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All’indomani delle scuse del presidente della Repubblica che dimenticò una saggia tra i saggi, un sussulto rovinò la Pasqua a sud di Eboli. Ahinoi, e le donne? Se l’erano dimenticate a fare la pastiera di Pasquetta. De Filippo ha avuto un sussulto. Forse Luongo gli ha acceso la lampadina. Maledizione, non le avevano previste. La Giunta di rinnovamento che si apprestava ad essere varata con la salsiccia ancora in corpo all’indomani delle feste, rischiava di provocare la reazione bellicosa di chi, non pervenuta per voto in consiglio regionale, era destinata a restare fuori dalla soluzione interna. Ma come tenerle fuori, benedette politichesse sgomitanti. Come contenere il fuoco che si sarebbe scatenato per la vile dimenticanza. Proprio mentre Napolitano si scusava, e la Bonino incalzava, le Rivelli di Potenza li avrebbero attesi con il matterello in mano. Da tre che erano, neppure una. No, no, giammai. Allora meglio un passo indietro, anzi, con questa scusa servita su un piatto d’argento, meglio due passi indietro. Rimescoliamo tutto. I programmi, ecco, meglio buttarla sui programmi. Prima le cose da fare e poi gli orgranigrammi. In fondo una Giunta c’è già. Modello governo Monti. Ridotta, oh certo, ma questo è un bene, no? Poco importa che la riduzione sia stata forzata, causa pm. Per fortuna la Mazzocco aveva lasciato e così la squadra non era spaiata, al contrario di come si usa con le rose. Una giunta compatta da far passare come criterio di rinnovamento. Fortemente sostenuta a suon di mozione. Di necessità virtù. Mai come in questo caso.
Allora. Se per un attimo, se solo per un attimo nella testa di chi ci governa è passato un pensiero di parità siamo convinte che sia stato solo per mettere una x insieme a una y. Perciò tranquilli. La cosa non ci riguarda. Rileggetevi Gramellini di ieri sulla Stampa: «i dibattiti destinati al nulla le lasciano indifferenti e anche un po’ insofferenti. Se qualcuno le avesse incautamente coinvolte, avrebbero forse accettato — per naturale cortesia o legittima vanità — di partecipare alla prima riunione. Ma, annusata l’aria sterile, ci avrebbero messo un attimo a recuperare borsetta e paltò, lasciare i Saggi alla loro saggezza, correre ad occuparsi delle decine di adempimenti pratici che costellano la giornata di ogni essere di sesso femminile in un Paese che sulle donne ha scaricato la latitanze della collettività». Ma poiché sappiamo che questa storia delle donne è solo la preoccupazione del politicamente corretto tra l’altro mal tollerato come la candidatura della Fattorini alla quale nessuno ha avuto il coraggio di opporsi, vi rivolgiamo una gentile supplica: lasciateci così, come un cosa posata in un angola e dimenticata. E Mastrosimone, che aspetti, dimettiti.

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