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segue dalla prima
di MARIA MURANTE*
delle primarie, consapevoli però che la funzione di questo strumento è utile quando esse servono a elevare la proposta politica complessiva e, contestualmente, a restituire nelle mani delle elettrici e degli elettori un elemento partecipativo, nel tempo arenatosi nei gangli di una sempre più accentuata separatezza della politica.
Uno strumento, dunque, che trova la sua efficacia quando è messo in grado di fungere da costruttore di un immaginario collettivo, in grado di ridare speranza a quante e quanti oramai sentono le istituzioni e i governi qualcosa di distante. Le primarie come una delle leve di cui la democrazia rappresentativa può dotarsi, non già per esprimere soltanto la scelta di un uomo forte e solitario al comando – rischiando così di riprodurre quella democrazia populistica e demagogica che si vuole combattere – bensì per scegliere una proposta programmatica che, proprio attraverso la massima partecipazione dal basso, può rispondere a quella crisi della partecipazione che oggi cogliamo in tutta la sua drammaticità. Ecco perché abbiamo sempre subordinato le primarie sui nomi alle primarie delle idee e dei programmi. Affinché le primarie possano rappresentare quell’utile strumento volto ad avvicinare la politica ai cittadini e a colmare la distanza creatasi tra i diversi corpi sociali, abbisognano di alcune premesse. 
Prima fra esse bisognerebbe conoscere qual è il perimetro ideale e materiale della coalizione che decide di utilizzarle. Esse, per essere sottratte alla personalizzazione della politica, devono intervenire all’interno di un quadro ideale preciso, che non possa subire il fascino delle geografie variabili e che, al contempo, non ponga argini a quella sinistra che è già al lavoro, nel suo complesso, per la elaborazione di una piattaforma programmatica comune.
Ecco dunque che il primo passo da compiere è quello della individuazione della coalizione, partendo dalla crisi grave che nel tempo è andata investendo il centrosinistra lucano. Una crisi che ha acuito se stessa nel tempo e che, attraverso lo scioglimento anticipato del consiglio e alle dimissioni del presidente, ha dimostrato di non poter essere risanata… almeno non nella riproposizione dell’eternamente uguale a se stesso. Abbiamo invece al contrario l’esigenza di rifondare questo centrosinistra partendo da un’analisi profonda delle condizioni reali di questa regione, e da quella spinta ideale che aveva accompagnato la nascita del centrosinistra lucano nella seconda metà degli anni ’90. Ecco dunque che la questione del perimetro non può prescindere dalla questione delle idee e dei programmi, provando a individuare – sulla base delle emergenze che investono drammaticamente la nostra regione – alcuni terreni su cui collocare la futura azione della coalizione.
Immaginando di ripartire da quella questione morale intesa come questione politica del rapporto tra rappresentanti e rappresentati, tra governanti e governati, ma anche come questione della finalizzazione della spesa pubblica, in una regione in cui, troppo spesso, la questione del benessere collettivo è stata subordinata a un uso discrezionale della spesa pubblica, dirottata prevalentemente verso la cooptazione e l’aggregazione del consenso.
Al fianco della questione morale emerge la oramai non più rinviabile questione sociale, in una regione in cui la crisi economica internazionale si somma ad atavici ritardi, e in cui le povertà emergenti si sommano a quelle del passato. In questo quadro crediamo che il futuro consiglio regionale debba porsi, come prioritario, il varo di una legge che garantisca un reddito minimo. Così come urgente si presenta la questione ambientale: non possiamo più rimandare oltre la discussione sul futuro di una regione che vede seriamente compromessi tanto il futuro dei territori quanto la salute pubblica.
Il programma e il perimetro entro cui vogliamo rifondare il centrosinistra lucano devono rappresentare una bussola irrinunciabile ma anche necessaria, che al tempo stesso deve avere la capacità di scegliere il proprio leader quale garante plastico di quel programma e di quel perimetro, e unitariamente portare il galeone lucano fuori dalle bonacce in cui è arenato.
* coordinatrice regionale
Sel Basilicata

 

Provo a intervenire ancora nel dibattito politico sviluppatosi intorno alla crisi regionale partendo da una lettera inviatami, qualche giorno, dal Coordinamento Regionale del Centro Democratico, in cui si propone l’indizione delle primarie in vista delle oramai imminenti elezioni per il rinnovo del consiglio regionale. 

