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POTENZA – «Ho accettato con convinzione di dare una mano a questa sfida in un momento cruciale per il Paese. Lo dico da studiosa di storia: siamo in
una fase molto simile al secondo dopoguerra, di emergenza e di ricostruzione, in cui c’è bisogno di scelte per una politica “buona”. Io
porto la mia esperienza e le mie idee perché penso si debba uscire definitivamente dal periodo berlusconiano e iniziare un nuovo percorso».

All’indomani della nomina a capolista del Pd lucano al Senato, Emma Fattorini è tra i suoi studenti alla Sapienza di Roma, dove insegna Storia
contemporanea. Quell’università che «è un po’ il simbolo della crisi che il Paese sta attraversando e che vedo sul viso un po’ rassegnato di questi
ragazzi». Romagnola d’origine ma da tempo residente a Roma, è intellettuale cattolica di grande prestigio, eminente studiosa della chiesa
contemporanea.

Professoressa, partiamo dalla Basilicata. Che rapporti ha con questa terra?
«Conosco bene diverse realtà ecclesiali della regione, che ha un’importante tradizione da questo punto di vista. Ho tanti amici e fatto
molte letture sulla Basilicata e la sua storia: so che è una terra ricchissima di cultura, di esperienze, di passione. Di sicuro ci sarà modo
di approfondire questa conoscenza». 

Lei è conosciuta come intellettuale cattolica di spicco e finora non si era mai impegnata direttamente in politica. Perché adesso?
«Innanzitutto perché è un momento molto difficile e, per un credente, l’impegno può essere doppio: nel sociale ma anche in politica. Poi credo
che i cattolici non debbano solo garantire gli interessi che ruotono attorno a loro ma lavorare per l’interesse collettivo. La chiave è
mescolarsi, sale e lievito insomma». 

I cattolici, però, guardano anche altrove. Perché con Bersani?
«I credenti stanno un po’ in tutti i partiti. Finora, però, non hanno prodotto classi dirigenti efficaci né tanti contenuti di cultura politica e
su questo bisognerà lavorare. Per me è importante un taglio democratico e riformista, che sia molto aperto alleanze, che sicuramente faremo. Su
tutto, deve prevalere uno spirito di responsabilità nazionale». 

E della coalizione centrista che sostiene Monti che ne pensa?
«Ho tanti amici nell’area Monti, non li demonizzo, però penso che con quest’operazione rischi di bruciare l’immagine che si era costruito. Ad
ogni modo, quell’area moderata esiste e credo che sia giusto che si organizzi per avere una rappresentanza. Vedremo che ne uscirà fuori».

Sa che la sua nomina diretta da Roma ha tagliato fuori dalle liste del Pd lucano altre donne che avevano partecipato alle primarie e suscitato
diversi malumori.

«Posso dire sinceramente che mi dispiace se ho  penalizzato persone che hanno lavorato sul territorio, ancora di più se sono donne. Ho grande
rispetto del loro impegno. Purtroppo, questi sono gli aspetti più crudi della politica, forse per questo finora non l’ho mai fatta attivamente. Non
voglio essere ipocrita, però: ho messo a disposizione la mia esperienza e la mia storia perché voglio stare dentro a questa sfida con impegno e
responsabilità». 

Le priorità da seguire per la Basilicata?
«Innanzitutto il lavoro, come per il resto del Mezzogiorno d’altra parte. Poi dobbiamo aiutare i ceti più disagiati e le situazioni più provate dalla
crisi. Al Sud ci sono troppe manifestazioni di solitudine materiale ma anche morale: stare dalla loro parte è un’altra priorità assoluta. Per
farlo bisogna colpire i grandi patrimoni, i cosiddetti “paperoni”, ma senza acredine, piuttosto con uno spirito positivo, di equità, recuperando i ceti
alti ad un’idea di sviluppo che non penalizzi gli ultimi». 

Professoressa, una curiosità. Ma in Basilicata c’è mai stata?
«Diverse volte. Anzi confesso di essere un’appassionata di Matera, che considero una meraviglia assoluta non solo italiana. C’ho portato mio
figlio: è quasi un presepe vivente, e in una credente suscita emozioni particolari».
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