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POTENZA – Roberto Speranza è un politico nazionale. Non c’è dubbio. Lo è sempre di più. Ogni giorno che passa. E viene da pensare che forse solo in Basilicata qualcuno ancora non ci crede fino in fondo. 
Perchè Speranza è pure il segretario regionale del Pd di Basilicata. Ed è colui che da più parti nel suo stesso partito lucano viene tirato per giacca affinchè torni a Potenza per candidarsi alla presidenza della giunta regionale in vista delle elezioni del 17 e 18 novembre prossimi. Ma è soprattutto il presidente del Gruppo del Pd alla Camera dei deputati. Un ruolo, val bene ribadirlo, di primo piano a livello nazionale. Tanto più che guida la pattuglia più numerosa di deputati che ci sono in Parlamento. 
Ruolo però che in Basilicata si tende probabilmente a minimizzare in favore di logiche troppo legate ai “fatti di casa nostra”. Ma non accade a Roma. Dove in una settimana Speranza è stato inserito nei ragionamenti di Maria Teresa Meli del Corriere della Sera (in un retroscena che incastrava il bersaniano Speranza nei giochi a incastro per la prossima segreteria nazionale del Pd tra le posizioni e le diverse aspirazioni di D’Alema e Renzi) e poi soprattutto in una intervista a tutto tondo realizzata da Claudio Cerasa per il Foglio di Giuliano Ferrara. 
L’intervista di Cerasa al capogruppo del Pd alla Camera farà discutere. Perchè emergono una serie di spunti interessanti. Sia per i temi che Speranza ha affrontato e cioè quelli della giustizia e del “compesso del tiranno” che sono due questioni tanto spinose quanto attuali. 
Ma c’è dell’altro. Claudio Cerasa (che è uno bravo) a un certo punto fa un passaggio giornalistico che riguarda la Basilicata. O meglio la presidenza della Regione. Cerasa non lo fa dire a Speranza. Non c’è il virgolettato. Ma un certo punto il giornalista del Foglio scrive tra parentesi che Speranza rimarrà capogruppo del Pd alla camera dei deputati e non si candiderà alle regionali in Basilicata. Due sono le possibilità: o Claudio Cerasa ha doti profetiche o più probabilmente nel faccia a faccia a Speranza si è fatto anticipare qualcosa di quello che accadrà. 
Di certo Cerasa è un giornalista di quelli estremamente attendibili. La sensazione comunque è che abbia ribadito qualcosa che solo chi non vuol vedere non vede. E cioè che Speranza riveste un ruolo nel panorama nazionale che difficilmente prevede il passo del gambero e un ritorno attivo nella politica lucana. 
Si vedrà. 
Ad ogni modo con l’intervista al Foglio il giovane politico lucano mette al centro due temi su tutti. Così come scrive Cerasa infatti Speranza  “sostiene che oggi siano due i principali termometri da osservare per comprendere il grado di evoluzione e di maturità di un partito che intende essere moderno come il Pd. Da un lato, dice Speranza, c’è la giustizia; dall’altro c’è il complesso del tiranno”. 
Ma dei due uno è il tema che meglio si cuce anche al dibattito regionale o meglio alle dinamiche politiche della Basilicata. 
In pratica Speranza nell’intervista a Claudio Cerasa rompe con un “giustizializmo esasperato”. Queste le parole del capogruppo del Pd che si leggono sul Foglio: «Nella storia recente del centrosinistra un nostro limite è stato aver seguìto per troppo tempo un carrozzone giustizialista che, complice un anti berlusconismo sfrenato che ha fatto il gioco dello stesso Berlusconi, spesso ci ha costretto a curvare la nostra identità sul nostro essere contro qualcuno e non a favore di qualcosa, e spesso ci ha impedito di affrontare alcuni temi che invece avrebbero dovuto far parte del nostro patrimonio genetico». 
Insomma in “soldoni” Roberto Speranza chiede al Pd di essere meno giustizialista e più garantista. 
Ovviamente queste parole in Basilicata dove le indagini per Rimborsopoli sono ancora aperte hanno il loro valore. Quelli del Pd lucano che sono interessati dalle indagini sono tanti e di primo livello. Le parole di Speranza quindi possono ridare slancio e rilanciare prospettive anche per chi sente il peso del giudizio dell’opinione pubblica. Non è una caso che l’ex assessore Vincenzo Viti abbia subito preso carta e penna per commentare l’intervista. Il dibattito è lanciato. 
s.santoro@luedi.it

POTENZA – Roberto Speranza è un politico nazionale. Non c’è dubbio. Lo è sempre di più. Ogni giorno che passa. E viene da pensare che forse solo in Basilicata qualcuno ancora non ci crede fino in fondo. 

