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Inutile girarci intorno. Il rimpasto di giunta si farà, si deve
fare e più si prende tempo e peggio è. La verità è che la coperta è corta.
E non solo per la riduzione del numero degli assessori. Quello influisce.
E’ lapalissiano. Dove stavano stretti in sei figurarsi in 4. Ma la
questione è anche un’altra. Da qualunque lato la si guardi c’è qualcuno che
la vede in maniera diversa. E va da sè che alla fine della “giostra” delle
trattative e delle ipotesi, delle forzature e delle richieste ci sarà
qualcuno (pochi in verità) che sorrideranno e molti che non saranno per
nulla contenti della nuova giunta.
E non è invidiabile in questo momento la posizione del presidente della
giunta regionale Vito De Filippo, al quale spetta la parola finale. A cui
spetta insomma sia l’onore che la l’onere di firmare il documento di
nomina. Perchè al netto del “tormentone” degli esterni o degli interni la
questione è delicata e va al di là di una mera valutazione sul carattere
del profilo dell’assessore perfetto.
De Filippo da parte sua ci prova a spiegare che più che i nomi sono
importanti i programmi e le cose da fare. Ed è anche vero. La situazione è
difficile: servono idee, entusiasmo e serietà. Non basta mettere un nome
qualsiasi per risolvere i problemi. Non ci sono “Mandrake” in circolazione
tanto più spendibili in questa fase.
Forse sarebbe auspicabile un’amnesia collettiva. Per ricominciare tutto
dall’inizio con calma. Ma ormai la questione è troppo avanzata e il
“balletto” ha stancato anche gli stessi protagonisti. Il gioco è ormai
troppo chiaro: in consiglio regionale, e cioè le forze che sostengono la
maggioranza di centrosinistra sono per una giunta composta da consiglieri
regionali. I vertici del Pd a partire da Antonio Luongo, Roberto Speranza e
Vincenzo Folino sono a vario livello propensi verso una giunta esterna o
per lo meno mista. La motivazione ufficiale: dare un segnale forte di
rinnovamento e cambio di passo dopo la “debacle” elettorale del 25 febbraio
scorso. Poi ci sono le interpretazioni: salvare Martorano dalla giunta?
Aggiustare e modificare gli equilibri all’interno del Partito regione?
Preparare il futuro a via Verrastro. Ma ce ne potrebbero essere altre dieci
di interpretazioni. Rimane che la Regione sta scontando anche l’incerto
scenario nazionale. In più è nata una strana frenesia. Sui lucani pare
caduta la responsabilità di tutto il Paese. A Bubbico il “saggio” spetta il
compito di salvare l’Italia per mandato di Giorgio Napolitano in persona. A
Speranza il compito di salvare Bersani e le residue possibilità di un
governo guidato dal segretario nazionale. La truppa parlamentare lucana
insomma pare frastornata da tanta “grazia” e da tante responsabilità. E
dagli schemi di correnti. In tutto questo il destino della Basilicata
sembra essere rimasto solo sulle spalle di De Filippo che pure guarda a
Roma non senza aspettative senza poter contare nemmeno su una squadra di
saggi creata ad hoc. E così il tempo passa e le soluzioni si intrecciano,
si sommano e si torna al punto di partenza che è sintetizzato dalla
domanda: “meglio esterni o interni?”. Ma rimane un Pd che non ha ancora
scelto come affrontare la fase fino al congresso per il dopo Speranza e una
giunta a 4 che lo era già da mesi e che è in fase di stallo. Ma ogni giorno
potrebbe essere quello giusto.
Ad ogni modo in un quadro così complesso decide di uscire allo scoperto da
deputato anche Vincenzo Folino che ieri ha rilasciato la sua prima
dichiarazione politica. E lo fa dicendo tutto il bene del mondo
dell’approvazione da parte del Parlamento della relazione per lo sblocco
dei pagamenti della pubblica amministrazione alle imprese. Quel
provvedimento a cui sta lavorando la Commissione speciale del Senato
guidata dal Senatore Filippo Bubbico. E Folino però non dimentica la
“Regione” auspicando”: «Ora si tratta di andare oltre, adottando misure in
grado di allentare i vincoli del Patto di stabilità per permettere agli
enti locali e alle Regioni di assicurare servizi essenziali per i
cittadini».

