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POTENZA – Uno schiaffo. Nel momento peggiore probabilmente. Perché lui l’ha voluta. L’ha difesa. Ne ha fatto il proprio cavallo di battaglia per una estate intera. Non c’è stata piazza, palco o intervista in cui De Filippo, per mesi, non si mostrava orgoglioso della sua idea. Quella della moratoria sulla ricerca di idrocarburi.

Cioè il divieto su tutto il territorio lucano a nuove perforazione da parte delle multinazionali del petrolio.

La legge il presidente della giunta regionale Vito De Filippo l’aveva presentata e se l’era fatta approvare dal consiglio regionale l’anni scorso alla fine di luglio. L’assemblea era riunita per l’assestamente di bilancio. Una due giorni di riunione come sempre prima della pausa estiva.

E De Filippo prese tutti di sorpresa quando inserì nella norma finanziaria quell’articolo di legge che era un vero e proprio schiaffo ai petrolieri. La sorpresa fu talmente improvvisa e ben “confezionata” che tutti i consiglieri regionali votarono all’unanimità quel “famoso” articolo 19. Pure gli alfieri del Pdl (e tra loro anche gli allora falchi Venezia e Rosa) che poi furono letteralmente assaliti alcuni giorni dopo dal loro capo e cioè dal senatore Guido Viceconte che riteneva incociliabili il Memomorandum siglato dalla Regione con il governo Berlusconi e la successiva moratoria voluta dal governatore.

Le settimane successive poi qualcuno mano a mano prese le distanze: quelli del Pdl ma anche alcuni del Pd tra cui Vincenzo Folino che in un’intervista al nostro giornale fece l’elenco dei dieci punti di debolezza (a suo modo di vedere) della moratoria.

Ma De Filippo continuò orgogliosamente per la sua strada iniziando a elencare tutti i “no” giorno dopo giorno alle richieste delle multinazionali. E al suo fianco improvvisamente c’erano anche alcuni dei suoi precedenti detrattori (i radicali e il Wwf su tutti). Insomma una vicenda dinamica in uno scenario politico per certi versi piatto.

Il presidente della giunta andava ripetendo che lo stop alle trivelle era necessario per il bene dei lucani. Queste alcune sue frasi di agosto scorso: «Era necessario mettere un freno a quella che era la corsa a nuove concessioni petrolifere».

Insomma che fosse una scelta anche di immagine o solo politica per De Filippo le concessioni già concesse occupavano uno spazio ritenuto ai limite in termini di sostenibilità.

Ovviamente con la decisione della Consulta di ieri lo scenario cambia in maniera decisiva. La Corte costituzionale ieri ha deciso che la legge sulla moratoria non è legittima. De Filippo subito dopo la notizia ha commentato a caldo che intende rispettare la decisione ma che la «nostra posizione non cambi».

E ha ribadito di continuare a ritenere «che qualunque attività legata alle estrazioni di idrocarburi in aree al di fuori di quelle già individuate non sia sostenibile per l’ambiente e per lo sviluppo ordinato e armonico della Basilicata». Ha anche anticipato che se non è possibile dire no a livello generale la Regione Basilicata lo farà di volta in volta.

Ma sul  Consiglio regionale (che dovrà eventualmente votare no a ogni richiesta dei petrolieri) stanno scorrendo i titoli di coda. E’ già tempo di campagna elettorale. Si vota e tanti big sono già proiettati alla prossima legislatura. Quella che dopo 8 anni non dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) più essere guidata dal presidente Vito De Filippo. Non sembra esserci più lo spazio (nè il tempo e nè la forza politica)  per battaglie così impegnative. Magari toccherà ad altri. Magari.

s.santoro@luedi.it

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