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FABRIZIA (Vibo Valentia) – Prima divorati dall’usura, poi consumati dalla burocrazia. la storia di Giuseppe Iennarella e della moglie Laura Mamone ha dell’incredibile, e mette in evidenzia tutte le incongruenze che lo Stato riesce a mettere davanti a chi, invece, dovrebbe essere sostenuto e aiutato. I coniugi sono testimoni di giustizia per avere permesso di stroncare un vorticoso giro di usura che, nel novembre del 2011, ha portato all’operazione ‘Business Cars’, portata a termine dai Carabinieri del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza e coordinata dalla Procura della Repubblica di Vibo Valentia. 

Ma dopo una lunga trafila Iennarella ha iniziato lo sciopero della fame e della sete, che lui stesso definisce come un messaggio di «esasperazione e non un ricatto o una minaccia». La moglie di Iennarella è titolare di una farmacia situata in pieno centro a Fabrizia. Attività commerciale che, purtroppo, la stessa Mamone è stata costretta a chiudere, per una serie di problemi economici che non gli consentivano di pagare i propri fornitori. I fondi antiusura, infatti, cui i coniugi Iennarella avrebbero diritto, ancora non sono arrivati. Fondi, questi, che sarebbero, però, già stati deliberati. Ma che, forse a causa della burocrazia, non sono ancora stati corrisposti. Nonostante le minacce e le dichiarazioni rilasciate nel processo, però, nei loro confronti ancora non è stato attuato alcun programma di protezione. Vittime di usura, i coniugi Iennarella – difesi dall’ avvocato Giovanna Fronte – hanno anche subito due intimidazioni: la prima si è verificata lo scorso mese di aprile, quando ignoti hanno fatto trovare un piccione impiccato e appeso al cornicione della loro abitazione di Fabrizia; passa meno di un mese ed ecco il secondo messaggio intimidatorio: tre proiettili avvolti in un pezzo di carta sono stati lasciati sul cofano dell’auto parcheggiata davanti casa, nel centro storico di Serra. 
Iennarella ha scritto al prefetto: «Ho creduto e credo nelle istituzioni, ma ormai sono esasperato. Per come sono stato educato – ha proseguito – ho scelto di denunciare estorsori e usurai, fornendo tutti i particolari degli eventi lesivi della mia sfera patrimoniale e personale. Sulla base di queste mie dichiarazioni, come lei sa, è in corso un procedimento penale davanti al Tribunale di Vibo Valentia e sono state adottate misure gravi, sia restrittive delle libertà personali che di sequestro di beni per ingente valore. Avevo chiesto di essere ricevuto per rappresentare il gravissimo stato di vita in cui la mia famiglia si trova, senza ricevere alcuna risposta. Siamo ormai dei barboni, che chiedono ospitalità a quei familiari disposti a darla. Richiamando la mia del 26 u.s., ribadisco che si è dovuta chiudere la farmacia “Mamone” di Fabrizia, unico mezzo di sostentamento, per mancanza di farmaci che nessuno, perchè impagato, è disposto più a fornirci». 
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