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VIBO VALENTIA – Niente mobilità ma cassa integrazione guadagni straordinaria (cigs) per due anni per i 176 lavoratori degli stabilimenti Italcementi di Porto Empedocle (Agrigento) e Vibo Valentia. L’accordo tra i vertici del Gruppo e le organizzazioni sindacali Filca-Cisl, Feneal-Uil e Fillea-Cgil è arrivato in mattinata presso il ministero del Lavoro. «L’intesa – spiega Riccardo Gentile, segretario nazionale della Filca-Cisl – prevede il ritiro della procedura di mobilità, che era stata annunciata nel giugno scorso unilateralmente da Italcementi e l’avvio della Cigs biennale a partire dal 12 settembre prossimo per 176 lavoratori (94 in forza presso Porto Empedocle e 82 a Vibo Valentia), che verranno sospesi a zero ore a decorrere dal 10 settembre. Fino a quella data il personale dei due stabilimenti lavorerà regolarmente anche in mansioni diverse. Inoltre abbiamo concordato che l’azienda anticiperà mensilmente l’integrazione salariale di competenza dell’Inps». Al fine di contenere l’impatto sociale saranno messe in atto azioni per la ricollocazione del personale nel corso del periodo di Cigs, sia attraverso riconversioni e riqualificazioni dei siti dismessi che con il trasferimento dei lavoratori interessati in altri stabilimenti del Gruppo, con priorità a soluzioni nelle regioni Calabria e Sicilia. La mobilità sarà attivata per i lavoratori in possesso dei requisiti di età e anzianità contributiva o per quelli che hanno possibilità di reimpiego presso aziende terze o attivano forme di auto-imprenditorialità. Infine verranno attivati corsi di formazione e riqualificazione per conservare le competenze presenti e per acquisire nuove competenze per la riallocazione interna od esterna degli addetti. Le parti infine hanno deciso di procedere ad incontri di monitoraggio con cadenza trimestrale.

«L’accordo limita i danni rispetto a quanto aveva deciso l’azienda e provvede alla tutela economica dei lavoratori», sottolinea Gentile. «Il settore è certamente in difficoltà – aggiunge – visto che la richiesta del mercato è pari alla metà di quanto si produce attualmente. In attesa che il settore possa invertire la tendenza, trainato dalla ripresa delle costruzioni, abbiamo fatto in modo che siano garantiti gli ammortizzatori sociali per i tanti lavoratori interessati, che peraltro vivono in realtà sociali molto difficili dell’Italia meridionale. I lavoratori non possono essere i soli a pagare il prezzo della crisi: il costo del personale nei cementifici pesa solo per il 16-17% sul costo totale mentre i costi industriali, come l’energia, il combustibile, le materie prime superano il 50%. È su queste voci – conclude Gentile – che bisogna intervenire».

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