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E’ lo stesso gioco di sempre
Manca la visione ma non manca il redde rationem con la conseguente infinita giostra di nomi
di SALVATORE SANTORO
POTENZA – Non servono nomi e facce su cui scommettere. Quelle non scarseggiano mai. Serve il coraggio di cambiare una volta per tutte. E serve una visione, un progetto. I protagonisti sono l’ultima cosa che manca. Su un punto sono quasi tutti d’accordo: la Basilicata ha raggiunto il punto più basso della propria recente storia politica. Non è possibile non tenerne conto. E non è bene solo dirlo. Alle parole devono corrispondere i fatti. Basta con il “redde rationem”. Non serve più; non è utile a nessuno. Si continua a dire “è colpa tua” piuttosto che capire che la colpa non è mai di uno soltanto. Ognuno lancia anatemi contro l’avversario. Si continua a ragionare per filiere. Per convenienza personale. Ma alla fine chi la salva la Basilicata? Basta con il “dar conto”. Con il doversi assumere la responsabilità di quello che non ha funzionato. Per quello basterà aspettare e sarà la storia stessa a emettere giudizi. 
Perchè questo indugio al “redde rationem” in salsa lucana altro non nasconde che la voglia di lasciare la cenere sotto il tappeto e voltare quanto più in fretta possibile pagina. Per lasciare tutto esattamente com’è. 
E basta con la solita giostra dei nomi. Il punto vero non è questo. C’è qualcuno che al netto dei nomi ha una visione? Ha un progetto? No. Si continuano a registrare nomi di coloro pronti a sedersi sulle poltrone più importanti della Regione. Quelle più prestigiose. E continuando di questo passo i papabili governatori diventeranno decine. Gli aspiranti consiglieri addirittura centinaia. Ma in questa giostra non c’è nessuno che spiega come rilanciare la Basilicata. Ovviamente non si parla di promesse da marinaio. Di quelle ce ne sarebbero a iosa. 
Un paio di mesi fa questo stesso giornale aveva lanciato una domanda – provocazione. Ci sono saggi anche per la Basilicata? La provocazione è caduta nel vuoto. Ma rimane la ferma convinzione che davvero servirebbe un saggio o un comitato di saggi veri (e non necessariamente con la barba bianca) per invertire la rotta. Per uscire da quello che giorno dopo giorno assume sempre più le caratteristiche di un “piscodramma” collettivo. 
Eppure di cosa negli ultimi mesi ne sono accadute davvero tante. A livello nazionale si è passati dal governo dei tecnici che tanto aveva illuso, ai saggi a sorpresa di Napolitano (compreso il lucano Bubbico) al governo delle Larghe intese che ancora non si è capito dove vuol andare. Ogni via intrapresa ha mostrato più limiti che virtù ma almeno si provano strade nuove.
In Basilicata si è fermi sul solito doppio binario: quello del Pd litigioso tra correnti e colonnelli che puntualmente usa a mò di spauracchio l’esterno di turno e quello delle opposizioni che si fermano sempre qualche chilometro prima della stazione di arrivo. 
Per il Partito democratico tutto pare si riduca all’ennesimo braccio di ferro tra ex diessini ed ex della Margherita. Con i due capitani di sempre, (o quelli che meglio impersonano questo duello) Vincenzo Folino da un lato e Vito De Filippo dall’altro. Ognuno con la propria ricetta. Esattamente come da anni si verifica a ogni nomina di un ente importante o alla composizione delle nuove giunte regionali. Ma senza una reale visione. Senza un atto di generosità. Eppure c’è uno strappo con la società lucana che meriterebbe più attenzione da parte della classe dirigente di ieri, oggi e domani. Perchè la politica tradizionale lucana è caduta in un precipizio morale. Le inchieste della magistratura sui rimborsi alla Regione ha aperto una ferita probabilmente insanabile. Certo non è un fenomeno solo lucano. Le inchieste che riguardano politici sull’utilizzo dei soldi pubblici uniscono l’Italia da Nord a Sud. E non è questione di appartenenza politica: sono coinvolti tutti i partiti nessuno escluso. Ma in Basilicata ci si attarda ancora solo sui nomi nuovi che poi (almeno in gran parte) sono frutto delle solite dinamiche. Manca sempre la visione. Di più. Non si comprende come questa classe politica voglia attraversare la modernità. Come vuole riempire la vertigine del futuro che fa passare notti insonni ai padri e ai figli. Perchè sarà paradossale, ma non è solo una questione morale o economica: i lucani come tutti in tutta Italia chiedono un progetto; nuovo e moderno. Perchè prima o poi la nottata passerà. Il punto vero è capire come sarà il giorno dopo. E non servono trucchi ma solo un pò di sano ottimismo e voglia di fare di più e meglio. 