Come Sinistra Ecologia Libertà siamo stati spesso fautori delle primarie, consapevoli però che la funzione di questo strumento è utile quando esse servono a elevare la proposta politica complessiva e, contestualmente, a restituire nelle mani delle elettrici e degli elettori un elemento partecipativo, nel tempo arenatosi nei gangli di una sempre più accentuata separatezza della politica.Uno strumento, dunque, che trova la sua efficacia quando è messo in grado di fungere da costruttore di un immaginario collettivo, in grado di ridare speranza a quante e quanti oramai sentono le istituzioni e i governi qualcosa di distante. 

Le primarie come una delle leve di cui la democrazia rappresentativa può dotarsi, non già per esprimere soltanto la scelta di un uomo forte e solitario al comando – rischiando così di riprodurre quella democrazia populistica e demagogica che si vuole combattere – bensì per scegliere una proposta programmatica che, proprio attraverso la massima partecipazione dal basso, può rispondere a quella crisi della partecipazione che oggi cogliamo in tutta la sua drammaticità. 

Ecco perché abbiamo sempre subordinato le primarie sui nomi alle primarie delle idee e dei programmi. Affinché le primarie possano rappresentare quell’utile strumento volto ad avvicinare la politica ai cittadini e a colmare la distanza creatasi tra i diversi corpi sociali, abbisognano di alcune premesse. Prima fra esse bisognerebbe conoscere qual è il perimetro ideale e materiale della coalizione che decide di utilizzarle. 

Esse, per essere sottratte alla personalizzazione della politica, devono intervenire all’interno di un quadro ideale preciso, che non possa subire il fascino delle geografie variabili e che, al contempo, non ponga argini a quella sinistra che è già al lavoro, nel suo complesso, per la elaborazione di una piattaforma programmatica comune.

Ecco dunque che il primo passo da compiere è quello della individuazione della coalizione, partendo dalla crisi grave che nel tempo è andata investendo il centrosinistra lucano. Una crisi che ha acuito se stessa nel tempo e che, attraverso lo scioglimento anticipato del consiglio e alle dimissioni del presidente, ha dimostrato di non poter essere risanata… almeno non nella riproposizione dell’eternamente uguale a se stesso. 

Abbiamo invece al contrario l’esigenza di rifondare questo centrosinistra partendo da un’analisi profonda delle condizioni reali di questa regione, e da quella spinta ideale che aveva accompagnato la nascita del centrosinistra lucano nella seconda metà degli anni ’90. 

Ecco dunque che la questione del perimetro non può prescindere dalla questione delle idee e dei programmi, provando a individuare – sulla base delle emergenze che investono drammaticamente la nostra regione – alcuni terreni su cui collocare la futura azione della coalizione.Immaginando di ripartire da quella questione morale intesa come questione politica del rapporto tra rappresentanti e rappresentati, tra governanti e governati, ma anche come questione della finalizzazione della spesa pubblica, in una regione in cui, troppo spesso, la questione del benessere collettivo è stata subordinata a un uso discrezionale della spesa pubblica, dirottata prevalentemente verso la cooptazione e l’aggregazione del consenso.

Al fianco della questione morale emerge la oramai non più rinviabile questione sociale, in una regione in cui la crisi economica internazionale si somma ad atavici ritardi, e in cui le povertà emergenti si sommano a quelle del passato. In questo quadro crediamo che il futuro consiglio regionale debba porsi, come prioritario, il varo di una legge che garantisca un reddito minimo. 

Così come urgente si presenta la questione ambientale: non possiamo più rimandare oltre la discussione sul futuro di una regione che vede seriamente compromessi tanto il futuro dei territori quanto la salute pubblica.Il programma e il perimetro entro cui vogliamo rifondare il centrosinistra lucano devono rappresentare una bussola irrinunciabile ma anche necessaria, che al tempo stesso deve avere la capacità di scegliere il proprio leader quale garante plastico di quel programma e di quel perimetro, e unitariamente portare il galeone lucano fuori dalle bonacce in cui è arenato.

 

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