 

Perchè Speranza è pure il segretario regionale del Pd di Basilicata. Ed è colui che da più parti nel suo stesso partito lucano viene tirato per giacca affinchè torni a Potenza per candidarsi alla presidenza della giunta regionale in vista delle elezioni del 17 e 18 novembre prossimi. Ma è soprattutto il presidente del Gruppo del Pd alla Camera dei deputati. Un ruolo, val bene ribadirlo, di primo piano a livello nazionale. 

Tanto più che guida la pattuglia più numerosa di deputati che ci sono in Parlamento. Ruolo però che in Basilicata si tende probabilmente a minimizzare in favore di logiche troppo legate ai “fatti di casa nostra”. Ma non accade a Roma. Dove in una settimana Speranza è stato inserito nei ragionamenti di Maria Teresa Meli del Corriere della Sera (in un retroscena che incastrava il bersaniano Speranza nei giochi a incastro per la prossima segreteria nazionale del Pd tra le posizioni e le diverse aspirazioni di D’Alema e Renzi) e poi soprattutto in una intervista a tutto tondo realizzata da Claudio Cerasa per il Foglio di Giuliano Ferrara

L’intervista di Cerasa al capogruppo del Pd alla Camera farà discutere. Perchè emergono una serie di spunti interessanti. Sia per i temi che Speranza ha affrontato e cioè quelli della giustizia e del “compesso del tiranno” che sono due questioni tanto spinose quanto attuali. Ma c’è dell’altro. 

Claudio Cerasa (che è uno bravo) a un certo punto fa un passaggio giornalistico che riguarda la Basilicata. O meglio la presidenza della Regione. Cerasa non lo fa dire a Speranza. Non c’è il virgolettato. Ma un certo punto il giornalista del Foglio scrive tra parentesi che Speranza rimarrà capogruppo del Pd alla camera dei deputati e non si candiderà alle regionali in Basilicata. Due sono le possibilità: o Claudio Cerasa ha doti profetiche o più probabilmente nel faccia a faccia a Speranza si è fatto anticipare qualcosa di quello che accadrà. Di certo Cerasa è un giornalista di quelli estremamente attendibili. 

La sensazione comunque è che abbia ribadito qualcosa che solo chi non vuol vedere non vede. E cioè che Speranza riveste un ruolo nel panorama nazionale che difficilmente prevede il passo del gambero e un ritorno attivo nella politica lucana. Si vedrà. Ad ogni modo con l’intervista al Foglio il giovane politico lucano mette al centro due temi su tutti. Così come scrive Cerasa infatti Speranza  “sostiene che oggi siano due i principali termometri da osservare per comprendere il grado di evoluzione e di maturità di un partito che intende essere moderno come il Pd. 

Da un lato, dice Speranza, c’è la giustizia; dall’altro c’è il complesso del tiranno”. Ma dei due uno è il tema che meglio si cuce anche al dibattito regionale o meglio alle dinamiche politiche della Basilicata. In pratica Speranza nell’intervista a Claudio Cerasa rompe con un “giustizializmo esasperato”. Queste le parole del capogruppo del Pd che si leggono sul Foglio: «Nella storia recente del centrosinistra un nostro limite è stato aver seguìto per troppo tempo un carrozzone giustizialista che, complice un anti berlusconismo sfrenato che ha fatto il gioco dello stesso Berlusconi, spesso ci ha costretto a curvare la nostra identità sul nostro essere contro qualcuno e non a favore di qualcosa, e spesso ci ha impedito di affrontare alcuni temi che invece avrebbero dovuto far parte del nostro patrimonio genetico». 

Insomma in “soldoni” Roberto Speranza chiede al Pd di essere meno giustizialista e più garantista. Ovviamente queste parole in Basilicata dove le indagini per Rimborsopoli sono ancora aperte hanno il loro valore. Quelli del Pd lucano che sono interessati dalle indagini sono tanti e di primo livello. Le parole di Speranza quindi possono ridare slancio e rilanciare prospettive anche per chi sente il peso del giudizio dell’opinione pubblica. Non è una caso che l’ex assessore Vincenzo Viti abbia subito preso carta e penna per commentare l’intervista. Il dibattito è lanciato. 

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