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luogo: a Moliterno neanche un voto 
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Fischi a Matera per il professore
«Hanno ragione, li capisco. E’ stato un anno terribileMa dobbiamo continuare l’opera riformatrice» 
di PIERO QUARTO e ANTONELLA GIACUMMO
MATERA – Una bordata di fischi e l’ingresso del teatro Duni bloccato che ha costretto il presidente del Consiglio Mario Monti a uscire da un’uscita di emergenza. Così ieri sera Matera ha salutato il premier appena arrivato per il suo comizio dopo una lunga giornata elettorale. «Visto che abbiamo poco tempo evitiamo gli applausi, al massimo qualche fischio» ha ironizzato poi nel teatro, mentre fuori la protesta costringeva le forze dell’ordine a chiudere la porta dell’ingresso principale del Duni. Forse una cinquantina i contestatori fuori dalla porta. Monti nel teatro però non ha evitato una risposta diretta: «ho sentito la gente fischiare, protestare, dico che hanno ragione, li capisco. In questa condizione abbiamo chiesto una serie di sacrifici importanti e io non sono talmente sadico da averlo fatto a cuor leggero. Ma dobbiamo continuare quest’opera riformatrice, altrimenti non so proprio dove saremmo oggi». Monti ha parlato di periodo “terribile” ma anche di essere stato fermato a destra come a sinistra nella sua opera “riformatrice” dalla giustizia al lavoro.
POTENZA – Il professore arriva elegante come al solito. Sorridente, ironico ma inavvicinabile, stretto da un cordone di sicurezza senza pari. Al Park Hotel è stato invitato per discutere di giovani e Mezzogiorno e anche se la platea è composta quasi esclusivamente da persone anagraficamente non più giovani, lui sembra divertito da questo secondo incontro lucano. La sala divisa in due, con la sedia per il professore e del suo interlocutore – il candidato Francesco Sacco – a fare da spartiacque. Attorno il pubblico. Volti noti, tanti cittadini che ascoltano e applaudono alle battute di Monti, premier tecnico che punta a cambiare l’Italia. Anche la sua mentalità. E per spiegare meglio usa una metafora calcistica: «L’Italia ha un enorme potenziale di innovazione e creatività. E ciò spiega la presenza di tante imprese piccole e medie riconosciute anche a livello internazionale. Siamo, però, dei pessimi giocatori di squadra e non raramente ci capita di fare autogol. Da un lato abbiamo quello straordinario senso di protezione che ci consente di far rete nei momenti di difficoltà. Ma è proprio questo che poi porta a favorire l’amico, il parente. Per affermarci a livello economico, bisogna cambiare questa mentalità». 
Sono i pochi giovani in sala a fargli le domande: sull’Università, sui test di ammissione e sulle tasse universitarie (che Monti ha annunciato verranno alzate ma progressivamente per aiutare i più deboli). Sembrano domande preparate apposta per l’ex rettore della Bocconi che, infatti, risponde tra i sorrisi del buon padre di famiglia e le battute. C’è anche la domanda di Vincenzo, portatore di handicap e psicologo che chiede conto della qualità della continuità assistenziale. «Ha ragione, le leggi ci sono ma non sono rispettate». Poi il dibattito inizia a scaldarsi. C’è l’amministratore di Gallicchio che è anche imprenditore e chiede conto al premier della lentezza burocratica e quella dei pagamenti degli enti pubblici alle imprese. Ma chiede anche delle banche e del credito inesistente. C’è il giovane coordinatore dell’Udc della Val d’Agri che gli chiede perché, se la Basilicata è il Texas d’Europa, i suoi coetanei debbano emigrare per trovare lavoro. C’è un vecchio parlamentare che chiede com’è che finora non si è mai riusciti a rompere l’isolamento della regione. «Per rompere l’isolamento – risponde Monti – sarebbe necessario eliminare la cappa della politica». Per le altre risposte non c’è tempo. «Devo correre a Matera: è previsto un collegamento con la trasmissione “Leader” di Lucia Annunziata e non posso tardare». 
E così, dopo aver annunciato (in caso di vittoria) la creazione del Fondo opportunità, destinato ai giovani e finanziato con un taglio delle pensioni d’oro, «perché tutti possano avere un eguale punto di partenza», il premier scappa via lasciando senza risposta tante domande. Ma forse è il prezzo questo di una campagna elettorale mordi e fuggi, dove ogni tappa può rubare al viaggio al massimo mezzora. E che lascia in chi chiede risposte tanto amaro in bocca.

