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SECONDO i dati in possesso del Governo, lo sciame sismico sul Pollino e in particolare la scossa di magnitudo 5 registrata venerdì scorso, hanno provocato sul territorio «danni limitati su elementi strutturali». A Palazzo Chigi, tra l’altro, «non è arrivata alcuna richiesta di stato d’emergenza da parte delle Regioni Calabria e Basilicata» e questo, ha spiegato a Montecitorio il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giampaolo D’Andrea, rende impossibile avviare l’iter per attivare lo status di calamità per la zona a cavallo tra le due regioni. Da parte del Governo, però, è arrivata l’apertura all’ipotesi di un «tavolo tecnico di verifica».

LA RELAZIONE DEL SOTTOSEGRETARIO – Il rappresentante dell’Esecutivo è intervenuto nel pomeriggio nel corso della seduta della Camera, ribadendo quanto rilevato dal dipartimento della Protezione civile subito dopo la scossa più forte degli ultimi anni che ha causato sgomento nelle province di Cosenza e Potenza ed è stata avvertita dal Molise alla Sicilia. Come ha detto anche Franco Gabrielli al termine del sopralluogo venerdì mattina, non si ravviserebbero elementi tali da richiedere lo stato d’emergenza. Le comunicazioni arrivate da parte della autorità territoriali, a cominciare dalla prefettura di Cosenza, hanno però offerto un quadro più preoccupante di quello che era apparso nelle prime ore successive alla scossa di magnitudo 5. I dati esposti dal sottosegretario a Montecitorio riferiscono di 200 verifiche statiche e di circa 50 abitazioni inagibili.

«Finora gli interventi sono stati effettuati da strutture ordinariamente presenti sul territorio» ha aggiunto D’Andrea sottolineando anche che «non si ravviserebbero gli estremi di straordinarietà». Il sottosegretario ha offerto però la disponibilità del Governo a costituire insieme alle istituzioni interessate un organo che sia in grado di verificare la situazione e di reperire le risorse necessarie per intervenire sui danni. «Risorse che – ha aggiunto – non possono più essere relative alla legge sulla protezione civile ma devono essere stanziate sulla base del caso specifico».

IN AULA IL GOVERNO NON CONVINCE – Le risposte del Governo non hanno però soddisfatto il Parlamento. Franco Laratta, intervenuto a nome del gruppo Pd, ha invitato «a non sottovalutare queste scosse» per «non dare l’impressione di lasciar sola questa gente». Più brutale la dichiarazione di Francesco Nucara (Pri) che ha incalzato il sottosegretario: «Ci dica quanti morti sarebbero stati necessari per indurre il Governo a intervenire». L’udc Roberto Occhiuto ha invece ravvisato una «contraddizione»: «E’ stato riferito di 300 scosse in otto giorni, 90 negli ultimi 3, eppure si dice che non ci sono i caratteri della straordinarietà». Poi ha aggiunto una frecciata: «Chissà come sarebbe stata partecipata la riunione se si foss parlato di regioni diverse da Calabria e Basilicata».

Accesa anche la questione della richiesta dello stato l’emergenza: Angela Napoli (Fli) ha chiesto come mai il governatore Scopelliti affermi di aver presentato la domanda, mentre il Governo dichiari di non averla mai ricevuta. «La Regione non può presentarla se la Protezione civile afferma che non ci sono gli estremi» ha replicato la pdl Jole Santelli. E Pierfelice Zazzera (Idv) ha invitato di evitare, almeno in questo caso, il «rimpallo di responsabilità».

 

LO STATO D’EMERGENZA E I PALETTI – E’ diventata una patata bollente, quella della proclamazione dello stato d’emergenza. La possibilità di dichiararla o meno non può non tener conto dei paletti fissati dalla legge 100, che ha riformato la Protezione Civile.   Lo ha precisato proprio la Protezione Civile in serata, per far chiarezza sulla vicenda. «La legge 100 – afferma il Dipartimento – prevede la possibilità di dichiarare lo stato di emergenza a livello nazionale in caso di eventi che ‘in ragione della loro intensità ed estensione debbono, con immediatezza d’intervento, essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari da impiegare durante limitati e predefiniti periodi di tempo per il soccorso e l’assistenza alle popolazioni colpite, per la messa in sicurezza degli edifici, per il ripristino dei servizi essenziali».    Al momento, invece, «le amministrazioni ordinariamente competenti stanno provvedendo a svolgere tutte queste attività, con mezzi e strumenti ordinari e ciò – precisa il Dipartimento – non significa che la ricognizione delle esigenze che le Regioni stanno compiendo sul territorio non possa fare modificare la situazione esistente».   Sempre in base alla legge, inoltre, «gli interventi di messa in sicurezza strutturale (azione che, al momento, appare la più urgente) non ricadono nelle competenze della protezione civile, così come il ristoro dei danni; le risorse per questo tipo di attività andrebbero in ogni caso reperite attraverso una normativa primaria, come peraltro avvenuto anche nel recente terremoto in Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto». E, quindi, «la circostanza che la Regione Basilicata e la Regione Calabria non abbiano, al momento, fatto la richiesta della dichiarazione di stato d’emergenza nazionale, è la dimostrazione che si stanno acquisendo tutti gli elementi necessari o per avanzare tale richiesta o per auspicare un intervento normativo al fine di reperire le risorse necessarie per coprire i danni subiti e gli interventi strutturali necessari». Si tratta cioè di pianificare interventi per il restauro dei danni ma anche per il consolidamento. E questa, secondo la Protezione civile, non è un’emergenza.

 

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