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POTENZA – «Tanto adesso ti arresteranno». Il senso dei messaggi con cui il fondatore della neonata cellula di grillini, il meet up “Rapolla 5 Stelle”, avrebbe tempestato il primo cittadino sarebbe stato grossomodo questo. Una persecuzione – almeno a  dire di quest’ultimo – tanto che il questore Romolo Panico ha deciso di intervenire, convocando il primo a Potenza e ammonendolo a desistere da quel comportamento.

Se qualcuno credeva ancora che lo stalking fosse roba da ex fidanzati dovrà ricredersi un bel po’. Sembra infatti che una nuova tipologia stia prendendo piede, dopo le denunce di Beppe Grillo al segretario del Pd Pierluigi Bersani e quelle di alcuni sostenitori del cavaliere contro le “toghe rosse” di Milano. Si tratta dello “stalking politico”, e a Rapolla a quanto pare se ne sentiva la mancanza, dopo una campagna elettorale finita a colpi di querele e controquerele. Chissà che non si miri sul serio al riconoscimento del paese più litigioso di tutta la Basilicata. Così anche questa è finita in Tribunale, al Tar per la precisione, dove il collegio mercoledì scorso ha respinto la richiesta di una sospensiva del provvedimento del questore avanzata da Giovanni Buccino, il sospetto stalker a 5 Stelle del sindaco Michele Sonnessa.

«Stante l’evidente natura meramente monitoria del provvedimento impugnato – è quanto scrive il consigliere Giancarlo Pennetti – risultano assenti nello stesso profili di effettivo pregiudizio grave e irreparabile». Quindi la bocciatura dell’istanza cautelare e il rinvio alla discussione nel merito per valutare se annullare l’atto o meno. Ma nel frattempo non è detto che la vicenda non torni alla ribalta comunque, dato che all’origine c’è un’altra denuncia questa volta presentata da Buccino nei confronti di Sonnessa negli uffici della procura della Repubblica di Melfi per «abuso d’ufficio e falso».

Ora Buccino preferisce non parlarne attendendo che la giustizia faccia il suo corso: parla di «vendetta» del sindaco a proposito dell’ammonimento del questore e di una «storia di malaffare e malapolitica». Nulla più. Anche se su facebook c’è sempre una sua nota dal titolo “Rapolla (Pz) terra di scienziati!”, che è stata proprio la pietra dello scandalo, a maggio di due anni fa, quando l’allora ex consigliere dei Popolari (nel ’97 Buccino aveva fatto parte della coalizione che ha sfiduciato il sindaco Domenico Marchitiello) aveva spiattellato ai quattro venti una serie di anomalie nell’ultimo concorso del Comune per la selezione di un vigile urbano. «Mi è saltato all’occhio che uno dei vigili presenti nella palestra aveva lì una figlia ed un altro vigile (più vigile del precedente) aveva lì due nipoti… figli di fratelli…» Poi c’è il racconto dell’amico del banco affianco che ha copiato lo stesso compito ma ha preso un voto diverso, e il fatto che Buccino non sa «se definire ridicolo, imbarazzante, raccapricciante, ignobile, disonesto (…) che sui 150 partecipanti circa solo due hanno preso 30/30 e sono di Rapolla». Infine l’ormai classico gioco di parole sul nome del segretario regionale del Pd, Roberto Speranza, attuale capogruppo alla Camera del partito («ed è qui che entra in campo la Speranza»), dato che Rapolla è «governata da un’amministrazione Pd-Psi» e dei due 30/30 uno è «il segretario del Partito Democratico di Rapolla» mentre «l’altro è figlio di un dipendente comunale».

Tornando all’oggi toccherebbe fermarsi un attimo agli inizi di gennaio che è quando il questore ha formalizzato l’ammonimento, e poi a marzo quando Buccino ha creato il meet up “Rapolla 5 Stelle” e il Tar ha annullato il ricorso contro il concorso della discordia presentato da alcuni dei candidati esclusi dopo il test di preselezione, ma ha riconosciuto che la nomina della commissione d’esame da parte della giunta era avvenuta in violazione «del principio della netta separazione fra le funzioni di indirizzo politico amministrativo (proprie degli organi politici) e quelle di gestione (proprie dei dirigenti)», e di quello di «imparzialità e l’indipendenza delle decisioni, relative alla gestione amministrativa, da valutazioni di tipo politico».

«Non ho voluto denunciarlo ma non potevo più sopportare di ricevere messaggi di quel tenore ovunque anche mentre ero con la mia famiglia». Così Sonnessa ha spiegato la segnalazione al questore. In più ci sarebbe stato anche un episodio per strada, una manovra di Buccino con l’automobile che gli ha fatto temere addirittura per la sua incolumità. Quanto invece alla denuncia pendente in procura a Melfi sembra tutt’altro che sorpreso. «Lui ne parla così tanto che non dubito che possa averla presentata realmente». Dice rivolto a Buccino. «Ad ogni modo non ho ricevuto nessun avviso in proposito dagli uffici inquirenti». E a Rapolla di questo passo faranno prima ad aprire una sede distaccata del Tribunale.

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