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Non cambierà le cose in Basilicata, certo, ma in Veneto non fa differenza. E non la fa neanche in Puglia. Per questo i governatori si sono resi fronte e hanno chiesto di rimettere mano al decreto sblocca crediti della pubblica amministrazione. Il provvedimento approvato dal consiglio dei ministri qualche giorno fa «ci rende possibili i trasferimenti – dice il presidente lucano De Filippo – solo agli enti locali. Vengono discriminate le aziende creditrici verso di noi. Urgono correttivi». 
Il provvedimento è stato accolto con grande entusiasmo dalle amministrazioni locale, strette tra tagli centrali e patto di stabilità. Il paradosso a cui gli enti sono abituati da tempo sta nell’avere spesso liquidità in cassa e non poter spendere quelle risorse, in genere per pagare imprese creditrici e fornitori, per il vincolo di equilibrio tra entrate e uscite stabilito dall’unione europea e recepito dal Paese. A sforare il patto di stabilità – nonostante siano ormai molti gli amministratori decisi a non aver paura di superare il blocco – le conseguenze pe run ente sono pesanti, tra nuovi tagli e stop alle manovre finanziarie sull’ordinario. Così il decreto che ha sbloccato 40 milioni di euro sul patto per aprire le casse dei comuni è stato accolto come una leva per far respirare le martoriate economie locali. 
Ma se i Municipi ringraziano, dalle regioni si muovono parecchi appunti. «Di fronte ad una crisi che produce effetti devastanti sul tessuto produttivo e sulle persone la serietà del momento consiglierebbe di evitare annunci a effetto destinati a rivelarsi, almeno in parte, un bluff», dice ancora De Filippo. 
Vuole far chiarezza sul fatto che «il decreto sblocca crediti non smuove un solo centesimo dei debiti delle Regioni verso le imprese». Chairito il punto, bisogna «mettersi a lavorare con serietà per risolvere questa situazione». 
Si appella ai parlamentari lucani, compreso Filippo Bubbico, il senatore chiamato nel gruppo dei “saggi”, a proporre idee e programmi urgenti su economia e sociale. Ché il governo ancora non c’è a la situazione del Paese non è delle migliori. 
«A fronte di misure di allentamento del patto di stabilità che riguardano pagamenti di debiti certi, liquidi ed esigibili di parte capitale per un importo di 5 miliardi di euro da parte degli enti locali, la misura coinvolge le Regioni dando solo la possibilità di effettuare trasferimenti in favore degli enti locali a valere sui residui passivi di parte corrente per un totale di 1,4 miliardi di euro per tutte le Regioni che significano circa 15 o 16 milioni per la Basilicata». 
Il punto, allora: «Se l’obiettivo del Decreto sblocca crediti è quello di ridare ossigeno alle imprese – dice De Filippo – non è possibile escludere le Regioni che anche ora continueranno a non poter pagare debiti scaduti relativi a lavori e opere realizzate o in corso di realizzazione, pur avendo la disponibilità di cassa. Servono, pertanto, ulteriori modifiche normative che partano da un allentamento dei vincoli del patto di stabilità per pagamenti di debiti certi, liquidi ed esigibili di parte capitale come già stabilito per gli enti locali e arrivino ad escludere dal tetto di spesa alcune voci finanziarie quali le risorse destinate alla ricostruzione nei territori colpiti da eventi sismici, i trasferimenti effettuati ai Comuni e le royalty derivanti dalle estrazioni petrolifere». 
Proprio la Basilicata poggia sul tavolo della discussione una situazione particolare. Le royalties sono esempio eclatante: la Regione le incassa direttamente dalle compagnie, ma deve tenerle bloccate pe ri vincoli del patto. 
Il rischio è di aggiungere disparità di trattamento a difficoltà. De Filippo ricorda come la Basilicata, sia per il sisma del 1980 che per quello del 1998, abbia fatto passare le risorse della ricostruzione nel proprio bilancio. Per emergenze più recenti, invece, altrove, i fondi per la ricostruzione sono stati svincolati dal patto di stabilità. 
«Il Governo – conclude De Filippo – si è ricordato della spesa delle Regioni tutte le volte che c’è stato da tagliare. Dimenticarsene ora è un’ingiustizia non verso chi le amministra, ma per il sistema delle imprese». 
Per questo serve rimediare. 
Sul tema fa sponda il presidente della Provincia di Potenza, Piero Lacorazza. «La questione posta dal presidente De Filippo credo ponga con urgenza la necessità di convocare un tavolo con Upi, Anci, Regione e parlamentari lucani, al fine di concertare i passi che potrebbero ridurre i rischi insiti nel provvedimento e migliorarne le opportunità, prima della conversione in legge del decreto stesso». Condivide le perplessità. E rilancia.
«Credo sia importante, perseguendo la strada di una maggiore semplificazione – ha aggiunto Lacorazza – trovare una soluzione sinergica che porti a delle modifiche normative nel Decreto sblocca-crediti, tali da individuare un percorso per l’esclusione dal tetto di spesa di alcune voci finanziarie, quali le royalty del petrolio e i fondi per la ricostruzione post terremoto. Nello stesso decreto – conclude il presidente – sono ripartiti i tagli destinati alle Province, che agiscono ancora una volta in maniera pesante e con criteri ingiusti e discriminatori. Da qui ai prossimi giorni, inoltre, saranno resi noti anche i riparti dei tagli ai Comuni per il 2013. Questa difficile situazione necessita, dunque, di trovare in tempi brevi una strategia unitaria tra Upi, Anci, Regione e parlamentari lucani». Prima, meglio, della discussione in parlamento. 

 

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