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Il nome del prossimo Presidente della Repubblica a questo punto rischia di essere solo un dettaglio. Il dato più importante a questo punto è capire la portatat di una sconfitta. Quella di Versani per quanto riguarda il Pd nazionale e quella di Speranza per il Pd regionale. Il segretario nazionale si è messo in un angolo. Meglio non è riuscito a fare nemmeno il segretario regionale lucano. La scelta di candidare Franco Marini alla Presidenza della Repubblica si è ritorta contro il leader del Partito democratico. E rischia di diventare un conto “salatissimo” anche per Roberto Speranza. 

L’opzione Marini non piace alla base del Partito democratico. Non piace a Matteo Renzi e non piace a tanti altri che pure sono del Pd. Dopo il voto al primo turno i conti sommari restituivano una realtà amara per Bersani: quasi la metà dei parlamentari del Pd non ha ascoltato l’indicazione del segretario nazionale. E c’è voluto davvero poco per far salire la febbre: subito dopo il voto il pugliese Emiliano ha chiesto a Bersani di dimettersi. I parlamentari democratici della Liguria hanno invece chiesto un incontro immediato. Quaranta grandi elettori dell’Emilia romagna hanno invece votato scheda bianca. E nelle ore la “rabbia” è cresciuta. A Roma davanti alla Camera dei deputati moltissimi hanno strappato e bruciato le tessere del Pd. Subito dopo grazie alla rete è iniziata la corsa a occupare le sede del partito nei vari territori. Da Bolzano, a Bari, a Napoli e in tantissime altre città. In Basilicata no, ma la protesta, anche durissima, si è palesata sul web. La verità è che il popolo democratico, quello stesso che ha  fatto la fila per le Primarie si è indignato per la scelta voluta da Bersani in accordo con il Pdl di Berlusconi e Alfano; stridente il voto al primo passaggio: compatti su Marini quelli della Lega Nord e del Pdl, dilaniati quelli del Pd. E dire che la scelta era stata effettuata da Pierluigi Bersani. 
Sul nome di Marini insomma il Partito democratico rischia la rottura nel Palazzo. E rischia di perdere voti e tesserati in giro per tutto il Paese. 
Marini però piace a Roberto Speranza: il presidente del gruppo alla Camera dei deputati del Partito democratico ieri mattina aveva salutato la scelta con parole di soddisfazione. Ma dopo quello che è accaduto non si può far finta di nulla. Anche Speranza non ne esce bene. Poteva rappresentando di fatto con i suoi 30 anni la linea del rinnovamento ma si è allineato ai “vecchi” del Partito democratico. E oltretutto da capogruppo del Pd alla Camera dei deputati non è riuscito a mantenere il partito unito. Perchè i franchi tiratori non saranno solo tra i senatori. Impensabile. Quindi se i suoi “deputati” non hanno seguito la linea del partito qualcosa non ha funzionato anche per il lucano Speranza. 
Certo la questione è complicata e non si attendono miracoli dal segretario regionale del Pd di Basilicata. Ma qualcosa doveva fare. Dei tre giovani della campagna elettorale per le Primarie del centrosinistra, Roberto Speranza è quello che non ha interpretato al meglio il momento. Certo la fedeltà al “capo” può essere un merito. Ma di certo gli altri due del terzetto dei giovani di Bersani si sono “smarcati” meglio. 
Alessandra Moretti ha avuto infatti  il “coraggio” di essere giovane fino alla fine e non ha seguito Bersani in quella sorta di suicidio politico che si è realizzato ieri sotto gli occhi degli italiani. Lo stesso ha fatto Tommaso Giuntella che su Internet ha chiarito più volte lo stesso concetto: «No. Non sono d’accordo. Marini, che stimo, era il candidato non di sinistra che Berlusconi voleva. Il suo nome circolava a fine marzo. Noi militanti abbiamo creduto in governo di cambiamento, ci crediamo ancora, perché ci abbiamo creduto e ci siamo spesi per quel sentiero che indicavano i nostri dirigenti. Io non sono in Parlamento, ma se fossi stato parlamentare oggi avrei votato per quel cambiamento». Speranza invece a un certo punto è scomparso tranne poi essere ripreso dalle agenzie per la comunicazione ufficiale fatta da lui in qualità di capogruppo del Pd alla Camera e da Luigi Zanda come capogruppo democratico al Senato: «L’assemblea dei grandi elettori del Pd è convocata per domani (oggi ndr) alle 8 e 15 al teatro Capranica». Per il resto nulla. E pare pure, secondo quanto riportato dai telegiornali nazionali, che Speranza non abbia fatto parte della riunione (mentre Zanda sì) urgente che si è tenuta subito dopo il voto con Bersani che si è confrontato invece con Franceschini. 

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