MATERA – Una bordata di fischi e l’ingresso del teatro Duni bloccato che ha costretto il presidente del Consiglio Mario Monti a uscire da un’uscita di emergenza. Così ieri sera Matera ha salutato il premier appena arrivato per il suo comizio dopo una lunga giornata elettorale. «Visto che abbiamo poco tempo evitiamo gli applausi, al massimo qualche fischio» ha ironizzato poi nel teatro, mentre fuori la protesta costringeva le forze dell’ordine a chiudere la porta dell’ingresso principale del Duni. Forse una cinquantina i contestatori fuori dalla porta. Monti nel teatro però non ha evitato una risposta diretta: «ho sentito la gente fischiare, protestare, dico che hanno ragione, li capisco. In questa condizione abbiamo chiesto una serie di sacrifici importanti e io non sono talmente sadico da averlo fatto a cuor leggero. Ma dobbiamo continuare quest’opera riformatrice, altrimenti non so proprio dove saremmo oggi». Monti ha parlato di periodo “terribile” ma anche di essere stato fermato a destra come a sinistra nella sua opera “riformatrice” dalla giustizia al lavoro.

 

 

POTENZA – Il professore arriva elegante come al solito. Sorridente, ironico ma inavvicinabile, stretto da un cordone di sicurezza senza pari. Al Park Hotel è stato invitato per discutere di giovani e Mezzogiorno e anche se la platea è composta quasi esclusivamente da persone anagraficamente non più giovani, lui sembra divertito da questo secondo incontro lucano. La sala divisa in due, con la sedia per il professore e del suo interlocutore – il candidato Francesco Sacco – a fare da spartiacque. Attorno il pubblico. Volti noti, tanti cittadini che ascoltano e applaudono alle battute di Monti, premier tecnico che punta a cambiare l’Italia. Anche la sua mentalità. E per spiegare meglio usa una metafora calcistica: «L’Italia ha un enorme potenziale di innovazione e creatività. E ciò spiega la presenza di tante imprese piccole e medie riconosciute anche a livello internazionale. Siamo, però, dei pessimi giocatori di squadra e non raramente ci capita di fare autogol. Da un lato abbiamo quello straordinario senso di protezione che ci consente di far rete nei momenti di difficoltà. Ma è proprio questo che poi porta a favorire l’amico, il parente. Per affermarci a livello economico, bisogna cambiare questa mentalità». Sono i pochi giovani in sala a fargli le domande: sull’Università, sui test di ammissione e sulle tasse universitarie (che Monti ha annunciato verranno alzate ma progressivamente per aiutare i più deboli). Sembrano domande preparate apposta per l’ex rettore della Bocconi che, infatti, risponde tra i sorrisi del buon padre di famiglia e le battute. C’è anche la domanda di Vincenzo, portatore di handicap e psicologo che chiede conto della qualità della continuità assistenziale. «Ha ragione, le leggi ci sono ma non sono rispettate». Poi il dibattito inizia a scaldarsi. C’è l’amministratore di Gallicchio che è anche imprenditore e chiede conto al premier della lentezza burocratica e quella dei pagamenti degli enti pubblici alle imprese. Ma chiede anche delle banche e del credito inesistente. C’è il giovane coordinatore dell’Udc della Val d’Agri che gli chiede perché, se la Basilicata è il Texas d’Europa, i suoi coetanei debbano emigrare per trovare lavoro. C’è un vecchio parlamentare che chiede com’è che finora non si è mai riusciti a rompere l’isolamento della regione. «Per rompere l’isolamento – risponde Monti – sarebbe necessario eliminare la cappa della politica». Per le altre risposte non c’è tempo. «Devo correre a Matera: è previsto un collegamento con la trasmissione “Leader” di Lucia Annunziata e non posso tardare». E così, dopo aver annunciato (in caso di vittoria) la creazione del Fondo opportunità, destinato ai giovani e finanziato con un taglio delle pensioni d’oro, «perché tutti possano avere un eguale punto di partenza», il premier scappa via lasciando senza risposta tante domande. Ma forse è il prezzo questo di una campagna elettorale mordi e fuggi, dove ogni tappa può rubare al viaggio al massimo mezzora. E che lascia in chi chiede risposte tanto amaro in bocca.

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