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POTENZA – «Sono stato tra i fondatori del Movimento 5 Stelle a Potenza nel 2012 partendo da un “meet up”. Perciò sì. Assolutamente. La democrazia interna del movimento decide il candidato secondo quanto emerge dalle proiezioni della volontà degli iscritti. Quindi non sta a me dichiarare di esserlo. Ma di sicuro non dico di no a un’eventualità del genere».

Tradotto dal grillino: Giuseppe Di Bello è già in corsa per le prossime elezioni regionali; e non è escluso che il candidato governatore dei 5 Stelle sia proprio lui, se il responso delle “regionarie” (com’è che si chiameranno) confermerà l’investitura ricevuta a gennaio in piazza di fronte a Beppe Grillo in persona dalla “portavoce” lucana di Montecitorio Mirella Liuzzi.

Ma il Movimento 5 Stelle della Basilicata cos’è?

«Innanzitutto l’unica forza politica che mi ha consentito di dire determinate verità in piazza. C’è una conseguenzialità tra la mia adesione e l’opportunità di avere uno spazio per denunciare certe cose. Non è possibile che maggioranza e opposizione in Regione ignorino il ribaltamento di cisterne piene di petrolio, la nebulizzazione di greggio dal centro oli di Viggiano, incidenti come quello di Bernalda e questioni come la presenza di idrocarburi nel Pertusillo. Cominciamo a ripensare questo territorio dal dato che il petrolio finora non ha prodotto lavoro, e non rappresenta neppure il 2% del bilancio della regione ma sta condizionando l’immagine della Basilicata compromettendo anche la qualità della vita dei lucani, oltre alla qualità delle acque e dell’aria. Per non parlare della catena alimentare come dimostrano studi come quello sul miele nell’area delle estrazioni. Sul Pertusillo abbiamo più di 15 referti di analisi anche dei sedimenti che dimostrano il cambiamento che sta avvenendo in acque destinate all’uso umano».

La moratoria contro le nuove trivellazioni non andava proprio in questo senso?

«Se la Basilicata voleva davvero cambiare registro la prima cosa era prendere questi dati senza spendere centinaia di migliaia di euro per l’ennesima consulenza e cominciare a scrivere un libro bianco. In realtà la Regione si è comportata come nel 2005 quando la Corte costituzionale bocciò una regionale che impediva a Fenice di bruciare rifiuti industriali provenienti da altre regione. La consulta disse che siccome vige il libero mercato e non si conosceva nulla dell’inquinamento prodotto quella presa di posizione era incostituzionale. Mentre i dati sull’inquinamento c’erano, ma venivano tenuti nascosti all’Arpab. Ci si è mostrati intenzionati a risolvere il problema, ma era solo apparenza. Così pure la moratoria è arrivata ormai fuori tempo massimo perché il decreto “salvaitalia” aveva già avocato a sè le autorizzazioni per le attività estrattive quindi la volontà di un territorio non può più prescindere dall’utilità di una nazione».

Quindi no alle trivelle in Basilicata, come in Piemonte dicono no all’alta velocità decisa lontano dalla Val di Susa?

«Non è la stessa cosa. Ormai è assodato che il petrolio inquina sia le falde acquifere che l’aria immettendo nell’atmosfera idrogeno solforato. Plinio il Vecchio è stato il primo vulcanologo ed è morto raccontando l’eruzione dalla sua nave proprio per idrogeno solforato. Mica per la lava. Non c’è garanzia al mondo che i pozzi non possano essere interessati da incidenti rilevanti e li stiamo mettendo in mezzo alle case, alle frazioni dei nostri paesi. Lo studio Schlumberger, non una ricerca commissionata da cittadini ma dalle stesse compagnie petrolifere ha stabilito che le trivellazioni possono portare a terremoti anche di alto grado della scala Richter, come quello avvenuto a Coalinga in California. Può o non può essere oggetto di incidente rilevante un oledotto? Secondo me sì, e perché questi in 15 anni non lo hanno mai vigilato? Qualcuno mi deve spiegare perché abbiamo i fontanieri di Acquedotto lucano che intervengono non appena si rompe una condotta d’acqua e non abbiamo 10mila vigilanti per controllare l’oledotto su 3 turni. Costerebbero il 20% del  profitto di un giorno delle estrazioni. La verità è che siamo trattati né più né meno della Nigeria. A loro non interessa nulla. Mirano solo a massimizzare il profitto».

Quindi petrolio sì, se porta più lavoro?

«Il tema del rischio sismico indotto è collegato alle nuove trivellazioni e le proiezioni mostrano una crescita esponenziale in rapporto ad esse. So bene che se pure decidessi di sacrificarmi davanti al Centro oli di Viaggiano o se qualcuno volesse impedirgli di produrre arriverebbero i caschi blu. Non si trata di un tunnel o del cantiere di un ponte che si può ancora bloccare. Ma se noi attraverso ricerche super partes riusciamo a dimostrare che c’è un pozzo che inquina, noi quel pozzo lo vogliamo far chiudere. Ci sono solo per la terra ferma altre 18 richieste dui esplorazione che coprono il 70% del territorio della Regione. Assecondarle significherebbe lo spopolamento definitivo del territorio».

Che iniziative sono in programma da parte del Movimento per questa pre-campagna elettorale?

«Siamo tutti concentrati nella stesura del programma sul modello di quanto fatto in Sicilia».

E l’umore com’è?

«Buono, il dato delle amministrative non ha avuto ripercussioni. Non sfugge ma viene usato in maniera strumentale. C’è un trend diverso tra politiche e amministrative. Il movimento è nuovo e si sta costruendo sul territorio».

L’ultima domanda al tenente Di Bello è sulla condanna per rivelazione di segreto d’ufficio per la pubblicazione dei dati sull’inquinamento degli invasi lucani. Ma non c’è una regola nei 5 Stelle che vieta la candidatura dei condannati?

«Sì ma la mia non è una condanna definitiva. Ho ancora il casellario giudiziario intonso e una condanna a due mesi potrebbe essere assimiliata a quella a un giornalista per diffamazione. Comunque il 12 luglio c’è l’udienza in Appello e spero possa sancire la fine di questo strazio. Sono stato trattato come se avessi ucciso qualcuno. Ho avuto una sospensione preventiva mentre ci sono dirigenti accusati di fatti molto molto più gravi e sono ancora lì a farsi i fatti loro. In realtà anche se in Appello dovessero confermare la condanna non sarebbe ancora una pronuncia definitiva e per regolarizzare la mia candidatura potrei mandare copia del mio certificato penale pulito. Solo per gravi procedimenti penali in corso si deroga alla presunzione di innocenza fino al terzo grado e il mio non credo proprio che lo sia. Comunque sono decisioni che non dipendono da me». 

l.amato@luedi.it

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