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SALERNO – Primarie della discordia, per il Pd, anche perché adesso c’è anche una inchiesta della Procura che vuole far luce su quanto accaduto a Salerno, dove i voti dei circoli conquistati da Renzi, ben il 71,3%, sono stati definiti “bulgari” e dove si vuol far luce sul tesseramento visto che sono state trovate tessere in bianco, tutte firmate dall’ex segretario Pier Luigi Bersani che, in merito, sarà sentito.

E così, mentre la commissione del partito valuta anche l’ipotesi annullamento è stato ascoltato proprio chi, immediatamente dopo il voto, ha puntato il dito contro il “caso Salerno”. E cioè il coordinatore nazionale del comitato Pro Cuperlo, Patrizio Mecacci. Per tre ore ha avuto un confronto con il sostituto procuratore della Dda, il lucano Vincenzo Montemurro, al quale ha confermato i suoi sospetti sulle irregolarità del voto in una situazione «fuori da ogni controllo democratico».

L’inchiesta nasce da un altro filone che un mese fa portò ad alcune perquisizioni nell’agro nocerino-sarnese. Perquisizioni nel corso delle quali furono trovate decine e decine di tessere originali riferite al 2012 e firmate dall’ex segretario nazionale Pier Luigi Bersani. Il magistrato vuole capire da dove provengano quelle tessere in bianco e a quale scopo fossero destinate e soprattutto perchè si trovassero nella disponibilità di altre persone, sulla cui identità il pm della Dda mantiene il più stretto riserbo. Sulla vicenda gli inquirenti hanno intenzione di recarsi a Roma per ascoltare Bersani.

Ma non solo. Per far luce su tutto, il sostituto Montemurro ha già convocato per lunedì prossimo il deputato Simone Valiante, che più di Mecacci conosce le vicende interne al Pd di Salerno. Intanto, il segretario provinciale del Pd, Nicola Landolfi, precisa: «Il nostro è un tesseramento del tutto trasparente che viene effettuato dai circoli che poi fanno corrispondere alle tessere rilasciate gli elenchi degli iscritti che vengono consegnati in federazione».

In una città, Salerno, abituata ai risultati “bulgari” conquistati quasi sempre dal suo sindaco Vincenzo De Luca, le polemiche sono scoppiate proprio dopo che il primo cittadino ha assicurato il suo sostegno a Renzi che, a sua volta, ha conquistato, proprio nel Salernitano, la percentuale più alta d’Italia con ben 9225 voti. Una enormità contro i 2611 voti di Cuperlo, secondo in classifica.

Ma in mezzo, il sindaco e viceministro Vincenzo De Luca, ci è finito anche per altro. Abuso d’ufficio, falso in atto pubblico e violazioni in materia urbanistica sono i reati ipotizzati, a vario titolo, negli avvisi di garanzia al sindaco e vice ministro Vincenzo De Luca e a una trentina di persone tra assessori comunali, funzionari del Comune di Salerno, della Soprintendenza, oltre che ai responsabili delle imprese interessate alla costruzione del “Crescent”. E’ un edificio, a forma di mezzaluna, alto circa 30 metri, esteso per trecento, con una volumetria di 90mila metri cubi che si sta realizzando non lontano dalla spiaggia di Santa Teresa, affacciato sulla vasta piazza della Libertà che De Luca ha paragonato a piazza del Plebiscito di Napoli. Un’opera simbolo della trasformazione urbana – ha detto con orgoglio il sindaco di Salerno – che nei prossimi anni sarà visitata da turisti provenienti da tutto il mondo.

Non la pensano proprio così i rappresentanti di alcune associazioni ambientaliste. L’indagine condotta dai sostituti procuratori Rocco Alfano e Guglielmo Valenti, infatti, parte da un esposto, l’ultimo di una lunga serie (complessivamente 24), presentato dall’associazione Italia Nostra e dal comitato “No Crescent”, che hanno chiesto di fare chiarezza sull’impatto ambientale dell’opera in corso di realizzazione e sul corso del torrente sotterraneo Fusandola, che scorre non lontano dalla nuova costruzione.

De Luca però non ci sta. Da Facebook dice ironico: «Ogni opera pubblica, un procedimento giudiziario. Ogni variante urbanistica, un avviso di garanzia. Oggi arriva quello relativo al Crescent».

E ne ha per tutti, puntando l’indice contro «la sottocultura della mummificazione del territorio, il finto ambientalismo, la palude burocratica sono sempre di più un grande problema per lo sviluppo dell’Italia» e ricordando che con il sequestro sono a rischio circa duecento posti di lavoro.  Per il deputato del Pd, Fulvio Bonavitacola quella della magistratura «è una decisione sorprendente» mentre da Forza Italia dicono che bisogna fare in modo che «la città di Salerno possa respirare con una azione urbana proporzionata alla sua storia».

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