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 IERI mattina al tribunale di Potenza si respirava un’aria difficile, gli occhi puntati su Rosa Mastrosimone, l’ex assessore regionale Idv, Vincenzo Viti ex assessore regionale Pd e l’ex capogruppo Pdl Nicola Pagliuca. I tre, arrestati lo scorso 24 aprile, sono attualmente costretti ai domiciliari e ieri mattina sono stati ascoltati dal gip Luigi Spina nella prima fase degli interrogatori legati allo scandalo degli anticipi elargiti in qualità di assessori e consiglieri regionali. Giovedì sarà il turno degli otto consiglieri verso i quali è stato disposto il divieto di dimora. 

La prima ad entrare, intorno le 9 e 15 del mattino è stata la Mastrosimone. Completo nero, tacchi alti e camminata sicura. All’interno dell’aula Ferraro la sua voce è alta, a tratti aggressiva. Spesso i toni sono molto concitati ma la Mastrosimone continua a parlare e chiarire senza fare palese ostruzionismo. Dentro quell’aula c’è rimasta per poco meno di due ore e mezza, un tempo lunghissimo. 

E mentre l’interrogatorio era ancora in corso è arrivato anche Vincenzo Viti. Ai giornalisti in attesa davanti un’aula barricata e presidiata dalle guardie giurate e in una zona del tribunale, al secondo piano, completamente isolata dal resto, non dice nulla. Lascia parlare il suo volto: sconsolato, amaro. Il simbolo di un crollo, una sconfitta. Per il tempo che rimane Viti si apparta in una zona isolata. All’uscita la Mastrosimone dice di «aver già detto tutto al giudice e che non c’è altro da aggiungere» poi via. Viti resta dentro fino alle 14, il suo ingresso in aula è stato registrato verso 12 e 20. Viti parla in maniera più pacata ma la sua voce è presente. Anche lui conferma la linea d’apertura scelta dai legali ovvero che non c’è nessuna appropriazione indebita, fatto ribadito dall’avvocato Emilio Nicola Buccico. «Dobbiamo capire chi ha sbagliato – dice Buccico a fine interrogatori – resta la fiducia nei confronti dei collaboratori ma con questi importi ed errori non si possono cancellare decenni di politica trasparente». Viti ha spiegato al gip anche le vicende relative ai pranzi. «Sono stati tutti consumati, esistono le conferme dei ristoratori. Non avevo bisogno di soldi – sembra abbia detto al giudice durante l’interrogatorio – e quindi non avevo bisogno di trucchetti». Anzi pare che Viti si sia caricato una parte delle spese, così almeno dicono Buccico e l’altro legale, Franco Viti, perché i rimborsi non erano sufficienti a coprire tutte le spese. I fondi del gruppo on erano molti e venivano utilizzati quasi tutti per gli stipendi dei collaboratori». Si tratta più o meno della stessa linea adottata da Pagliuca, che è stato accompagnato dall’avvocato Donato Pace. L’ex capogruppo ha risposto alle domande di Spina spiegando ogni cosa. 

E Pace a fine interrogatorio, iniziato alle 15 e 15 circa, ha confermato quello che è il vero refrain della giornata. Nessuno, con i fondi a disposizione sui rimborsi, avrebbe potuto scialacquare, anzi ci hanno rimesso ogni volta. «Se Pagliuca avesse voluto appropriarsi dei soldi – ha detto Pace – avrebbe potuto rendicontare tutto quello che è stato pagato con le sue carte di credito. I rendiconti, e lo abbiamo dimostrato, sono più bassi delle spese sostenute». Sono, quindi, tutti sullo stesso binario i tre arrestati, mentre i legali hanno confermato di aver presentato istanza di revoca dei domiciliari al tribunale del Riesame che ora dovrà pronunciarsi. Secondo gli avvocati non ci sarebbe più pericolo di eventuale inquinamento o in quanto i tre hanno già consegnato le dimissioni dalle loro cariche politiche. Bisognerà capire in che modo gli scontrini presentati dalla Mastrosimone per spese di frutta e verdura, sigarette ed altro rientrino nella categoria istituzionale. Stesso vale per le fatture alterate di Viti e la famosa cena a base di filetto di manzo argentino da 349 euro totali per tre persone in uno dei ristoranti più famosi di Milano gentilmente offerta da Pagliuca. 

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