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POTENZA – Novembre  è il mese dei morti. Novembre è anche il mese del “terremoto”. Novembre è il mese scelto per le prossime elezioni regionali che si svolgeranno con quasi due anni di anni di anticipo rispetto alla scadenza naturale della legislatura.

Si vota precisamente il 17 e 18. Domenica e lunedì. Gli scaramantici possono “disertare” le urne il 17 novembre e scegliere magari il 18. Ma al netto delle curiosità e delle suggestioni proposte dal calendario il destino ha deciso che le prossime elezioni per il rinnovo dell’amministrazione regionale verranno svolte a cavallo di due date altamente simboliche.

In piena campagna elettorale sarà il giorno dei morti. Ma più che di un lutto o di un atteggiamento mesto la Basilicata ha bisogno di altro. Sarebbe auspicabile che nel mese dei morti in Basilicata il prossimo novembre ci fosse la rinascita della politica lucana. Possibile questa rinascita però, solo a patto che in questi mesi la classe dirigente lucana si renda protagonista di un moto di orgoglio.

Lo abbiamo scritto e lo ribadiamo. Non serve a nessuno e tanto meno alla Basilicata la ripetizione dei soliti riti  già tanto celebrati in passato. Perchè oggi non è più ieri. Non è più il tempo delle rendite e dei calcoli di filiera e di correnti. Attardarsi in queste logiche vorrebbe dire non aver ancora compreso cosa è accaduto. Tanto più che non si va al voto in anticipo per una scelta politica o strategica. Si va al voto perchè l’ente Regione, e cioè il massimo organismo istituzionale locale, è stato travolto dagli scandali delle inchieste sui rimborsi taroccati della gran parte dei consiglieri regionali (tra attuali ed ex esponenti della Regione sono 42 gli indagati). Fatti per ricordare le parole a caldo del presidente della giunta regionale «che deturpano l’immagine della Basilicata». E oggi come quel 24 aprile è vera anche un’altra affermazione di De Filippo: «Esprimo solo l’auspicio che tutte le energie della regione si concentrino su un progetto in favore dei lucani facendo prevalere la responsabilità sull’opportunismo, la proposta sulla contrapposizione».

Bene la via maestra resta questa. Mettere da parte l’opportunismo, i calcoli personali e pensare che il fine ultimo deve essere presentarsi ai nastri di partenza delle elezioni con delle proposte e delle idee realmente innovative per il bene del popolo lucano.

Poi sia chiaro è sempre una competizione elettorale e quindi ci saranno in campo diverse forze e diversi candidati che legittimamente proveranno a vincere. Ci mancherebbe. Ma è prima che va fatto il lavoro duro senza pensare che per vincere basta formare una coalizione “arrabbattata” che punti questa volta al 40 – 45 per cento.

E poi si vota a novembre. Era novembre anche quando nel 1980 la Basilicata fu devastata dal  terremoto. Come 33 anni fa la Basilicata va ricostruita. Allora con il sudore, le lacrime e il cemento e il ferro. Oggi con le idee, con umiltà, con coraggio e generosità. Ma la sfida oggi come allora è improba. E soprattutto c’è molto  meno tempo.

Ora comunque con la decisione ufficiale comunicata ieri mattina dal prefetto di Potenza, Antonio Nunziante della scelta della date delle elezioni la palla passa innanzitutto ai partiti politici.

E c’è da immaginare che già dai prossimi giorni il clima pre elettorale prenderà una decisa accelerazione. Ovviamente l’auspicio è che tutto il dibattito non si appiattisca solo sulla giostra dei nomi e dei papabili candidati. Inevitabilmente ci sarà anche questo aspetto.

Ma sarebbe un male se il punto su cui ci si concentrasse fosse solo quello. Come sarebbe un male se la classe dirigente lucana ricadesse nell’errore di pensare che il punto di arrivo fosse solo la quadratura del cerchio sul nome di equilibrio di correnti o di sensibilità.

Il quadro nazionale non fa ben sperare con il Pdl ormai tutto concentrato sui “guai” giudiziari di Silvio Berlusconi. E con il Pd che appena  sul tavolo è stata calata  la carta del presidenzialismo  si è assistito ancora una volta allo sbriciolarsi del partito in correnti e sotto correnti. A Roma è tutta da giocare la partita dei contrappesi e delle garanzie per controbilanciare l’eventuale elezione diretta del presidente della Repubblica. Ma pare il solito gioco interno ai democratici per nascondere la profonda divisione tra innovatori e conservatori. Almeno in questo la Basilicata può far tesoro e non seguire gli esempi romani. Tutta aperta invece la questione fuori dal Pd e dal Pdl dove c’è un enorme spazio con scenari inediti e nuove forze che spingono.

s.santoro@luedi.it

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