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POTENZA – C’è un modo – praticamente una necessità –  di pensare all’impegno dei cattolici in politica che va oltre i valori e i principi. «Quelli sono assodati, comuni, fuori discussione». È all’attività civica, invece, che guardano provando a immaginare una Basilicata «diversa da com’è». Sono cattolici, vengono da esperienze diverse, alcune sociali, altre istituzionali, altre no. L’associazione “Basilicata impegno comune” si è riunita ieri sera al Principe di Piemonte, è solo il contenitore di partenza, un’associazione di cultura politica nata da un gruppo di amici che ha deciso di allargare la riflessione.  Il manifesto redatto pensando a quello che potrebbe andare meglio in questa regione è invece il punto di partenza del dibattito. Ne stanno discutendo in gruppi, sul territorio, in vista poi di un appuntamento atteso per il 21 settembre. Allora decideranno il da farsi.

Non nascondono che la molla è stata “rimborsopoli” e che si guarda con attenzione alle prossime elezioni regionali. «Ma non è tutto lì». Insomma, parlare di una lista è prematuro, fanno capire. Non lo escludono, ma non è quello l’approdo, dicono. Anche perché hanno bisogno di mettere prima qualche punto sui contenuti e sui numeri dell’impegno. «Quello che stiamo investendo sul territorio, a ritrovarci, a confrontarci, non sarà comunque tempo perso».

La Basilicata a cui guardano è condensata in cinque aggettivi, gli stessi che il manifesto declina in proposte, suggerimenti, spunti. «Partecipata, attraente, solidale, giovane e operosa». È la Basilicata che ripensa il welfare, che non spende più le royalties per saldare la spesa corrente e dilapidare così un patrimonio. È la Basilicata dall’università capace di attirare dall’esterno. Quella che sostiene le famiglie e i ragazzi, che sa dialogare con le multinazionali e modernizza la propria agricoltura. «Oggi – fa notare Nico Curci, uno dei fondatori dell’associazione insieme a Fausto Santangelo, Eustachio di Fimine, Lindo Monaco, Giampiero Tetta, Remo Strazzo, Ezio Lavorano, Michele Coviello, Serafino Rizzo, – sembra manchi la concretezza dell’analisi, sia a priori, sia successiva, rispetto alle politiche intraprese per controllarne la reale efficacia». L’obiettivo? «Far emergere una nuova generazione di cattolici impegnati in politica – aggiunge – Un impegno che non deve più essere solo quelle delle scuole, ma deve confrontarsi con l’agone. Puntiamo alle idee, non ci siamo dati un’organizzazione». Non potrebbe essere altrimenti, spiegano, se il contesto è quello di una politica in crisi su proposta, visione e progettualità. È su quei fronti che vogliono intervenire.

«Noi cattolici abbiamo anche qualche mea culpa da fare. Non ci siamo stati, non siamo riusciti a farci sentire, a incidere troppo a lungo nei luoghi della decisione politica».

s.lorusso@luedi.it

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