POTENZA – Non servono nomi e facce su cui scommettere. Quelle non scarseggiano mai. Serve il coraggio di cambiare una volta per tutte. E serve una visione, un progetto. I protagonisti sono l’ultima cosa che manca. Su un punto sono quasi tutti d’accordo: la Basilicata ha raggiunto il punto più basso della propria recente storia politica. Non è possibile non tenerne conto. E non è bene solo dirlo. Alle parole devono corrispondere i fatti. Basta con il “redde rationem”. Non serve più; non è utile a nessuno. Si continua a dire “è colpa tua” piuttosto che capire che la colpa non è mai di uno soltanto. 

Ognuno lancia anatemi contro l’avversario. Si continua a ragionare per filiere. Per convenienza personale. Ma alla fine chi la salva la Basilicata? Basta con il “dar conto”. Con il doversi assumere la responsabilità di quello che non ha funzionato. Per quello basterà aspettare e sarà la storia stessa a emettere giudizi. Perchè questo indugio al “redde rationem” in salsa lucana altro non nasconde che la voglia di lasciare la cenere sotto il tappeto e voltare quanto più in fretta possibile pagina. Per lasciare tutto esattamente com’è. E basta con la solita giostra dei nomi. Il punto vero non è questo. C’è qualcuno che al netto dei nomi ha una visione? Ha un progetto? No. Si continuano a registrare nomi di coloro pronti a sedersi sulle poltrone più importanti della Regione. Quelle più prestigiose. 
E continuando di questo passo i papabili governatori diventeranno decine. Gli aspiranti consiglieri addirittura centinaia. Ma in questa giostra non c’è nessuno che spiega come rilanciare la Basilicata. Ovviamente non si parla di promesse da marinaio. Di quelle ce ne sarebbero a iosa. Un paio di mesi fa questo stesso giornale aveva lanciato una domanda – provocazione. Ci sono saggi anche per la Basilicata? La provocazione è caduta nel vuoto. Ma rimane la ferma convinzione che davvero servirebbe un saggio o un comitato di saggi veri (e non necessariamente con la barba bianca) per invertire la rotta. Per uscire da quello che giorno dopo giorno assume sempre più le caratteristiche di un “piscodramma” collettivo. Eppure di cosa negli ultimi mesi ne sono accadute davvero tante. 
A livello nazionale si è passati dal governo dei tecnici che tanto aveva illuso, ai saggi a sorpresa di Napolitano (compreso il lucano Bubbico) al governo delle Larghe intese che ancora non si è capito dove vuol andare. Ogni via intrapresa ha mostrato più limiti che virtù ma almeno si provano strade nuove.In Basilicata si è fermi sul solito doppio binario: quello del Pd litigioso tra correnti e colonnelli che puntualmente usa a mò di spauracchio l’esterno di turno e quello delle opposizioni che si fermano sempre qualche chilometro prima della stazione di arrivo. Per il Partito democratico tutto pare si riduca all’ennesimo braccio di ferro tra ex diessini ed ex della Margherita. Con i due capitani di sempre, (o quelli che meglio impersonano questo duello) Vincenzo Folino da un lato e Vito De Filippo dall’altro. 
Ognuno con la propria ricetta. Esattamente come da anni si verifica a ogni nomina di un ente importante o alla composizione delle nuove giunte regionali. Ma senza una reale visione. Senza un atto di generosità. Eppure c’è uno strappo con la società lucana che meriterebbe più attenzione da parte della classe dirigente di ieri, oggi e domani. Perchè la politica tradizionale lucana è caduta in un precipizio morale. Le inchieste della magistratura sui rimborsi alla Regione ha aperto una ferita probabilmente insanabile. Certo non è un fenomeno solo lucano. Le inchieste che riguardano politici sull’utilizzo dei soldi pubblici uniscono l’Italia da Nord a Sud. E non è questione di appartenenza politica: sono coinvolti tutti i partiti nessuno escluso. Ma in Basilicata ci si attarda ancora solo sui nomi nuovi che poi (almeno in gran parte) sono frutto delle solite dinamiche. 
Manca sempre la visione. Di più. Non si comprende come questa classe politica voglia attraversare la modernità. Come vuole riempire la vertigine del futuro che fa passare notti insonni ai padri e ai figli. Perchè sarà paradossale, ma non è solo una questione morale o economica: i lucani come tutti in tutta Italia chiedono un progetto; nuovo e moderno. Perchè prima o poi la nottata passerà. Il punto vero è capire come sarà il giorno dopo. E non servono trucchi ma solo un pò di sano ottimismo e voglia di fare di più e meglio. 

 

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