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POTENZA – Affondato. Amche Prodi. Il Pd che aveva driblato la seconda e la terza elezione dopo la debacle su Marini ha preso un’altra “scoppola” anche al quarto tentativo. Fosse fatto apposta sarebbe un capolavoro. Il problema è che invece Bersani non lo fa apposta. E così il primo partito d’Italia si sta suicidando in diretta Tv. Le conseguenze sono le dimissioni. Prima di Rosy Bindi da presidente del partito e poi di Bersani da segretario (la notizia ha iniziato a circolare in tarda serata). Ma anche in Basilicata ora si rischia l’implosione: Speranza rilascia un’intervista tesa all’ottimismo e il consigliere regionale Giuseppe D’Alessandro (da sempre vicino a Bubbico) lo “impallina”: «A quanto pare Speranza ha ancora voglia di dire stupidaggini». E’ il preludio di una frana annunciata? Già da oggi si capirà di più. 
Intanto ieri al netto dei colpi di scena serali per la Presidenza della Repubblica è andato di scena l’ennesimo “dramma”. Anche per Prodi hanno vinto le divisioni interne al Pd. 
Mancano 101 voti dei democratici. Molti dei deputati. Cioè di coloro per i quali dovrebbe garantire il capogruppo Roberto Speranza. Che anche per il secondo giorno continua ad incassare colpi. Per lui a questo punto, quello con Bersani, rischia di trasformarsi in un “abbraccio mortale”. Anche ieri Alessandra Moretti, l’altra giovane fedelissima di Bersani ha preso nettamente le distanze dal pasticcio. 
In pratica la Moretti ha detto che lei è quella che mandano in tv, ma quelli che decidono intorno a Bersani sono altri. Insomma la donna del terzetto dei giovani di Bersani (gli altri sono appunto Roberto Speranza e Tommaso Giuntella) dimostra se non altro di avere una “visione” e prende le distanze dal disastro. O per lo meno fa capire all’Italia intera che lei oltre a non essere d’accordo non è nemmeno tra quelli che decide. Speranza invece rimane una sorta di Golem al fianco di Bersani. E due sono le questioni. E’ tra quelli che sta decidendo insieme al segretario nazionale? Fosse così sta inanellando errori su errori. Non sta decidendo ma ci mette solo la faccia? Sarebbe ancora più grave visto che rischia di bruciare in un paio di giorni una prospettiva di carriera di altissimo livello per i prossimi lustri. Di certo sta con Bersani fino alla fine. 
E lo ha confermato a caldo dopo la riunione urgente di ieri sera con lo stesso Bersani, mentre Rosy Bindi si dimetteva da presidente nazionale del Pd e il fratello di Pierluigi Bersani, Mauro si diceva preoccupato per il troppo stress accumulato dal segretario nazionale. Ma lui Speranza se ne è uscito con la dichiarazione tutta forma: «Stiamo sentendo Prodi. C’è un’interlocuzione con lui. È necessario consultarsi con lui che non è in Italia». Così il capogruppo Pd alla Camera, Roberto Speranza, al termine della riunione con Bersani che ha quindi aggiunto: «Non stiamo scherzando stiamo eleggendo il capo dello stato: ciascun parlamentare deve sentire sulle spalle il peso enorme di questa responsabilità». 
«Questa mattina – ha quindi aggiunto il segretario lucano del Pd, Speranza – abbiamo fatto una scelta condivisa su una figura di altissimo profilo come Romano Prodi, è evidente che i gruppi non hanno retto. Ora c’è bisogno di riflettere seriamente, e sono sicuro che domani andremo in aula con l’orgoglio di essere il più grande partito del Paese e sapremo assolvere questa responsabilità». 
Tranne poi essere smentito da Bersani stesso che si è dimesso davanti ai suoi al Capranica. 
Ma le parole  di fiducia di Speranza evidentemente erano dettate più dal cuore che dalla mente. Evidentemente. 
Ma il clima è infuocato. Difficile che qualcuno ora gli consenta anche il minimo errore. Pure in Basilicata dove già Giuseppe DAlessandro ha dimostrato che il fuoco amico non è solo alla Camera dei deputati con i franchi tiratori. 
Ma intanto non c’è tregua. Se al Capranica stanotte è  probabile che si tiri fino al mattino. 
Oggi alle 10 nell’aula della Camera dei deputati si ricomincia per il quinto tentativo. Tocca sempre ai democratici scegliere il nome. Dopo Marini e Prodi potrebbe essere la volta di D’Alema a meno che non si scelga la via di Rodotà o della Cancellieri. Ma è certo che ora qualunque nome “scotta”. Si vedrà.
E se “Atene piange, Sparta non ride”. Perchè il caos romano rischia di far saltare il banco anche in Basilicata. Tra una settimana bisogna presentare le liste e i candidati per le amministrative. Per il Pd lucano a decidere dovrebbe sempre essere Roberto Speranza che rimane il segretario regionale. Dopo l’elezione a capogruppo del Pd alla Camera dei deputati Speranza non ha indicato nessun reggente al suo posto. Non si aspettava di certo che le questioni a Roma divenissero così complesse. Evidentemente pensava di poter gestire entrambe le situazioni. 
Le ultime riunioni lucane sono state presenziate da Ignazio Petrone (che martedì subentrerà ufficialmente in Consiglio regionale al posto di Vincenzo Folino)  in qualità di capo della segreteria regionale e dai due segretari provinciali di Potenza e Matera, rispettivamente Antonello Molinari e Pasquale Bellitti. Affiancati evidentemente dall’ex deputato Antonio Luongo. Una soluzione che poteva pure andare bene in tempo di pace (forse). 
Ma ora? Basterà attendere qualche giorno per capirlo. Ma la partita è complicata. Assai. E in più resta tutto appeso anche il discorso relativo alla giunta regionale. Con chi continua a chiedere, come Piero Lacorazza, un nuovo passaggio in Direzione regionale e chi invece frena sperando che i “fari” restino puntati su Roma più tempo possibile. 

 

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