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POTENZA – Che il nome del “perfetto” candidato alla presidenza della Regione non sarebbe uscito era chiaro dall’inizio. E allora perchè organizzare un incontro politico nel bel mezzo dello scontro che c’è nel Pd di Basilicata? Per mostrare muscoli? Anche ma non solo. Che Folino e Bubbico insieme abbiano tanta potenza di fuoco lo sanno pure i muri.

E quindi sebbene sia stata anche una prova muscolare c’è sicuramente altro. C’è la voglia di mettersi al centro del dibattito e rispondere a chi a partire dai defilippiani (ma anche i renziani e i pittelliani con Prima persona) ha già messo sul tavolo la propria volontà a non fare pasi indietro e mostrare qualche paletto? Anche. Ma forse la migliore risposta è che Bubbico e Folino vogliono far vedere che ci sono. Che fanne parte di una squadra forte e autorevole e che sono ancora in grado di attrarre persone non solo della galassia del Pd. Perchè ieri nella sala convegni del centro Cecilia a Tito davvero c’era tantissima gente. Iscriti al Pd ma anche esponenti della cosiddetta società civile. Del sindacato e dell’associazionismo.

Ovviamente per quanto riguarda il Pd la parte del leone l’hanno fatta quelli della Bersani due. Di “estraneo” tra i big solo Erminio Restano. In prima fila comunque non sono passati innosservati Piero Lacorazza e Vito Santarsiero che poi sono anche intervenuti al dibattito. Dibattito che è sembrato più quello di un appuntamento congressuale che quello di un semplice appuntamento pre – eletorale di una parte del Pd. In mezzo agli interventi di Bubbico e Folino infatti, hanno parlato una trentina di persona per una durata di quasi 4 ore. Rosa da congresso appunto.

Ad ogni modo la scena iniziale è stata tutta di Folino che non ha mancato, con il suo solito stile dure e franco condito da battute e stilettate ironiche. E per prima cosa si è tiorato fuori dai giochi insieme a Bubbico: «Noi non abbiamo fallito ma è anche vero che non possiamo essere il futuro della Basilicata». Ha quindi risottolineato la necessità di un rinnovo «ampio, grande e profondo» ma senza fare i nomi. Non è stato quindi morbido nei confronti della gestione del momento da parte delle classi dirigenti e della Regione. Ha salvato solo la sanità e il turismo. E poi ha avvertito: «Anche se si candida Speranza o De Filippo serviranno le primarie» anche se poi ha aggiunto, «sono utili ma a volte fanno disastri come a Napoli». Ad ogni modo Folino è parso autorevole e determinato. E di certo è in prima linea per portare avanti la propria idea di come rilanciare la Basilicata.

Il viceministro Bubbico ha invece spiegato il motivo dell’incontro: «Aprire un dibattito sulla Basilicata per la Basilicata perchè nuovi gruppo dirigenti possano mettersi in movimento e possano assumere la titolarità del destino di questa regione. Dobbiamo ripartire dalle quiestioni e superare il paradosso si una regione tanto ricca quanto povera. Di una regione degli eccessi: o siamo bravisimi o siamo gli ultimi. Dobbiamo quindi recuperare la nostra dimensione europea e risistemare le dinamiche economiche e sociali nel contesto, ovviamente, di un rilancio dell’economia del Paese e dell’Europa ridefinendo il ruolo della regione Basilicata nell’aera vasta del Mezzogiorno d’Italia».

Bubbico sulle candidature: «Bisognerà parlarne ma nei tempi e nei modi più appropriati. Le candidature ovviamente devono rispondere a criteri. Devono rappresentare il punto di approdo di un ragionamento condiviso non dal solo Pd ma da una coalizione vasta che deve potersi riconoscere in un programma e in un impegno politico che sappia ridare credibilità alla politica e alle istituzioni».

Per il resto non ha escluso Speranza dalla corsa ma ha spiegato che sono scelte che dipendono dal nazionale. Poi su Antezza come eventuale donna e Lacorazza come giovane ha aggiunto: «Non ci sono solo loro».

Oltre ai loro interventi ovviamente c’era attesa anche per la parole di Piero Lacorazza che tra le altre cose ha detto: «La Basilicata ci sarà se pensa oltre. Se sarà più avanti di altri. Questo è il cambiamento».

E ancora: «Chi ascolta le domande della società si accorge che c’e più Partito democratico fuori di noi che in noi». E quindi ha chiuso: «Per governare non bastano accordi tra classi dirigenti se non c’e’ passione e partecipazione delle persone».

Rimangono sullo sfondo ancora tante domande.

s.santoro@luedi.it

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