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POTENZA – E’ più di una semplice suggestione. L’ultima idea è quella di comporre una lista collegata con il Pd in cui candidare tutti i consiglieri regionali uscenti coinvolti dallo scandalo rimborsopoli. Un lista che potrebbe essere vista come una sorta di “purgatorio” per gli impresentabili. Qualcuno l’ha già definita la lista dei “monatti”. Ma il tema, il Partito democratico se lo sta ponendo già da qualche settimane. Soprattutto perchè da quanto è già trapelato il Popolo della libertà starebbe pensando seriamente a una lista senza ex consiglieri regionali. Se così fosse per il Pd sarebbe complicato iscriversi alla contesa con il fardello – e di certo non un bel biglietto da visita da consegnare all’opinione pubblica – di una lista zeppa di indagati. Dai due assessori Marcello Pittella e Luca Braia, al presidente del Consiglio Vincenzo Santochirico. Per proseguire con Pasquale Robortella e Giuseppe Dalessandro, Gennaro Straziuso ed Erminio Restaino (anche se gli ultimi due pare non avessero intenzione di ricandidarsi già prima dello scandalo dei rimborsi).

Sono tutti innocenti sia chiaro almeno fino al terzo grado di giudizio. E quindi non c’è nessuna legge o regola che possa impedire agli indagati di ricandidarsi. E parlando di big del Pd è anche difficile che qualcuno possa impedirglielo per ordini di partito. Insomma molti di loro non ci pensano nemmeno a farsi indietro e c’è da scommettere che tra qualche mese saranno di nuovo in corsa per entrare in Consiglio regionale. Ma la questione è scivolosa. Esplosiva.

Dietro ai big indagati c’è una folla di aspiranti candidati che sgomita e che chiede il rinnovamento totale. Per di più il tema del rinnovamento esisteva già prima degli scandali. Le indagini hanno amplificato la necessità di accelerare. Insomma se non lo si fa ora questo ricambio non si sa davvero quando. E in più, al netto delle aspirazioni e delle indagini che vanno avanti c’è un punto: può davvero la politica del Palazzo far finta di nulla e andare avanti come se nulla fosse? Il vero nodo è la risposta a questa domanda.

E c’è chi nel Pd il problema non solo se lo è posto ma addirittura avrebbe avanzato un’ipotesi. Tra quelli più insistenti c’è il deputato Vincenzo Folino che avrebbe immaginato appunto una lista di tutti gli uscenti per alleggerire la lista ufficiale del Pd che verrebbe composta in pratica da “facce” nuove. Una lista ovviamente alleata con il Pd e interna alla coalizione di centrosinistra. Una lista sulla falsa riga di quella immaginata con l’associazione “mille passi” tre anni fa. Una lista magari capeggiata dal candidato presidente della giunta. Lista in cui potrebbero trovare posto non solo gli uscenti del Pd ma anche gli alleati di sempre come il consigliere regionale Antonio Autilio (Idv) o Luigi Scaglione (Pu).

Certo è una ipotesi che non piace a tutti. Anzi a molti degli uscenti non piace per nulla. Ed è immaginabile che sia “osteggiata”. Perchè da lista degli uscenti a lista degli “impresentabili” o lista dei “monatti” il passo in campagna elettorale sarebbe davvero breve.

Insomma si preannuncia una sfida non da poco. Perchè una cosa è chiara, i consiglieri regionali indagati hanno già dimostrato nelle repliche alla relazione del governatore sulle motivazioni delle proprie dimissioni una capacità di autodifesa ai limiti del contrattacco rabbioso (nei riguardi di stampa, opinione pubblica e dello stesso De Filippo). E quindi è immaginabile che alla richiesta di aderire alla lista non ufficiale scoppieranno polemiche.

Chi potrebbe, da solo, trovare una soluzione personale per non entrare nella lista degli indagati è Marcello Pittella. Per lui si potrebbe prospettare una “comoda” via di uscita: sono mesi che l’associazione Prima Persona si muove in Basilicata aprendo sedi territoriali e tesserando giovani e professionisti. E Prima Persona è di Gianni Pittella e quindi anche di Marcello Pittella. Una lista di questa associazione – finora per la verità si è sempre definita fuori dagli schemi elettorali – all’interno del centrosinistra per le prossime regionali è comunque un’idea non peregrina. Se non fosse possibile per motivi di regolamenti associativi potrebbe comunque essere organizzata un qualcosa di parallelo. Ma questa per il momento è ancora un’ipotesi. La lista degli uscenti (indagati) invece, è qualcosa di più concreto.

La verità comunque è che i cittadini non faranno sconti nel momento della scelta nelle urne. Chi nel Pd non vive l’angoscia della ricandidatura (e vede quindi la realtà con maggior distacco e lucidità) questo lo sa bene. Oltretutto basterebbe leggersi con attenzione la lettera che ieri hanno diffuso i Giovani democratici ai loro coetanei fuori dal partito per rendersi conto che la realtà fuori dal palazzo è molto peggio di come se la raccontano i consiglieri regionali uscenti.

I giovani democratici lucani non ci girano più intorno e scrivono «il momento non è certo dei più semplici, viste anche le ultime vicende giudiziarie. Siamo tutti un pò “incazzati” e ovviamente non solo per lo scandalo dei rimborsi. Siamo coscienti che certo non dipende tutto dalla politica o da chi amministra la regione però è evidente che sono tante le cose che non vanno. Tante le cose che sicuramente potevano essere fatte meglio».

La lettera dei giovani del Pd di Basilicata prosegue senza tanti giri di parole: «Abbiamo provato in questi anni a portare queste difficoltà all’interno del nostro partito, il Pd, che comunque ci garantisce la possibilità di poter contribuire al dibattito interno. E’ evidente che non molto siamo riusciti a fare».

«Forse – si legge testuale nella lettera – non siamo stati bravi, forse non abbiamo gridato abbastanza, probabilmente non contavamo il necessario».

Ma i Gd di Basilicata lasciano una porta aperta: «Tuttavia, siamo convinti, che se rinnovati, se più aperti e meno ostili ai tanti movimenti che ci sono nella società e che sicuramente non sono alternativi ma complementari ai partiti stessi, potranno sicuramente essere il principale strumento di promozione della democrazia e dello sviluppo così come avviene nel resto d’Europa e del mondo. Anche per queste ragioni, noi vogliamo ripartire dal Pd che nonostante i tanti limiti, è la forza politica che più di ogni altra ha realmente provato ad interpretare l’indispensabile esigenza di rinnovamento e di apertura».

Tutto questo i Gd l’hanno messo in forma di idee nel manifesto “Io ci sto”. Ora dalle idee chiedono fatti.

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