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Se il venerdì di passione ha portato sul Golgota quel che resta della politica italiana, la Pasqua non porta resurrezione neppure sulla croce lucana.  Bisognerà attendere ancora un paio di giorni per conoscere quale sara’ la giunta del presidente temporeggiatore che dovrà assumersi la responsabilità del governo regionale in questo sgoccioli di legislatura. Mai come in questo momento le trame sfilacciatissime del tessuto istituzionale e i cordoni degli equilibri locali sono annodati. De Filippo, in buon ritiro nella sua Sant’Arcangelo, era partito, all’indomani del voto che ha per la prima volta ha portato dalle nostre parti i numeri del dissenso, con i propositi di un rinnovamento che desse l’idea, anche nella forma (cioè nella scelta degli uomini) di un cambio di marcia. I dubbi di qualche nominato ma soprattutto l’ostracismo degli alleati di centrosinistra che Luongo chiama necessita’ di   mediazione lo ha riportato verso soluzioni più ortodosse per il tipo di dialettica politica finora declinata. Sapremo nelle prossime ore se sara’ confermata la squadra attualmente al lavoro fino a giugno o se entreranno in Giunta nomi interni di consiglieri regionali per i quali non sara’ necessario neppure fare schede di presentazione ai nostri elettori. La prima ipotesi salverebbe l’assessore esterno Martorano, siglando, ancora una volta, la mediazione delle mediazioni con Vincenzo Folino, a sua volta in ritiro a Pietrapertosa. Il neo onorevole ancora non ha sciolto la riserva, conservando al momento il suo posto in consiglio regionale com’e’ stato finora abitudine e pretesa di molti. L’appello in questi giorni fatto dal Quotidiano attraverso gli scritti di Andrea DI Consoli non sono un braccio di forza tra presunti giornalisti e uno dei massimi rappresentanti del potere lucano. Giammai faccende private, come sembra a volte percepire il politico con un carattere poco garbato più che brutto. L’ostinazione a non dare spiegazioni ai cittadini e’ uno dei motivi che ha portato il Pd lucano a non capirsi più con i suoi elettori. Spiegazioni le fornisce il sindaco di Pignola, IGnazio Petrone. Sulle rive di Otranto spiega le necessita’ amministrative del suo comune e dei tempi che si sono dati. Una logica che se apparentemente potrebbe dare l’idea di una cultura della responsabilità, in realtà nasconde tatticismi preelettorali che proprio a Pignola mettono in discussione le scelte del vecchio Pd.  E il partito-Regione si staglia sempre piu’ come un colosso dai piedi d’argilla. Speranza a Roma fa l’alfiere dei giovani turchi alla destra del suonato Bersani, incapace di dare una scossa alla Basilicata democratica. Chi guidera’ il piu’ grande partito lucano? Non si sa. Non si conoscono dibattito, tesi e prospettive, solo misure e bilancino di una pace armata vuota quanto inutile. Prevale la logica di lobby probabilmente messa sotto scacco da qualche colonnello che coltiva sogni di gloria. Il mantra prima il Paese, poi il partito e solo dopo le aspirazioni personali e’ una piramide rovesciata in cui il personalismo prevale sul destino collettivo. Mentre al Quirinale si cerca con ostinazione una strada utile alla salvezza nazionale chiamando all’impegno il senatore Filippo Bubbico, in Basilicata suonano solo le campane della Pasqua e il dialogo con l’opposizione e’ il ronzio del solito inciucio utile a mantenere salve le poltrone e gli sgabelli. I  giovani tornati per le vacanze masticano amaro con il biglietto di ritorno in tasca maledicendo la propria terra che non vuole accoglierli, quelli che restano di ponte conoscono solo vacanze forzate e non il reddito,  le file dei poveri alle mense della Chiesa crescono a dismisura. E la politica fa finta che nulla sia cambiato speculando solo su quale possa essere la miglior via di fuga personale per ridurre il danno rispetto ai soldi pubblici spesi per il proprio diletto e per il proprio guadagno. Non sara’ un canto isolato del Grillo a salvare un quadro istituzionale locale che a vent’anni dalla sua nascita mostra fiato corto e mancanza di idee e di strategia. In Basilicata chi fara’ nascere il partito della Basilicata e dei lucani? Non abbiamo la sfera di cristallo per poterlo annunciare. Possiamo indicare solo qualche simbolico esempio. Nel venerdi’ Santo e’ morto un grande italiano. Si chiamava Enzo Jannacci. Un cardiologo che sapeva adoperare parole, musica e arte pensando spesso agli ultimi. Ma qui da noi chi governa di quell’autore ha solo ben presente, il suo celebre ritornello che recita:”Vengo anch’io, no tu no”.

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