso, alla condanna di 24 persone, ad una pena complessiva di 103 anni di carcere. Per quanto concerne “Ragazzi in erba” la procura vibonese ha chiuso l’indagine a dicembre scorso e adesso dovrebbe formulare le eventuali richieste di rinvio a giudizio o di proscioglimento per gli indagati.

 

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