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Resteranno in carcere il salviano Giovanni Agoglia e il materano Giovanni Castellano, entrambi imprenditori coinvolti nell’ultima inchiesta dei pm potentini sul business dei rifiuti dei 28 comuni del bacino “centro” della provincia di Potenza. Lo ha deciso ieri mattina dopo una camera di consiglio durata due giorni il Tribunale del riesame del capoluogo presieduto da Candida De Angelis e composto a latere dai giudici Federica Villano e Ivana Salvatore. Per il policorese Cosimo Guida, il terzo a finire in manette lo scorso 17 dicembre, la misura della detenzione in carcere è stata convertita con gli arresti domiciliari.

Sono tutti accusati, in quanto rispettivamente amministratore della stazione di trasferenza di Tito Scalo, ex gestore della discarica di Salandra, e attuale gestore della discarica comprensoriale di Tricarico, di aver stretto un accordo per lucrare sul mancato trattamento del rifiuto indifferenziato raccolto dai cassonetti di Potenza e dintorni, smaltito per anni come se fosse stato già vagliato a caccia di metalli, batterie eccetera. Solo che il vaglio meccanico necessario per questa operazione nella stazione di trasferenza di Tito Scalo non esisteva, tantomeno nelle discariche vere e proprie. Ma all’occorrenza c’era anche chi cambiava senza troppi scrupoli il codice sulle bolle di accompagnamento dei camion compattatori, da rifiuto indifferenziato con una probabile componente pericolosa a rifiuto trattato con l’estrazione dei metalli. Così da un lato sarebbero state smaltite in maniera illecita più di 16mila tonnellate di “tal quale” col rischio “probabile se non di certo realizzo” di un inquinamento del suolo e della falda circostante, e dall’altra Agoglia e “soci” si sarebbero intascati circa 4milioni e mezzo di euro pagati dalle amministrazioni dei comuni del bacino “centro” di Potenza per un servizio a regola d’arte, che invece gli inquirenti – visto come andavano realmente le cose – considerano il frutto di una truffa bella e buona.  

Sempre ieri il tribunale del Riesame ha rimesso in libertà il gestore della discarica di Lauria Gaetano Papaleo, e un collaboratore di Guida, Bruno Longo, che erano ristretti da due settimane ai domiciliari; più i dirigenti del comune di Matera Francesco Gravina e Franco Pepe (entrambi non più in servizio ma per altre vicende giudiziarie), indagati in quanto rappresentanti dell’amministrazione che fino a poco tempo fa ha gestito la discarica di Pisticci, e per questo sottoposti all’obbligo di firma.

Nei prossimi giorni verranno depositate le motivazioni della decisione ma sul rigetto dei ricorsi di Agoglia e Castellano ha pesato senza dubbio il timore di possibili condizionamenti sull’inchiesta dei militari del Reparto operativo e del Noe dei carabinieri di Potenza, che volge alle ultime battute. Proprio durante l’udienza davanti ai giudici del Riesame è infatti emerso un nuovo episodio, che non era stato già considerato nell’ordinanza del gip Tiziana Petrocelli, su cui si sono concentrate le attenzioni degli inquirenti, i pm Sergio Marotta e Francesco Basentini. Al centro c’è una delega di funzioni da parte di Castellano quanto alla gestione della discarica comunale di Salandra. La delega a terzi risulta precedente al controllo effettuato dal Noe all’interno dell’impianto lo scorso 13 giugno, ma da alcune intercettazioni di Castellano e dei suoi collaboratori nei giorni successivi sarebbe emerso in maniera inequivocabile che è stata predisposta soltanto dopo, alterando la data per cercare di scaricare le responsabilità per quanto emerso durante l’ispezione e in particolare proprio il fatto di aver smaltito dei rifiuti che non erano stati sottoposti preventivamente ai trattamenti previsti dalla legge.   

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