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NON C’È nulla da fare, la rimodulazione dei ticket sanitari, in vigore dal primo luglio, sembra faccia felici i lucani ma non tanto le associazioni di categoria. Da un lato l’abolizione dei ticket sulle prestazioni specialistiche (esami diagnostici di tutti i tipi) fa dichiarare lo stato d’agitazione alla Federazione della sanità privata e alla Federbiologi, dall’altra, come sottolineato nella giornata di ieri, la rimodulazione dei ticket sui farmaci su base reddituale ha scatenatio polveroni tra i medici di base e la Federfarma. Tutti viaggiano sugli stessi binari: «è mancata la concertazione tra Regione e associazioni». Non ci sarebbe stata possibilità di contraddittorio. Eppure dietro questa eliminazione c’è anche una lunga corsa all’“appropriazione”. Che si parli di una battaglia politica di Sinistra, Ecologia e Libertà, come ha detto Romaniello, oppure di una vittoria frutto di una lunga fase di concertazione dei sindacati, la sostanza non cambia. Ad annunciare battaglia già due mesi fa era stata l’Anisap, l’Associazione regionale istituzioni sanitarie ambulatoriali private. Adesso, in attesa dell’incontro che si terrà il 4 luglio in Regione, hanno deciso di proclamare lo stato di agitazione, promettendo di far finire la questione davanti al Tar regionale. Da impugnare ci starebbe tutti il decreto della giunta regionale che riguarda il “recepimento del nuovo tariffario nazionale per la remunerazione delle prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale”. Ma non c’è solo questo, gli ambulatori privati annunciano una possibile chiusura di tutte le strutture, uno sciopero che potrebbe anche durare una settimana in caso l’incontro con l’assessore Martorano non vada secondo quanto previsto dalla stessa Anisap. A questi due punti si dovrà aggiungere la dichiarazione di stato di crisi delle strutture di diagnostica radiologica e di laboratorio e il probabile licenziamento del personale addetto alla riorganizzazione dell’attività delle strutture.

In pratica l’assemblea di Rionero degli associati Anisap lucani e della Federbiologi sul nuovo tariffario nazionale ha dipinto uno scenario che più cupo non si può. Le cose però restano sul filo del rasoio in vista dell’incontro del 4 luglio. Stando a quello che dice l’Anisap con il nuovo tariffario sarebbero a rischio chiusura diverse strutture, soprattutto le più piccole, di fatti a rischio occupazionale. La ragione starebbe nella natura dei rimborsi delle Asl. L’assioma è semplice: il taglio delle tariffe farà diminuire di valore le prestazioni sanitarie offerte, di conseguenza le aziende sanitarie locali erogheranno meno contributi ai laboratori di analisi e radiologici sotto convenzione. In termini percentuali, secondo il calcolo della stessa Anisap, il segno negativo sui rimborsi si aggirerebbe attorno al 40%-50% rispetto a tariffe ferme al 1998, mentre la radiologia perderebbe il 25% circa dei rimborsi rispetto alle tariffe in vigore dal 1996. L’assemblea, in relazione a tutto questo, ha stimato circa 200 posti di lavoro a rischio e l’impossibilità «con simili nuove tariffe, di garantire e manenere l’attuale livello qualitativo delle prestazioni specialistiche rese ai cittadini, inconsapevoli destinatari di provvedimenti che di fatto negano il diritto alla salute e alla libertà di scelta del luogo di diagnosi e cura». Di fatto l’unica cosa che si potrebbe fare è sospendere la nuova tariffazione, anche se dal 12 marzo tutta la spinosa vicenda era stata affidata al Tar del Lazio, che ancora non si è pronunciato in merito.

E mentre si proclama lo stato d’agitazione delle strutture private la Cisl si schiera con la Regione e parla di «risultato positivo il cui merito va ascritto alla incisiva battaglia condotta dalla Fnp Cisl, unitamente alle altre federazioni regionali di categoria, e ai sindacati confederali Cgil Cisl Uil di Basilicata. Il provvedimento rimette un po’ di equità nel circuito della sanità regionale, ma, per quanto ci riguarda, non esaurisce affatto l’impegno del sindacato per assicurare alle famiglie meno abbienti e ai pensionati lucani il pieno accesso alle prestazioni sanitarie e l’incondizionato godimento del diritto costituzionale alla salute». E sempre in merito alle attribuzioni ecco il passaggio del segretario Fnp Pardi: «Il negoziato con la Regione è stato lungo e faticoso ma il risultato conseguito sottrae dal pesante fardello del ticket sulle visite specialistiche migliaia di famiglie. I soldi si possono trovare dentro il salvadanaio dei troppi sprechi che ancora si registrano nel settore sanitario e assistenziale. Qualificare la spesa non vuol dire tagliare, bensì razionalizzare e rimettere le risorse su quello che dovrebbe essere il core business del sistema socio-sanitario-assistenziale, vale a dire la cura delle persone e non, come troppo spesso accade, la tutela di interessi corporativi e non sempre limpidi».

v.panettieri@luedi.it

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