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La struttura potentina è in buona salute, ha i conti in ordine e può vantare professionalità importanti: perchè pagare ancora la cattiva gestione della sede centrale? Lo stanno dicendo da lì, dal tetto dell’ex ospedale psichiatrico di Potenza su cui si sono accampati giovedì pomeriggio. I lavoratori del Don Uva di Potenza resteranno in presidio a oltranza, fino a quando – dicono – non riceveranno lo stipendo che avanzano da settembre. Da tempo sindacati e lavoratori chiedono l’indipendenza della struttura potentina dalla Casa della Divina Provvidenza, che ha sedi anche a Bisceglie e Foggia. Negli ultimi mesi la struttura sanitaria è finita anche al centro di un’inchiesta della Procura della Repubblica di Trani: la contestazione è truffa ai danni del servizio sanitario. La preoccupazione, a Potenza, non fa che aumentare. I lavoratori lucani non percepiscono lo stipendio da un paio di mesi: dopo diverse proteste, assemblee, incontri e persino alcuni provvedmenti del consiglio regionale, la situazione continua a non sbloccarsi. Da ieri hanno deciso di alzare il livello della protesta: alcuni di loro sono saliti sul tetto dell’ex ospedale psichiatrico, ora diventato una struttura di riabilitazione di eccellenza. L’assessore regionale alla salute, Attilio Martorano, ha sottolineato come la Regione si aspetti «che il Don Uva operi con coerenza e senso di responsabilità, senza tradire ancora una volta le attese legittime dei lavoratori. Un dietro front sul pagamento degli stipendi non potrà essere accettato e, in tal caso, la Regione dovrà agire di conseguenza, prendendo atto che la situazione non darebbe più affidabilità nel mantenimento dei livelli essenziali di assistenza per assicurare i quali dovrebbe essere valutata ogni possibile soluzione che consenta il superamento del rapporto con l’ente al centro della difficile situazione attuale».   Nel corso di un incontro in Regione, giovedì scorso, l’amministrazione dell’istituto ha spiegato che «per via dell’istanza di fallimento, il pagamento delle mensilità arretrate deve essere autorizzato dal Tribunale di Trani».   La «stessa dirigenza dell’istituto è impegnata ad assicurare il pagamento della mensilità di settembre, quella che solo i lavoratori lucani del Don Uva non hanno ancora percepito, entrò il 7 dicembre. Se il Tribunale di Trani non dovesse autorizzare il pagamento, dovrà essere comunque corrisposto lo stipendio di novembre, almeno per la parte maturata dopo la presentazione del concordato preventivo, che l’ente ha effettuato il 7 novembre».   Martorano ha evidenziato che «se questo impegno non dovesse essere rispettato la Regione Basilicata dovrebbe individuare soluzioni alternative alla collaborazione con l’Ente Don Uva per assicurare le prestazioni ora fornite da questo ente, secondo quanto già discusso ed approvato dal consiglio regionale». Nel frattempo, i lavoratori restano in presidio ad oltranza. 

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