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VENOSA – L’epilogo drammatico che ha portato alle dimissioni del sindaco di Venosa, e quindi all’avvio della lunga gestione commissariale, in realtà si configura come una fine già annunciata. E’ ormai da venti anni che la città, a causa dell’improvvido spappolamento dei partiti politici e dell’introduzione delle cosiddette liste civiche, vero strumento per la gestione personalistica della cosa pubblica, vive una condizione di parziale non governo, ovvero della amministrazione distratta dall’interesse generale. Tale situazione, è sotto gli occhi di tutti, ha prodotto negli anni danni irreparabili sia al tessuto economico che a quello sociale della Città. 

L’aver infatti voluto estromettere la Politica dalle istituzioni cittadine, a beneficio di pseudo liste-civiche formate per lo più da componenti di matrici politiche diverse e in alcuni casi anche contrapposte, ha determinato il totale allontanamento delle istituzioni dal corpo elettorale e dei cittadini, la vicenda di questi giorni ne è la controprova. Tutto ciò a dimostrazione che, se ancora ve ne fosse bisogno, l’applicazione distorta dell’attuale legge sulla elezione diretta del sindaco è la causa del degrado della politica e del mancato governo della Città. 

Da oltre quattro lustri alcune forze politiche, che si definiscono le più rappresentative, hanno volutamente l’abbandono della via maestra della politica e dei partiti per imboccare quella più conveniente della civicità, in modo tale che i soggetti eletti non rispondessero ad alcuno, se non a stessi e al proprio entourage, del proprio operato, con tutte le gravissime conseguenze del caso. Non meraviglia il triste epilogo e le motivazioni sottese alla crisi amministrativa di queste ore, perché anche nelle precedenti esperienze amministrative elette con la nuova legge elettorale, episodi di trasformismo e di uso delle istituzioni per fini personali ve se sono stati a iosa. A nulla serve dire che siamo stati profeti di facili sventure. 

A questo punto serve una riflessione collettiva seria e consapevole per evitare gli errori del passato e per arginare il non più lento degrado in cui versa la  città e i cittadini. Bisogna ristabilire il giusto rigore etico e morale per i membri delle istituzioni, partendo dall’individuazione di un sano e virtuoso meccanismo per la selezione delle classi dirigenti, superando le vecchie logiche claniche e di appartenenza per fini personali, puntando a ripristinare la dialettica politica, anche aspra, ma finalizzata a riaprire le porte delle istituzioni al controllo democratico delle masse. Bisogna esigere trasparenza e moralità nella gestione della cosa pubblica (facendo appello ai richiami di Berlingueriana memoria) evitando conflitti d’interesse e questioni personali degli amministratori. 

Certo, a partire da oggi, si apre un ulteriore periodo buio per Venosa, per il quale la politica sin’ora ha l’obbligo di lavorare per il suo superamento. E’ urgente e necessario stilare un programma concreto da presentare ai cittadini, nel tentativo di coinvolgere tutte le forze sane della città, partendo dal principio della democrazia partecipativa: è fondamentale per dar vita a un nuovo corso democratico riattivare forme concrete di partecipazione dei cittadini alla vita politico-amministrativa ripartendo dai partiti quali strumenti di collegamento tra i cittadini e le istituzioni. Creare strumenti di comunicazione efficaci e permanenti con i cittadini per costruire un laboratorio civico per permettere l’informazione e la partecipazione alle scelte urbanistiche, per realizzare il bilancio partecipativo tramite assemblee pubbliche che definiscano democraticamente i principali bisogni della comunità e la giusta riqualificazione del territorio nella direzione dell’eco sostenibilità.

Tutte queste proposte vanno nella direzione di un rinnovamento della pratica politica, per il superamento delle disuguaglianze tra i cittadini e la progettazione di un futuro che riguardi la complessità della vita delle persone, cioè del loro destino produttivo e del loro destino nello spazio urbano, della vita e del lavoro insieme. Temi da affrontare sono: lo sviluppo del turismo culturale, dell’occupazione (mettendo al bando le vecchie pratiche del clientelismo, della raccomandazione ecc.), dell’acqua bene comune, della riduzione delle tasse e il miglioramento dei servizi sociali a cominciare da locali idonei da mettere a disposizione della collettività per la pratica della vita democratica e civile della città.

E’ necessario riconquistare la fiducia dei cittadini e degli elettori se si vogliono raggiungere traguardi positivi per ridare dignità ad una città in ginocchio.

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