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ALESSANDRIA – Un uomo di 33 anni, Alessandro Loiacono, residente a Tortona (Alessandria) ma nativo di Tropea (Vibo Valentia), è stato fermato dai carabinieri per l’omicidio di Franco Domenico Belsito, 52 anni, imprenditore anch’egli originario del Vibonese, in particolare di San’Onofrio, l’uomo trovato morto, giovedì sera, (LEGGI LA NOTIZIA) nel bagagliaio della sua auto in piazza a Lu Monferrato. L’uomo fermato dai militari dell’Arma è titolare di una società di recupero di materiale ferroso, non ancora operativa. Secondo quanto si è appreso Loiacono sarebbe indagato per omicidio volontario e occultamento di cadavere. I militari, allo stato delle indagini, escludono collegamenti con la criminalità organizzata.

UN DISSIDIO PER RAGIONI ECONOMICHE – Secondo una prima ricostruzione dell’accaduto l’uomo sarebbe stato ucciso durante un litigio scoppiato forse per motivi economici. La causa sarebbe un debito in denaro che la vittima non sarebbe riuscito a saldare. L’imprenditore sarebbe stato ucciso a colpi di bastone e successivamente rinchiuso nel bagagliaio della sua auto dove, dopo una telefonata giunta verso le 22.30 di giovedì 28 novembre al 112, è stato trovato il cadavere. 
Loiacono era stato tra i primi ad essere portato in caserma poichè era ritenuto “molto amico” della vittima. Nel corso dell’interrogatorio è caduto in alcune contraddizioni ed ha fornito alcuni elementi non corrispondenti a quelli di altri testimoni e alle immagini riprese dal circuito video del Comune di Lu Monferrato.
IL GIALLO DEL TESORIERE DELLA LEGA – Gli investigatori escludono anche, almeno per il momento, un collegamento con l’omonimo Belsito, ex tesoriere della Lega Nord e anch’egli originario della Calabria. Resta però il giallo. Oltre all’omonimia tra i due (Francesco l’uomo della Lega, Franco Domenico la vittima del delitto) ci sarebbe, secondo quanto riferisce la Stampa, la visura camerale della società «Aurora», con sede in via Gaggio 2 a Lugano, in origine intestata a Giovanni Russoe successivamente, nei primissimi giorni di marzo 2011, rilevata proprio da Franco Domenico Belsito, che ne era diventato gerente, con firma individuale. Gli investigatori che indagano sul «tesoretto» della Lega Nord ritengono che Francesco Belsito abbia potuto trovare comodo utilizzare Franco Domenico come prestanome, approfitando della prossimità dei nomi. Franco Domenico Belsito rimase titolare della società svizzerafino alle fine di marzo 2012, poi la ditta fu fatta fallire, poco prima che si scatenasse la bufera giudiziaria sulla Lega.
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