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REGGIO CALABRIA (RC) – Il boss latitante Domenico Aquino, di 47 anni, è stato arrestato stamani dai carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Reggio Calabria. Era l’ultimo dei tre fratelli Aquino, capi dell’omonimo clan, a vivere ancora in latitanza. Rocco è stato infatti arrestato nel febbraio scorso, mentre Giuseppe è stato scovato in un bunker l’1 agosto scorso.

Domenico Aquino, detto “u biondo” è stato invece bloccato in u’nabitazione a Marina di Gioiosa Jonica, dove gli Aquino hanno il loro predominio. Era disarmato e non ha tentato la fuga. La casa, di proprietà del suocero, si trova al quinto piano di un fabbricato in contrada Cinuso, di proprietà del suocero. Si tratta di una struttura adibita a magazzino, ma secondo gli inquirenti era comunque attrezzato anche per una permanenza di lungo periodo.

 Ricercato dal luglio 2010 dopo essere sfuggito all’arresto in occasione dell’operazione Crimine, Aquino, ritenuto il capo dell’omonima cosca, è accusato di associazione per delinquere di stampo mafioso oltre che di una lunga serie di altri reati contro il patrimonio.  Nell’operazione Crimine sono stati arrestati anche i due fratelli di Domenico, Giuseppe e Rocco, quest’ultimo ritenuto dagli investigatori il capo della cosca. Dopo il suo arresto, per gli inquirenti Domenico aveva assunto le redini dell’organizzazione.   Il latitante arrestato oggi è anche nipote del vecchio capocosca Salvatore, detto «Turi», uscito di carcere recentemente dopo avere scontato circa 15 anni di detenzione per associazione mafiosa.

Non ha opposto resistenza ai carabinieri l’ultimo erede della famiglia di ‘ndrangheta di Marina di Gioiosa Ionica, fondata dal vecchio boss Salvatore «Turi» Aquino. Domenico Aquino aveva scelto di vivere da latitante in contrada Cinuso vicino a Marina di Gioiosa, in un magazzino di proprietà del suocero dell’arrestato. «Un arresto non fortuito, nè casuale – hanno spiegato i carabinieri del Comando provinciale diretti dal col. Lorenzo Falferi nel corso di una conferenza stampa – poichè da tempo avevamo stretto il cerchio ai possibili luoghi utilizzati dal latitante».   Il latitante, secondo gli investigatori, aveva ereditato lo scettro di comando della potente cosca, indicata in diverse inchiesta come titolare di rapporti con elementi criminali di primo piano residenti in Canada ed in America latina, dediti soprattutto la traffico internazionale degli stupefacenti.   «La nostra attenzione – ha sostento Falferi – si è focalizzata sul nucleo familiare ristretto del latitante del quale ha avuto bisogno non solo per il sostentamento, ma anche per mantenere inalterato il proprio potere e controllare lo svolgimento degli affari, il controllo dei lavori, degli appalti, degli esercizi pubblici».   Aquino, detto «u biondo», era ricercato per un provvedimento restrittivo emesso al termine della prima fase dell’operazione «Il Crimine», del luglio 2010, coordinata dalle Dda di Reggio Calabria e Milano, che portò all’arresto di circa 300 persone per associazione mafiosa ed altro. Giudicato con il rito abbreviato nel marzo scorso, Aquino è stato condannato dal Gup di Reggio Calabria a tre anni di reclusione.   Tra il 2010 ed il 2011, i carabinieri, sotto il coordinamento della procuratore aggiunto della Dda reggina Nicola Gratteri, aveva individuato e sequestrato quattro bunker risultati nella disponibilità del latitante nella sua abitazione ed in quelle di presunti fiancheggiatori.   A febbraio ed agosto scorsi, i carabinieri hanno arrestato i fratelli di Domenico, Rocco, di 52 anni, già inserito nell’elenco dei latitanti pericolosi, e Giuseppe (50), elemento di spicco dell’omonima cosca.

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