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IL CONFRONTO pubblico al quale invita Andrea Di Consoli, potrebbe essere l’occasione per compiere il passo verso il futuro osservando con analitica lucidità il passato della città.

L’avvocato Raffaello De Ruggieri, presidente della Fondazione Zetema, lancia il guanto  di sfida o  rispedisce al mittente la  chiave di lettura su Matera sottolineando il fatto che il tema sollevato dall’intervento del giornalista che pubblichiamo in queste pagine, meriti più tempo e ulteriori riflessioni. «Non so  cosa abbia visto  – spiega –  ma voglio dire che la cultura non è evento, nè turismo, è produzione. Una città è culturale se produce cultura, non perchè abbia eventi o turismo. E’ questa la grande scommessa. Di Consoli non ha afferrato l’energia di ispirazione che questa città offre, i corto circuiti mentali che da’. E’ su questo che si costruisce il futuro. Il turismo è un tassello, il vero tema è  quello di costruire le officine della cultura non in modo autoctono, ma attraverso un rapporto con l’esterno,  perchè Matera è sempre stata città di contaminazioni. Di Consoli fa poi una fotografia di città misera e dolente ed è quello che non possiamo accettare». Il levismo di cui parla Andrea Di Consoli, secondo  De Ruggieri è già stato  ampiamente superato. «L’idea marziana dei Sassi, noi l’abbiamo combattuta a cominciare dal 1959, non si tratta di una rappresentazione di classi subalterne o misere. Forse Di Consoli dovrebbe considerare il libro di Giuffrè per comprendere qual era il valore costruttivo dei Sassi. Il punto centrale che gli è sfuggito è che i Sassi non sono stati progettati da demiurghi o aristocratici ma dai capomastri che hanno acquisito sulla propria pelle, esperienza e sapienza millenaria. Ecco perchè Matera non può confrontarsi con Venezia e Matera: quelle sono città aristocratiche, noi siamo popolari ma non misere. La solita lamentazione e il pessimismo sono sinonimi di immobilismo, quello che noi abbiamo combattuto per 50 anni – avverte De Ruggieri che aggiunge ricordi più che significativi – Ho conosciuto Levi e ho vissuto un’atmosfera molto vicina a lui; mio padre fu difensore di Rocco Scotellaro e nel 1956, presentò postumo con Levi, il libro “L’Uva puttanella”. Egli fu persona di casa per me, discepolo di Rocco Mazzarone, amico fraterno di Levi. Tutto questo non ci impedì di superare la riflessione di Carlo Levi e di guardare oltre. I Sassi non potevano essere un  rudere, rappresentano la storia dell’uomo».

De Ruggieri si domanda, poi: «Perchè Di Consoli non ha affrontato il modello materano di azione culturale? Il 21 luglio sarò a Rimini a parlare proprio di questo, ad ottobre lo farò a Cesena. Illustreremo  il   protagonismo civile che diventa impegno, la  cultura che crea responsabilità. Quella di Andrea Di Consoli è una riflessione antropologica e non storica della città. Non ha individuato l’energia magnetica che Matera possiede,  al di là dei discorsi di Carlo Levi, grande protagonista del rilancio della città. Bisogna essergli grati per ciò che ha scritto, ma ricordare che lo ha fatto nel 1945. E’ passato quasi un secolo da allora e non possiamo ancora seguire quelle  riflessioni che hanno aperto Matera al mondo; Levi ha garantito questa operazione ma in seguito anche lui si è convinto che questa città non avrebbe potuto vivere nel passato. Ciò che è avvenuto a Matera con le leggi speciali e il riconoscimento dell’Unesco, dove si trova  nella lettura di Di Consoli – si chiede De Ruggieri – egli è legato ad una visione lontana e datata di città misera, ad una interpretazione marxista fatta di classi subalterne. Fino all’800 Matera fu una città integrata, tutte le classi sociali vivevano dei Sassi. In seguito comincia il declino economico, prima che sociale. Carlo Aymonino mi ha insegnato che il problema della città non era edilizio, ma di produttività del territorio e nel momento in cui viene meno la possibilità di produrre, come sostiene lo stesso Di Consoli, la cultura diviene il lievito di altri attenzioni esterne. Se la città diventa bella,  e la bellezza salverà il mondo, Matera può essere polarizzatore di iniziative esterne, perchè è unica, originale, esclusiva». Alla domanda che si pone Andrea Di Consoli: “Matera ha un’anima?, Raffaello De Ruggieri risponde senza esitazione alcuna: «Matera  è la città viva più antica del mondo, vissuta tra memoria e nuova produzione di storia. L’impegno e la nostra scommessa riguardano la costruzione di iniziative legate   alla specificità del territorio. Il problema non è sapere cosa si deve fare ma capire se ci sono classi dirigenti in grado di realizzare quello che è possibile. E’ questo il vero, grande momento, il mio impegno di  vita».

a.ciervo@luedi.it

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