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L’accusa a carico dell’ex capogruppo del Pdl nel consiglio regionale lucano, Nicola Pagliuca, «appare solo minimamente scalfita dalle dichiarazioni rese» nel corso dell’interrogatorio di garanzia che si è svolto lunedì 29 aprile: è quanto scrive il gip di Potenza, Luigi Spina, nell’ordinanza con cui gli arresti domiciliari (disposti per Pagliuca il 24 aprile nell’ambito dell’inchiesta sui rimborsi ai consiglieri regionali) sono stati sostituiti con il divieto di dimora a Potenza.   

Secondo il giudice, Pagliuca (arrestato insieme agli ex assessori Rosa Mastrosimone e Vincenzo Viti, per i quali è stata invece disposta la remissione in libertà) nel corso dell’interrogatorio «ha tentato di giustificare, non riuscendovi per la gran parte delle contestazioni, le condotte contestate». 

L’ex capogruppo del Pdl, infatti, non avrebbe fornito «nessuna concreta spiegazione» per le fatture alterate «nell’importo o nella data». 

Per quanto riguarda invece la «fantomatica» fattura dell’hotel «insistente» (il “Saurus“ di Matera, che in realtà sarebbe ad Altamura, dove il politico non ha però mai dormito), la «giustificazione documentale fornita è del tutto congrua»: si è cioè «verificata sicuramente un’irregolarità dovuta a una superficialità, e per certi versi imbarazzante, ma in concreto nessuna locupletazione», ovvero nessun arricchimento per l’indagato.   

Per il giudice la misura degli arresti domiciliari può essere quindi attenuata, ma senza «la cessazione delle esigenze cautelari», poichè non scomparirebbe il rischio di reiterazione del reato «pur se significativamente attenuato», dovuto al fatto che Pagliuca, sebbene dimessosi dalla carica di capogruppo, non lo ha fatto per quella di consigliere (com’è invece accaduto per Mastrosimone – assessore esterno dimissionario – e Viti, che ha lasciato entrambe le funzioni).  

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