Inutile girarci intorno. Il rimpasto di giunta si farà, si devefare e più si prende tempo e peggio è. La verità è che la coperta è corta.E non solo per la riduzione del numero degli assessori. Quello influisce.

E’ lapalissiano. Dove stavano stretti in sei figurarsi in 4. Ma laquestione è anche un’altra. Da qualunque lato la si guardi c’è qualcuno chela vede in maniera diversa. E va da sè che alla fine della “giostra” delletrattative e delle ipotesi, delle forzature e delle richieste ci saràqualcuno (pochi in verità) che sorrideranno e molti che non saranno pernulla contenti della nuova giunta.E non è invidiabile in questo momento la posizione del presidente dellagiunta regionale Vito De Filippo, al quale spetta la parola finale. A cui spetta insomma sia l’onore che la l’onere di firmare il documento dinomina. Perchè al netto del “tormentone” degli esterni o degli interni laquestione è delicata e va al di là di una mera valutazione sul caratteredel profilo dell’assessore perfetto.
De Filippo da parte sua ci prova a spiegare che più che i nomi sonoimportanti i programmi e le cose da fare. Ed è anche vero. La situazione èdifficile: servono idee, entusiasmo e serietà. Non basta mettere un nomequalsiasi per risolvere i problemi. Non ci sono “Mandrake” in circolazionetanto più spendibili in questa fase.
Forse sarebbe auspicabile un’amnesia collettiva. Per ricominciare tuttodall’inizio con calma. Ma ormai la questione è troppo avanzata e il“balletto” ha stancato anche gli stessi protagonisti. Il gioco è ormaitroppo chiaro: in consiglio regionale, e cioè le forze che sostengono lamaggioranza di centrosinistra sono per una giunta composta da consiglieriregionali. I vertici del Pd a partire da Antonio Luongo, Roberto Speranza eVincenzo Folino sono a vario livello propensi verso una giunta esterna oper lo meno mista. La motivazione ufficiale: dare un segnale forte dirinnovamento e cambio di passo dopo la “debacle” elettorale del 25 febbraioscorso. 
Poi ci sono le interpretazioni: salvare Martorano dalla giunta?Aggiustare e modificare gli equilibri all’interno del Partito regione?Preparare il futuro a via Verrastro. Ma ce ne potrebbero essere altre diecidi interpretazioni. Rimane che la Regione sta scontando anche l’incertoscenario nazionale. In più è nata una strana frenesia. Sui lucani parecaduta la responsabilità di tutto il Paese. A Bubbico il “saggio” spetta ilcompito di salvare l’Italia per mandato di Giorgio Napolitano in persona. ASperanza il compito di salvare Bersani e le residue possibilità di ungoverno guidato dal segretario nazionale. 
La truppa parlamentare lucanainsomma pare frastornata da tanta “grazia” e da tante responsabilità. Edagli schemi di correnti. In tutto questo il destino della Basilicatasembra essere rimasto solo sulle spalle di De Filippo che pure guarda aRoma non senza aspettative senza poter contare nemmeno su una squadra disaggi creata ad hoc. E così il tempo passa e le soluzioni si intrecciano,si sommano e si torna al punto di partenza che è sintetizzato dalladomanda: “meglio esterni o interni?”. Ma rimane un Pd che non ha ancorascelto come affrontare la fase fino al congresso per il dopo Speranza e unagiunta a 4 che lo era già da mesi e che è in fase di stallo. Ma ogni giornopotrebbe essere quello giusto.
Ad ogni modo in un quadro così complesso decide di uscire allo scoperto dadeputato anche Vincenzo Folino che ieri ha rilasciato la sua primadichiarazione politica. E lo fa dicendo tutto il bene del mondodell’approvazione da parte del Parlamento della relazione per lo sbloccodei pagamenti della pubblica amministrazione alle imprese. Quelprovvedimento a cui sta lavorando la Commissione speciale del Senatoguidata dal Senatore Filippo Bubbico. 
Folino però non dimentica la “Regione” auspicando”: «Ora si tratta di andare oltre, adottando misure ingrado di allentare i vincoli del Patto di stabilità per permettere aglienti locali e alle Regioni di assicurare servizi essenziali per icittadini».

 

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