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ROBERTO Speranza protagonista, ieri, di un’altra giornata di scontri in casa dei democratici. A un giorno di distanza dalle contestazioni in aula per il voto del Pd favorevole alla sospensione dei lavori richiesta dal Pdl dopo l’accelerata della Cassazione sull’udienza del processo a Berlusconi per i diritti Mediaset, il capogruppo alla Camera si è andato a cacciare in un’altra bella polemica. I malumori del post dramma che si era consumato alla Camera dove un gruppo di deputati del Pd non ha votato secondo le indicazione del capogruppo, erano ancora freschi ieri mattina quando il giovane segretario lucano, ospite della trasmissione televisiva Omnibus, si è messo a spiegare i motivi per i quali Silvio Berlusconi non sarebbe ineleggibile. 

Nel giorno in ci si è riunita la giunta per le elezioni, dando avvio al lungo iter che dovrà portare alla votazione sulla ineleggibilità dell’ex premier, Speranza fa un’altra manovra pericolosa, annunciando dai microfoni della trasmissione di La 7 che secondo la legge del ‘57 la questione non si pone, che Berlusconi non è ineleggibile, che il partito come ha sempre fatto rispetterà la legge, che l’ex premier va combattuto sul piano politico, non giudiziario. E soprattutto che questa non è solo la sua posizione ma anche quella del segretario Epifani. Ma il compagno di partito Felice Casson, ex Pm e componente della giunta per le autorizzazioni, non ci mette molto a smentirlo. «A me non risulta quello che dice Speranza, il Pd non è contrario all’ineleggibilità». 

E aggiunge: «Chiederemo l’acquisizione delle carte del processo Mediaset. Crediamo che ci siano elementi anche per quanto riguarda la ineleggibilità di Berlusconi ai sensi della legge del 1957». L’ennesimo colpo per il capogruppo alla Camera, in due soli giorni che la dicono lunga sulle tensioni interne al Partito democratico. Dopo l’apertura a Berlusconi sul presidenzialismo, il voto favorevole della sospensione dei lavori della Camera richiesta del Pdl, le dichiarazioni di ieri del segretario lucano, hanno avuto l’effetto di alimentare le accuse di chi, più che di governo delle larghe intese, preferisce parlare di inciucio tra i due partiti più grandi. E la rete non ci ha messo molto a sbranare il segretario lucano. 

Che nella mattinata aveva provato a gettare acqua sul fuoco divampato in aula il giorno prima. A non votare secondo la linea del partito «solo una quindicina di deputati che non avevano colto in modo chiaro il passaggio e hanno dato una lettura politica, come se il nostro fosse un voto che accedesse ad un compromesso». Insomma, dietro alle contestazioni non ci sarebbe stata nessuna tattica pre congressuale. «Credo nella buona fede di tutti – ha aggiunto il capogruppo – Ma è chiaro che quando il gruppo dà indicazioni bisogna votare con il gruppo». 

E’ lo stesso Speranza a sostenere la necessità di un chiarimento. Ma la lunga e complicata giornata del segretario lucano non è finita qui. Sempre ieri,  tredici deputati renziani del Pd hanno inviato a lui ed Epifani per chiedere una discussione sugli «intollerabili» insulti che il collega Matteo Orfini avrebbe pronunciato in aula contro i compagni di partito che non hanno votato la sospensione dei lavori. E in tarda serata, a lettera, Speranza ha risposto con un’altra lettera rivolta a tutti i democratici. Questa volta  a firma sua e del capogruppo al senato Luigi Zanda per ribadire: nessun inciucio con il Pdl. Solo molte «bugie e falsità» diffuse dopo la bagarre in aula. «Far passare questa decisione come un piegarsi del Pd alla volontà del Pdl di protestare contro le decisioni della Cassazione è contro la verità – scrivono i due capigruppo di Camera e Senato –  E’ una speculazione politica e una provocazione che si lancia in un momento particolarmente difficile della vita del paese. Lo dimostra anche il fatto incontrovertibile di un Parlamento regolarmente al lavoro». Poi ribadiscono: «Non si possono mischiare le vicende giudiziarie personali con la vita del governo. Le sentenze, come ha chiarito il segretario Epifani, si rispettano e si applicano. Non consentiremo al Pdl di giocare con la vita del Paese». 

Tutta la delicata questione sarà  affrontata nel corso della riunione nella riunione di gruppo che hanno chiesto i deputati renziani, fissato per gli inizi della prossima settimana. Dove a questo punto, il Pd dovrà schiarirsi le idee anche sulla posizione ufficiale da assumere sulla ineleggibilità dell’ex premier.

m.labanca@luedi.it

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