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POTENZA – Da Matera, lo sprono: portare al termine al più presto gli interventi già previsti dagli accordi passati per affrontare le emergenze in corso, poi andare subito al voto, mettendo al centro del dibattito i programmi. Contenuti, non nomi. E’ su questo che le associazioni datoriali che fanno capo al manifesto Pensiamo Basilicata chiedono che si articoli il confronto in vista delle prossime elezioni. 

Nella città dei Sassi si sono dati appuntamento nei giorni scorsi per discutere e delineare prospettive per la Basilicata ai tempi della crisi: crisi economica, politica ma anche squisitamente amministrativa. Perché – come spiega il coordinatore Paolo Laguardia – quella distonia tra Consiglio, Giunta e Commissioni (vedi il caso dell’osservatorio sulle opere pubbliche) «noi l’avevamo sentita sulla nostra pelle già da tempo». Già da prima che il sistema saltasse con le conseguenze che abbiamo conosciuto nelle scorse settimane. Anzi – aggiunge Laguardia – «già un anno fa avevamo chiesto al presidente De Filippo di riannodare i fili del rapporto istituzioni-cittadini. Quello che è accaduto nell’ultimo periodo e gli errori di cui lo stesso governatore ha parlato in Consiglio ci portano a concludere che avevamo ragione». 

Certo adesso la situazione è veramente drammatica.  Di crisi politiche ce n’erano già state. «Ma mai come questa. Mai così traumatica». Le conseguenze sono state pesanti, soprattutto in un momento di debolezza del tessuto economico e sociale, italiano e ancor di più lucano. «Gli interventi che erano stati già programmati e a alla cui realizzazione bisognava procedere al più presto sono di fatto sospesi. Penso, a esempio, alle tante cose buone che erano previste del programma “Basilicata 2012”». Ed ecco perché « è necessario ritornare a dare risposte alle emergenze e nel frattempo andare al voto al più presto». A patto che il confronto sia spostato sui contenuti e non sui nomi. E in questo Pensiamo Basilicata non vuol starsene a guardare. 

E proprio da Matera ha rilanciato il progetto di un Patto di comunità promosso già nell’estate scorsa, oltre che dalle associazioni datoriali che si riconoscono nel manifesto, anche da Cisl, Uil e Confindustria. «Allora la Cgil non c’era. La speranza è di riuscire a coinvolgerli ora. Credo – dice sempre Laguradia – che in questo momento sia particolarmente   essere uniti, tutti insieme». «Il lavoro svolto fino a questo momento dalla Cabina di regia costituito presso la Regione è stato molto positivo. E credo che ad oggi rimanga lo strumento di concertazione più utile». Questo è il modello: ovvero quello della programmazione condivisa. 

Nella pratica lo sforzo da compiere in maniera congiunta prevede la definizione di un documento unitario con proposte programmatiche da sottoporre alle forze politiche che scenderanno in campo per le prossime regionali. Dall’appuntamento materano sono già arrivate alcune linee elaborate dalle associazioni datoriali che saranno oggetto di confronto con i sindacati e Confindustria: sburocratizzazione, facilitazione dell’accesso al credito, nuova governance regionale, risorse concentrate per lo sviluppo, Stazione unica appaltante di Basilicata, Agenda digitale, Piano regionale del lavoro, cooperazione regionale, programmazione 2014-2020. Proposte da portare avanti in una cornice di cambiamento e rinnovamento. «Il discorso è semplice – spiega Laguardia – l’accordo politico programmatico del ’95 che ci ha portato sin qui si è sfaldato. Ora bisogna pensare uno nuovo. Capire dove vogliamo portare questa Basilicata. Quindi, delineare un percorso. Che comporti pure una rimodulazione del sistema regionale complessivo». A partire dagli enti e dalla riorganizzazione di quell’apparto di carrozzoni che ruotano intorno alla Regione. «Trasformare la spesa improduttiva in spesa produttiva, anche attraverso la costituzione di un dipartimento Programmazione, bilancio e rapporti con gli enti locali». 

Prima di tutto «bisogna chiedersi: Sviluppo Basilicata, Società energetica lucana, Basilicata innovazione, consorzi di bonifica e industriali vanno bene così come sono? Sono realmente funzionali alla crescita delle regione e dei suo soggetti economici?». Un esempio per tutti: «Acquedotto lucano. Nato come gestore della risorsa idrica, oggi prima stazione appaltante della Regione Basilicata, con una pesante situazione debitoria. Mi sembra proprio che ci sia qualcosa da corregere in questo sistema distorto. Così come è necessario fare in molte altre realtà di questo tipo».   

E su questi contenuti che Pensiamo Basilicata chiama a confronto parti sociali e associazione degli industriali. «Il nostro non è Vangelo – conclude Laguardia – E’ necessario muoversi all’interno di un percorso condiviso». E in tempi rapidi.

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